lunedì 10 dicembre 2012
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Il 16° turno della Serie A manda ai posteri il ritorno in panchina di Antonio Conte (il tecnico della Juventus ha finito di scontare i 4 mesi di “prigionia dorata” nella gabbia tribunizia), ma soprattutto quello in grande stile del capitano della Roma Francesco Totti. Attenzione, Totti nella Roma zemaniana c’è sempre stato, in campo e di spirito, soprattutto, fin dall’inizio, ma quello visto sabato sera contro la Fiorentina è un ritorno alle origini del del talento. Sì perchè il Totti di oggi sembra assolutamente un 36enne a fine carriera, bensì un autentico “Pupone”,  fresco di borotalco che gattona felice sulla prateria dell’Olimpico. La doppietta (221 gol in Serie A, a sole quattro reti dal leggendario Nordhal) e le tante magiche giocate del capitano giallorosso, sgretolano in parte il sogno della giovine Fiorentina di Montella. Anche i viola al cospetto della meglio gioventù romanista, incarnata proprio dal vecchio Totti, di colpo si sono sentiti da “rottamare”, come sosterrebbe il primo cittadino di Firenze e  uno dei primi tifosi della Fiorentina, il sindaco Matteo Renzi. Grande Roma dunque che infila la quarta vittoria di fila, sale al quarto posto (ma stasera scendono in campo i cugini della Lazio che vincendo a Bologna staccherebbero di 3 punti i viola e i giallorossi) e se Zeman avesse a disposizione un “vero” De Rossi, allora la stagione dei trigoriani potrebbe diventare molto più che interessante. Torna Conte, come dicevamo e i conti tornano, come sempre, alla Vecchia Signora: prima in campionato e prima anche nel girone di Champions (con pass per gli ottavi) dopo l’ultima prova del girone di qualificazione a Donetsk. Alla Juve basta il minimo sforzo per passare a Palermo: colpo di tacco di Vucinic e rete della classe operaia, Lichsteiner, che porta in paradiso i bianconeri. Dietro la capolista, un altro ritorno, quello dell’Inter. Nello scontro di San Siro che doveva sancire l’anti-Juve ufficiale, la squadra di “Stramourinho” Stramaccioni supera un Napoli al quale sembra sempre mancare un tacco per fare una scarpa. Cavani non tradisce l’appuntamento con il gol, ma alla fine all’Inter basta davvero «un tiro e mezzo», Mazzarri dixit, per strappare una vittoria che vuol dire sorpasso al Napoli e secondo posto in solitaria. Dieci punti separano ancora l’Inter dal Milan di Allegri, ma i rossoneri a Torino giocano da grande e nel poker calato contro i poveri granata c’è l’immancabile firma del faraone italiano El Shaarawy che fa 13 ed è sempre più il capocannoniere del torneo. Il Toro neopromosso, dopo una buona partenza adesso è tornato ad annaspare nelle sabbie mobili della zona salvezza e al vecchio mister Ventura vengono gli sbalzi di pressione. Laggiù in fondo alla classifica, nella corsa al "si salvi chi può" riva in apnea il Palermo, il Cagliari maltrattato dal piccolo grande Chievo e il Siena di Cosmi che al Franchi crolla ancora (come con la Roma sette giorni fa) nel secondo tempo e lascia passare anche il Catania. Ma chi preoccupa davvero è il Genoa di Del Neri (mentre scriviamo è in odore di esonero) che affonda pure all’Adriatico, rimettendo in gioco il fanalino di coda, l’incerta scialuppa Pescara (ritorno alla vittoria dopo 4 ko di fila) della quale il timoniere Bergodi tenta il disperato salvataggio.  Ma il pensiero finale di questo 16° turno che si conclude questa sera (con i posticipi: Samp-Udinese e Bologna-Lazio) va al grande Cina Bonizzoni che ci ha lasciati. Cina, lo abbiamo ricordato sabato, dall'alto dei suoi 93 anni era lo “zio buono” di Avvenire, il mister vecchio stampo che ha allenato quasi la metà delle squadre che compongono l’attuale torneo della massima serie. Se ne va un galantuomo della panchina che amava formare e allenare uomini veri, prima che dei campioni. Che la lezione del Cina continui.​
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