sabato 24 aprile 2010
Benedetto XVI: l'informazione digitale è una grande opportunità, anche di evangelizzazione, ma se perde la centralità e il rispetto della persona, rischia di diventare strumento «di omologazione». Migliaia i partecipanti venuti da tutta Italia per la sessione finale del convegno. Pompili: «Vino nuovo in otri nuovi». Lorenza Lei: «La vera sfida sono i contenuti e la qualità». Marco Tarquinio: «I cattolici sono l'altro modo di abitare la rete». Padre Lombardi: «E' tempo di verità. trasparenza e credibilità». Bagnasco: «Padre Santo le diciamo grazie per la forza che ci viene dal suo limpido magistero».
IL TESTO INTEGRALE DEL DISCORSO DEL PAPA
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«Il tempo che viviamo conosce un enorme allargamento delle frontiere della comunicazione, realizza un’inedita convergenza tra i diversi media e rende possibile l’interattività». Lo ha detto, stamattina, Benedetto XVI, ricevendo in udienza nell'Aula Paolo VI i partecipanti al convegno. La rete manifesta, ha osservato il Papa, «una vocazione aperta, tendenzialmente egualitaria e pluralista, ma nel contempo segna un nuovo fossato: si parla, infatti, di digital divide. Esso separa gli inclusi dagli esclusi e va ad aggiungersi agli altri divari, che già allontanano le nazioni tra loro e anche al loro interno». Non solo: «Aumentano pure i pericoli di omologazione e di controllo, di relativismo intellettuale e morale, già ben riconoscibili nella flessione dello spirito critico, nella verità ridotta al gioco delle opinioni, nelle molteplici forme di degrado e di umiliazione dell’intimità della persona». Questo convegno, invece, ha sottolineato il Pontefice, «punta proprio a riconoscere i volti, quindi a superare quelle dinamiche collettive che possono farci smarrire la percezione della profondità delle persone e appiattirci sulla loro superficie: quando ciò accade, esse restano corpi senz’anima, oggetti di scambio e di consumo».
«L’amore nella verità» costituisce «una grande sfida per la Chiesa in un mondo in progressiva e pervasiva globalizzazione» e i media possono diventare «fattori di umanizzazione», ha affermato Benedetto XVI, «non solo quando, grazie allo sviluppo tecnologico, offrono maggiori possibilità di comunicazione e di informazione, ma soprattutto quando sono organizzati e orientati alla luce di un’immagine della persona e del bene comune che ne rispetti le valenze universali». Ciò richiede, ha proseguito il Papa, richiamando la sua enciclica “Caritas in Veritate”, che «essi siano centrati sulla promozione della dignità delle persone e dei popoli, siano espressamente animati dalla carità e siano posti al servizio della verità, del bene e della fraternità naturale e soprannaturale». Solamente a tali condizioni, ha avvertito il Pontefice, «il passaggio epocale che stiamo attraversando può rivelarsi ricco e fecondo di nuove opportunità. Senza timori vogliamo prendere il largo nel mare digitale, affrontando la navigazione aperta con la stessa passione che da duemila anni governa la barca della Chiesa. Più che per le risorse tecniche, pur necessarie, vogliamo qualificarci abitando anche questo universo con un cuore credente, che contribuisca a dare un’anima all’ininterrotto flusso comunicativo della rete».
Ore 12  BAGNASCO AL PAPA: LE DICIAMO GRAZIE PER SUO LIMPIDO MAGISTERO«Padre Santo le diciamo grazie per la forza che ci viene dal suo limpido magistero». Queste parole, salutate da un applauso lunghissimo, sono state rivolte al Papa dal card. Angelo Bagnasco. «Lei - ha continuato Bagnasco - ci insegna a costruire ponti di comprensione perchè cresca il dialogo nella pace e si mostri che Dio è vicino e che in Cristo tutti ci apparteniamo a vicenda».In momenti come questo, ha detto ancora Bagnasco nel saluto rivolto al Papa, «in cui sperimentiamo la prova, quando, come lei ci ha detto, desidereremmo che Dio si mostrasse più forte, che sconfiggesse il male, entriamo nel mistero della sofferenza di Dio che redime il mondo. Ci sono tante forme di deserto in cui l'umanità si dibatte, il deserto della solitudine, dell'amore distrutto, dello svuotamento delle anime senza più cscienza di Dio e del mondo». Ore 11.30 - PADRE LOMBARDI, «È TEMPO DI VERITÀ, TRASPARENZA E CREDIBILITÀ» «Questo è tempo di verità e di trasparenza e di credibilità. Il segreto e la riservatezza non sono valori che vanno per la maggiore. Bisogna essere in grado di non avere nulla da nascondere». Lo ha detto padre Federico Lombardi. «Il prezzo che stiamo pagando – ha affermato p.Lombardi - ci dice che la nostra testimonianza deve essere di rigore e coerenza su ciò che siamo, contro ogni ipocrisia e doppiezza. «Dobbiamo portare gioia, lealtà e verità. Dobbiamo essere testimoni credibili per ciò che diciamo e facciamo, perché si capisca che dietro ogni parola c’è la nostra mente e il nostro cuore. La situazione che viviamo è estremamente esigente e ci chiede di essere assolutamente veritieri e credibili». Secondo padre Lombardi bisogna «cercare di mettersi nel punto di vista dell’altro, capirne le domande e la mentalità, per fare un cammino insieme». «In questi mesi per me difficili – ha confidato – vedo come bisogna cercare di capire da quanto lontano viene la domanda che ci viene rivolta. Quelle che per noi sono risposte evidenti chiare e semplici non lo sono per chi viene da premesse e attese così differenti. E’ necessario incontrare e dialogare sinceramente con tutti gli uomini di buona volontà che ancora non conoscono Cristo e che magari sono alla ricerca».
