lunedì 7 novembre 2022
L'11 novembre esce il nuovo album "Il mondo è nostro", tour negli stadi nel 2023. L'artista dialoga con "Avvenire" sulle critiche, la paternità, la depressione e la fede
Tiziano Ferro pubblica il nuovo album "Il mondo è nostro"

Tiziano Ferro pubblica il nuovo album "Il mondo è nostro" - Foto Walid Azami

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Se per Benigni La vita è bella, Tiziano Ferro addirittura canta La vita splendida nel brano firmato insieme a Brunori Sas che ha anticipato il nuovo album di inediti Il mondo è nostro, in uscita l’11 novembre su etichetta Virgin Records/Universal Music Italia. Un ritorno atteso per il cantautore di Latina a tre anni dall’uscita di Accetto miracoli e a sei anni dall’ultimo tour. Tanto che sono già quasi 400mila i biglietti venduti per il tour negli stadi in 14 date (cancellato nel 2020) che prenderà il via il 7 giugno 2023 a Lignano Sabbiadoro per toccare lo stadio Olimpico di Torino, San Siro con ben tre date, l’Olimpico di Roma con due passando per Firenze, Napoli, Bari, Messina , Ancona, Modena e Padova.
Il mondo è nostro è un gran bell’album dai diversi sapori musicali, dal rap e l’elettropop alle ballate intime, che vede duettare con la solita classe e potenza vocale l’artista (che in 20 anni di carriera ha venduto 20 milioni di dischi nel mondo) con Sting, Ambra Angiolini, Roberto Vecchioni e Caparezza. Ma è anche un lavoro in cui Tiziano Ferro, che firma praticamente tutti i 13 brani, a 42 anni mette molto del suo vissuto di questi ultimi anni, gioie e dolori, affetti profondi e scelte controverse comprese di cui l’artista parla in un confronto aperto con Avvenire.

Tiziano Ferro, nel primo brano dell’album, Il paradiso dei bugiardi lei esprime il timore a 40 anni di essere “vecchio” per la musica pop, in un panorama musicale molto cambiato.

Più che artistico è un timore generazionale. Ma, come canto ne La vita splendida «io questa vita la voglio cantare anche quando l’orchestra scompare». È vero è stato faticoso, ma adesso considero un privilegio, che non hanno avuto in molti, far parte del campionato di quelli che hanno tanti anni di carriera e che posseggono canzoni che hanno creato un rapporto forte con il pubblico. La musica giovane ha cambiato forma, ma quello che ho fatto io ha ispirato le generazioni nuove. Ormai sono diventato una sorta di confidente e di zio per questi ragazzi. Mi diverte e fa tenerezza.

Lei punterà comunque in alto con un tour negli stadi l’anno prossimo.

È una delle cose più belle e importanti che mi siano successe. Ci sono persone che ti aspettano da tre anni, avrebbero potuto restituire i biglietti e non lo hanno fatto. Sarà una festa, c’è qualcosa di liturgico per me in questo ritorno a distanza di 6 anni dopo aver attraversato un periodo in cui non sapevo neanche se saremmo riusciti a ritornare a fare concerti dal vivo.

Tornano nel suo nuovo lavoro anche quelle sonorità tra rap e R&B dei tempi del suo primo successo Xdono.

Sono felice di vedere che il genere più di moda tra le generazioni nuove è il rap, anche se lo chiamano trap, ovvero l’onda americana che poi diventa canzone italiana: è vero, probabilmente sono stato il primo a farlo in Italia. Venti anni fa non solo non era di moda, anzi era contro-moda, ci volle molto tempo per trovare un contratto discografico perché i discografici ti dicevano «bello l’R&B, ma non va, nessuno lo metterà mai in radio». C’è sempre stato nei miei dischi, anche se è chiaro che le persone si affezionano di più alle canzoni dell’anima.

Nel suo album sono presenti generazioni diverse, dal rapper thasup ai grandi Sting e Roberto Vecchioni.

Mi annoiano le definizioni e le gabbie. Chiaro che Vecchioni, con cui canto lo swing divertito I miti, è stato uno di miei miti e mi sono avvicinato a lui in ginocchio. L’unico elemento in comune fra queste persone è la genialità, l’essere veri, avere qualcosa da dire. Per me non esiste l’età o il genere quando c’è una canzone forte.

Una canzone forte in cui si parla di depressone è l’elettronica Addio mio amore.

