martedì 3 ottobre 2023
Non solo la mistica francese e i due autori russi. Un saggio del filosofo delle religioni Revello indaga sulla relazione fra il vedere, il credere e il conoscere attraverso alcuni pensatori cristiani
La pensatrice e mistica francese Simone Weil

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«I concetti creano gli idoli, solo lo stupore conosce» è un noto motto di Gregorio di Nissa, il padre della Chiesa d’Oriente fratello di Basilio di Cesarea e amico di Gregorio di Nazianzo, i tre grandi della Cappadocia. Ma che la meraviglia sia il motore della conoscenza lo dicevano anche gli antichi filosofi greci, e lo ribadisce Simone Weil in Attesa di Dio: «Una delle verità fondamentali del cristianesimo, oggi misconosciuta da tutti, è che lo sguardo è ciò che salva ». E poco dopo: « La religione non consiste in altro che in uno sguardo». La forza dell’immaginazione è uno dei motivi ricorrenti del libro di Roberto Revello Uno sguardo che salva edito da Meltemi (pagine 172, euro 16,00), in cui vengono posti a confronto tre pensatori del Novecento: Simone Weil appunto, Pavel Florenskij e Henry Corbin. Accomunati, secondo l’autore che insegna Immaginari religiosi e rappresentazioni mediatiche all’Università dell’Insubria, dal tentativo di elaborare vere e proprie filosofie dello sguardo, sviluppando «l’antica e abissale analogia del conoscere e del vedere». Una posizione fatta propria in anni recenti da Jean-Luc Nancy, che non a caso ha scritto: «Guardare significa anzitutto badare ( garder), warden o warten, sorvegliare, custodire ( prendre en garde) e fare attenzione ( prendre garde). Avere cura e preoccuparsi. Guardando veglio e (mi) sorveglio: sono in rapporto con il mondo, non con l’oggetto. Ed è così che io sono: nel vedere mi vedo, a causa dell’ottica; nello sguardo sono messo in gioco. Non posso guardare senza che ciò mi riguardi (ça me regarde)».

Il libro di Revello, proprio per la scelta di figure irregolari e difficilmente classificabili, opera un collegamento fra pensiero filosofico e opzioni di vita, anche religiosa. Che per Simone Weil significò abbracciare il cristianesimo restando però sempre sulla soglia dell’adesione alla Chiesa cattolica, per Florenskij volle dire esplorare a fondo la fede cristiana ortodossa in tutte le sue sfumature, pagando con la vita a causa di un regime violento e persecutorio, mentre per Corbin coincise con lo studio dei punti di contatto fra le varie religioni, affascinato dall’islam e dal mazdeismo persiano in particolare, pur rimanendo fedele alla fede protestante a cui aveva aderito perché urtato da alcune posizioni del cattolicesimo. Della Weil viene ricostruito l’iter filosofico a partire dall’influenza dei suoi maestri Alain e Lagneau, che coincise con una lunga fase agnostica, il suo soffermarsi sul concetto di sventura sino all’approdo al Vangelo. Di Florenskij viene analizzata la complessità del suo pensiero che mira all’infinito congiungendo sforzo filosofico, teorie matematiche e sguardo religioso, in un tentativo che volle unire Oriente e Occidente provocandogli rimproveri in ambito ortodosso, ad esempio da parte di Berdjaev e Florovskij. Altri l’accusarono di esoterismo e gnosticismo ma in realtà, come molti studiosi hanno appurato, i suoi scritti non dimostrano cedimenti a teosofie di sorta, tantomeno all’occultismo. Anche nell’analisi di Corbin vengono riportate le critiche che ricevette, di sincretismo in primo luogo e in alcuni casi persino di antisemitismo e di affinità con la massoneria.

Revello si sofferma a lungo sul concetto di “sofia”, «certamente fra i più controversi della teologia cristiana». Un concetto che risale all’Antico Testamento ma che è stato anche accostato all’Anima mundi di Platone e fatto proprio dalle dottrine gnostiche, ma da sempre è presente nella teologia del cristianesimo ortodosso. Nel ‘900 è stato approfondito da Vladimir Solov’ev e Sergej Bulgakov e per Florenskij «è la Grande Radice della creatura totale… è l’essenza originaria del Creato, l’Amore creatore di Dio», come si legge nel suo libro fondamentale La colonna e il fondamento della verità. Ma è un tema che torna spesso nella mistica islamica. « Il Tempio di Santa Sofia – ha scritto Corbin raccontando la sua visita in quella che fu la più importante chiesa di Costantinopoli – fu per me il tempio del Graal». E Bulgakov da parte sua, dopo essere stato espulso dall’Urss nel 1922, entrando in Aghia Sophia poté dire che «lì vi è Platone che riceve il battesimo del cristianesimo». Il segno dell’incontro fra la sapienza greca e la fede cristiana.

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