Ore 11 MARCO TARQUINIO, I CATTOLICI E «L’ALTRO MODO DI ABITARE LA RETE»«La Rete è un meccanismo potenzialmente infernale, che può e deve essere contraddetto, con una presenza che sappia essere sì sintesi, sì taglio, ma mai manipolazione». Lo ha detto Marco Tarquinio, direttore di Avvenire. «Già ci siamo nel tempo nuovo, e non da protagonisti secondari», ha detto Tarquinio soffermandosi sul rapporto tra cattolici e Internet. Per il direttore di Avvenire, l’impegno è quello di «essere nella corrente, da cattolici», tenendo presente che oggi «i processi informativi riescono a cambiare totalmente il contenuto della notizia». L’esempio fatto da Tarquinio è quello di Dino Boffo, «grande giornalista» che «ha lavorato per 15 anni per far sì che i cattolici stessero con la loro fisionomia nel terreno nuovo», e che «si è fatto da parte per non esporre ancora Avvenire e la Chiesa agli attacchi ingiustificati con cui era stato lui stesso bersagliato». «C’è un altro modo di fare informazione, ed è il modo di Avvenire, di tutti noi», ha esclamato Tarquinio, secondo il quale i cattolici sono «un’onda tranquilla», che utilizza la Rete come «un’opportunità vera per riedificare l’uomo», a partire dalla consapevolezza che «l’informazione è e resta una questione formativa». Ore 10.30 - LORENZA LEI «LA SFIDA E' LA QUALITA' E I CONTENUTI» «La sfida lanciata dall’avvento del digitale e dai nuovi media al mondo della televisione non ha precedenti. Per la Rai la sfida è quella di sapere cogliere la ricchezza delle nuove opportunità, utilizzandole per realizzare con maggiore pienezza ed efficacia la missione affidata alla televisione di Stato».Lo ha detto Lorenza Lei, vice direttore generale della Rai nel suo intervento. Come industria culturale, ha detto Lei, la Rai non può ridurre i suoi obiettivi «all’utile economico» ma «deve favorire il senso di comunità. Il senso di appartenenza ad una società. E la comunità esiste in quanto le persone si sentono legate da valori e comportamenti che ne definiscono le peculiarità, le ricchezze. In una parola: l’identità». Per realizzare con pienezza ed efficacia questa mission ed il cambiamento «servono metodo e creatività». Parlando delle trasformazioni in atto come il passaggio dall’analogico al digitale Lei ha dichiarato che «la televisione, in particolare quella cosiddetta generalista, non ha i giorni contati» come si dice, messa in pericolo dallo sviluppo delle applicazioni web come facebook o i blog. Ore 10 - POMPILI: «NON ARRETRARE DAVANTI AL NUOVO»«Nella comunicazione del Vangelo oggi c’è qualcosa di nuovo e qualcosa di vecchio. Il nuovo è, naturalmente, la buona notizia, spumeggiante e dirompente come un vino novello; il vecchio è paradossalmente la comunicazione, che è soggetta a innovazioni rapide e presto datate, a mutamenti che cominciamo a comprendere solo quando sono passati»: lo ha detto in Aula Nervi, nella Città del Vaticano, il sottosegretario e portavoce della CEI, mons. Domenico Pompili, nella relazione di apertura dell’ultima giornata di lavori del convegno Testimoni digitali. Volti e linguaggi nell’era crossmediale. Nel suo intervento davanti a migliaia di persone, in rappresentanza dei giornali diocesani, tivu e radio cattoliche, animatori della cultura nelle diocesi e parrocchie, che precede la tavola rotonda con il direttore della Sala stampa vaticana p. Federico Lombardi, il vicedirettore generale della Rai Lorenza Lei e il direttore di Avvenire Marco Tarquinio, e poi alle ore 12 l’udienza papale, mons. Pompili ha detto che “il digitale è solo il più recente, mutevole scenario che ci interpella, il futuro in cui rischiamo di arretrare. A chi come noi è chiamato ad assaggiare e far gustare la novità dentro questa condizione in perenne divenire è richiesta a prima vista una impossibile missione. Che però non può essere elusa”.
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