Il brano sembra un dialogo con una donna cattiva che ha fatto del male a me e alla mia vita creando dipendenza. La depressione è come un rapporto con una persona che abusa di te: ci si trova intrappolati in una relazione di violenza che non si riesce a rinnegare. Nel dolore lei crea la tua zona di conforto, quel dolore è casa, meglio non esporsi ed affrontare un mondo che non conosci. Devi toccare il fondo e renderti conto che hai bisogno di chiedere aiuto. Questo è quello che è successo a me: occorre chiedere aiuto prima di pensare che si sta bene dove si sta e ne vedo tante di persone che vivono così. Comunque le mie canzoni, anche quelle più viscerali hanno sempre un raggio di sole alla fine.

Come nei tre brani, molto intimi e delicati, dedicati ai suoi due bambini, Margherita e Andres…

Ho dedicato Mi rimani tu a Margherita e A parlare da zero ad Andres: la paternità è un senso di appartenenza a qualcosa che non c’era, vedi aprirsi delle porte fatte di dubbio, di interrogativi ma anche di scoperte. La prima festa del papà l’ho scritto, invece, quando mio padre mi ha fatto gli auguri il giorno della festa del papà: sono rimasto un po’ scioccato, perché ancora non mi rendevo conto. Io ho passato tutta la vita senza neanche l’idea di sognare questa cosa, è una canzone che parla di gratitudine, di opportunità inaspettate.

Però l’annuncio dell’“arrivo” dei due bambini da lei fatto sui social a febbraio insieme al suo compagno di vita (l’americano Victor Allen con cui è sposato negli Stati Uniti e unito civilmente in Italia, ndr.) è stato molto criticato.

Sono pronto e felice di parlare della mia vita, non solo perché so che posso ispirare altre persone (e non solo di coppie di altri uomini), ma anche parlare a persone che non conoscono la mia realtà. Penso che i diritti non hanno colore politico, ma hanno un valore universale, tutti hanno il diritto di essere felici. Non voglio imporre la mia vita a nessuno. Posso soltanto dire che i miei figli sono due bambini che ridono dalla mattina alla sera, che dormono 12 ore al giorno, che saltano, nuotano, giocano. Quindi io non so cosa è giusto o cosa è sbagliato e non so se posso essere un papà, perché sono troppo impegnato a fare il papà.

Lei giustamente mantiene il riserbo sulla nascita dei suoi figli, che rispettiamo. Nella complessità del tema etico generale, il punto più controverso è il ricorso alla maternità surrogata che coinvolge migliaia di donne, specie nei Paesi più poveri, usate come ”incubatrici” umane.

La premessa, a favore dei miei figli, è che io ci tengo che loro conoscano la loro storia prima che la conosca il resto del mondo. Penso sia un diritto innegabile, trovo orribile che un giorno si sveglino e scoprano da un sito web qual è il loro passato, qualunque esso sia, e non voglio lasciarli in pasto all’esposizione mediatica. Quando mi chiederanno la loro storia, appena loro saranno pronti, io sarò felice di aprire un dialogo, ma ora sono un po’ in difficoltà perché loro non me l’hanno ancora chiesto. Detto ciò, le critiche sono normali, e lo comprendo perché chi critica avrà i suoi buoni motivi, ma anche io ho i miei. Per contro ho ricevuto anche tantissimo amore e arriva da persone che hanno sofferto, che sperano perché i diritti riguardano tutti in un Paese nel quale le adozioni sono complesse anche per le coppie composte da uomini e donne. Non dobbiamo riferirci solo alla complessità delle coppie omosessuali: il dolore e l’impossibilità di avere figli oggi in Italia è molto alta, in questo momento ci sarebbe bisogno di fare del bene.

Nei suoi nuovi brani, come anche in passato, ci sono alcuni riferimenti a Dio. Che rapporto ha con Lui?

Ho un rapporto davvero molto importante con Dio perché io sono cristiano cattolico, prego, frequento la chiesa. Ma sono pronto ad essere giudicato solo da Lui che è il “capo”. Mi piace fidarmi di Lui, perché il mio è un Dio buono, un Dio simpatico che mi ha dato tante opportunità e che mi ha dimostrato che quando ti comporti bene con gli altri succedono cose belle nella vita. Poi ho avuto la fortuna di avere una educazione religiosa felice, derivata dalla provincia, dalla famiglia, dalla scuola, dalla frequenza alla messa. Soprattutto da mia nonna Margherita per cui la gioia più grande era andare a messa insieme a me quand’ero bambino: ed io ero affascinato dalle letture e dalle prediche. Amavo anche il catechismo in una chiesa di provincia nella periferia di Latina, la mia parrocchia era poverissima: condividevo in pieno i discorsi del prete sulla carità, sull’amore universale, sull’aiutare gli ultimi, e vedevo gli esempi concreti di aiuto ai più deboli della società. Io i miei figli li battezzerò e su questo non c’è dubbio. Voglio che loro abbiano la mia stessa esperienza, poi sceglieranno. Ma a me è stato dato un dono che non ho mai perso.

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