martedì 28 agosto 2012
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Un marxista scientifico che ammirava le Piccole Sorelle di Charles de Foucauld. Un comunista doc, per quanto anti-stalinista (sue le ironie sul celebre «Quante divisioni ha il Papa?» del baffuto dittatore sovietico), graniticamente ateo, che si recava a Notre-Dame per ascoltare le Conferenze di quaresima di un gesuita. Un intellettuale tra i più in voga nella Francia del secondo dopoguerra che aveva la rivista cattolica Esprit tra le sue letture preferite. Ed ammirava vivamente per la «moralità» il vescovo brasiliano Helder Camara. La sorpresa è servita se si spulciano le Lettres à Hélène di Louis Althusser (da poco nelle librerie francesi, edite da Grasset), il celebre filosofo francese (1918-1990), docente all’Ecole Normale di Parigi, divenuto tristemente noto per aver assassinato la moglie Hèléne. Come se l’educazione cattolica famigliare, ben presto abbandonata per intraprendere la strada di un marxismo riletto in chiave scientifica e non più umanistica e poi passata attraverso il "fuoco" del comunismo senza Partito, fosse come affiorata, carsicamente, qui e là nella vita del maestro di una generazione di intellettuali transalpini. Quelli, per intendersi, passati sui banchi della celebre istituzione accademica di rue d’Ulm che forma la crème dell’<+corsivo>intellighentzia<+tondo> di Francia. Bernard-Henri Lévy, che firma la prefazione alla raccolta di missive, riconosce, citando anche personaggi come André Glucksmann, come fu proprio un «complotto dei Normaliani, incluso chi scrive, ad evitare la prigione al loro professore divenuto il primo assassino della storia della filosofia» (In base all’articolo 64 del Codice penale Althusser fu dichiarato «incapace di intendere» al momento in cui assassinò la signora Héléne Rytman, sua sposa). Ma si diceva delle spie "cattoliche" lungo l’esistenza di Althusser. E queste pagine (710, il testo costa 24 euro), che raccolgono missive del coniuge filosofo alla sua amata dal 1947 al 1980, anno dell’omicidio, evidenziano qui e là tali elementi religiosi. Come, singolare (datato 1980), l’elogio di Althusser ad alcune religiose cattoliche: «Ho visto a lungo Guitton che ho condotto (che mi ha condotto) a vedere le "Piccole Suore di Gesù" nella loro bella casa. Sono delle donne meravigliose. Ci hanno invitato a cena me e te per giovedì prossimo. Ho accompagnato la madre superiora a vedere il nostro appartamento, le ho regalato dei fiori e dei libri». Il riferimento a Jean Guitton, il grande filosofo amico di Paolo VI, non deve stupire: la frequentazione tra Althusser e l’autore di <+corsivo>La fede dono e mistero<+tondo> era pluridecennale, visto che già in un biglietto del 1947 il pensatore marxista comunica alla moglie: «Se tu preferisci la solitudine, io resterò a Parigi e andrò da Guitton (a St Etienne)». A Guitton Althusser invidiava la «mitica casa, come un cielo del Quattrocento in un dipinto, ideale per il lavoro e la pace». E il legame tra gli Althusser (Hèléne era ebrea di origine) era così forte che Guitton si poteva permettere di dire alla signora, con ironia, di «avere un taglio di capelli da testa di formica». Nelle missive alla moglie non manca una presa di posizione interessante di Althusser contro Stalin e a favore della Chiesa. Citando la celebre domanda sprezzante del despota georgiano («Quante divisioni ha il Papa?») che voleva mettere in ridicolo il cattolicesimo di fronte alla forza militare dell’Urss, il filosofo di Parigi ammette nel 1980: «Stalin si è ben sbagliato visto che la politica non si fa (solo) con le divisioni militari». Verso la Chiesa poi manteneva un atteggiamento non preconcetto: ad esempio auspica (siamo sempre nel 1980) la costituzione di «un Comitato mondiale per i diritti umani con Fidel (Castro), il Papa, Sakharov e qualche grande figura di moralità riconosciuta internazionalmente, ad esempio il vescovo-cardinale (sic) del Brasile di cui mi sfugge il nome». In nota il curatore specifica che si tratta del vescovo di Recife, Helder Camara, molto noto per la sua opposizione alla dittatura della giunta militare in Brasile. Infine un intellettuale di gauche come Althusser non disdegnava di leggere le «cose cattoliche» e di sedersi addirittura sui banchi di una chiesa per ascoltare un oratore cristiano. Già nel 1947 leggeva Esprit, il quaderno degli intellettuali cattolici guidato dal filosofo personalista Emmanuel Mounier. E nel 1980 si affrettò – lo scrive alla sua Hélène – ad ascoltare in Notre-Dame le conferenze di quaresima dettate dal celebre padre Michel Riquet, gesuita, noto predicatore che durante la seconda guerra mondiale aveva tenuto infuocati discorsi anti-nazisti nella chiesa di Saint-Sulpice, per poi venir arrestato dalla Gestapo e diventare titolare in seguito delle seguitissime Conferenze dal 1946 al 1955.
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