sabato 1 aprile 2023
A Pordenone oggi “When spring came to Bucha”. La regista: «Credo nel potere della speranza». Presente Olmo Parenti regista del video “Tango” di Tananai: «Al centro le famiglie divise dalla guerra»
Un'immagine del documetario "When spring came to Bucha" della regista Mila Teshaieva e Marcus Lenz

Un'immagine del documetario "When spring came to Bucha" della regista Mila Teshaieva e Marcus Lenz

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È il 31 marzo 2022 quando dopo 35 giorni di occupazione l’armata russa si ritira dal distretto di Bucha. I sopravvissuti escono dai loro nascondigli o rientrano in città riprendendo possesso delle loro case. Ma nulla è più come prima. Una coppia di anziani si aggira con circospezione per la loro villetta diventata quartier generale dei russi mentre attenti alle bombe trappola. Altre donne armate di vanga e spazzettone liberano dalle macerie la loro casa bombardata. Intanto vediamo decine di bare, nere per gli uomini e chiare per le donne, organizzate dai volontari per raccogliere i corpi trovati nel crollo di due palazzi e darne degna sepoltura, mentre all’obitorio c’è chi si occupa del pietoso rito dell’autopsia per il riconoscimento delle vittime nel tentativo di restituire le salme ai loro cari. Lì c’è anche il volontario americano che ha lasciato tutto ed è corso in Ucraina «perché sono cristiano e nella Bibbia c’è scritto di dare la vita per i propri amici» spiega mentre invoca la benedizione di Dio su vittime e superstiti.

Le storie di chi lavora alla faticosa ricostruzione di una comunità ferita dalla guerra sono al centro dell’intenso documentario When spring came to Bucha ( Quando la primavera è tornata a Bucha) dei registi ucraini Mila Teshaieva e Marcus Lenz che verrà presentato in anteprima italiana oggi al Pordenone Docs Fest, il festival del documentario la cui 16esima edizione si conclude domani. Sarà presente a Pordenone Mila Teshaieva, artista, fotografa e regista ucraina. Dai primi giorni della guerra, Teshaieva è stata a Kiev e nella regione di Kyiv filmando quello che descrive come «un momento determinante della storia europea ». Intervengono oggi inoltre il fotografo Pierpaolo Mittica, che presenta il suo ultimo reportage And Then the Winter Came con cui ha documentato le condizioni di vita della popolazione civile ucraina negli scorsi mesi, e Olmo Parenti autore del videoclip della canzone Tango” di Tananai, presentata all’ultimo festival di Sanremo, storia d’amore a distanza di Olga e Maxim, ucraini separati dal conflitto.

«Credo nel potere delle persone nel bisogno della speranza in momenti così bui. When spring came to Bucha ha mostrato cosa può succedere in una cittadina dopo l’occupazione russa, ha dimostrato che i negoziati di pace per cedere territori non sono soluzioni » racconta ad Avvenire la regista Mila Teshaieva. Lei è stata fra i primi ad arrivare nel quartiere di Bucha dopo la liberazione e punta l’obiettivo non tanto sull’orrore, ma sulla forza e la speranza di coloro che resistono. Quando è arrivata a Bucha come si è sentita? «Completamente scioccata, piena di rabbia e tristezza, come fossi anche io morta lungo le strade. Non avremmo mai immaginato che i soldati dell’armata russa, potessero fare esecuzioni, uccidere donne che andavano a prendere l’acqua e uomini che andavano a fare la spesa così, per divertimento – aggiunge commuovendosi -. Quando ho visto le fosse comuni ho capito che l’obiettivo dei russi è sterminare la popolazione ucraina». Purtroppo è passato più di un anno e la guerra non è ancora finita. «Vedo i migliori uomini e donne ucraini, scrittori, intellettuali, registi e colleghi morire ogni giorno a centinaia al fronte. L’Ucraina sta sanguinando, la gente è esausta. Abbiamo due scelte: o combattiamo o moriamo. Adesso sto per iniziare un nuovo film per capire come stanno vivendo gli stessi protagonisti di questo primo documentario un anno dopo». Le storie raccontate nel documentario sono quelle di persone «molto forti e calme, che facevano il loro dovere al meglio che potevano» aggiunge.

Pare tranquilla, tranne quando sente i colpi di artiglieria, una bella adolescente bionda con le trecce: in classe a Bucha è l’unica allieva in presenza, gli altri compagni sono in video lezione da altre parti dell’Ucraina dove hanno trovato rifugio. Ma lei è felice di andare a scuola, anche se è ben consapevole «che la vita non sarà più la stessa». «Non riesco a immaginare i traumi enormi di tutti questi bambini – aggiunge la regista – che hanno storie diverse, da quelli che non hanno più nessuno e sono stati rapiti in Russia, a quelli che sono emigrati all’estero a quelli che non vedono da mesi il loro padre al fronte. Questi traumi cambiano le persone e si ripercuoteranno per generazioni». Anche la vita di Mila è cambiata «drammaticamente» ci spiega: “Io vivevo a Berlino quando c’è stata l’invasione russa. Alcuni giorni dopo sono tornata a Kiev per testimoniare, capire e vedere e ho pensato di creare una sorta di diario fotografico trasformato in una grande mostra. Ho amici distrutti, alcuni dispersi per il mondo, altri uccisi. La mia casa di Kiev non so se è sopravvissuta ai bombardamenti. Nella capitale ho trovato una società traumatizzata che si sta radicalizzando sempre di più». Per questo portare attraverso il cinema la voce delle vittime di guerra è importante, spiega perché «l’Ucraina sta scomparendo dalle notizie e anche dalla mente persone. Ci siamo abituati dopo un anno di guerra. Non so se la mia voce sia abbastanza forte, ma è faccio quello che posso».

Nella memoria restano le toccanti immagini del matrimonio di un soldato e della sua fidanzata che ballano un lento romantico in piazza davanti ai compagni d’arme in parata. Immagini che ricordano quelle del videoclip di Tango di Tananai canzone ispirata alla storia d’amore di Olga e Maxim, marito e moglie divisi dalla guerra. «Olga e Maxim, sono ancora in Ucraina. Dopo essersi rifugiata a Milano con la figlia lei è voluta tornare a Smolino a ottobre scorso perché a Maxim era stata concessa una licenza di una settimana e loro hanno deciso di restare lì per sostenerlo » ci rivela Olmo Parenti, il giovane regista del commovente lavoro creato montando i video che i due sposi si sono mandati via whattsupp, lei in Italia e lui al fronte. «Il tentativo mio e di Alberto (Tananai) è di non essere retorici e di lasciar parlare il punto di vista dei protagonisti un po’ da solo, come una poesia» aggiunge spiegando che l’idea è arrivata da un’amica comune ucraina che gli ha raccontato tantissime storie di famiglie divise. Da lì l’idea di coinvolgere una di queste coppie «perché è bello raccontare un punto di vista che non ci sfiora mai».

Per Olmo Parenti, documentarista impegnato sul sociale (dai braccianti immigrati di One day one day, ora gratis sul web, alla prossima docuserie in onda su Sky dal 4 aprile Junk-Armadi pieni sui danni umani e ambientali della moda usa e getta) ma al tempo stesso autore di videoclip di successo, si tratta della prima esperienza con la guerra, «una esperienza dolcissima e dolorosa perché ti immedesimi, ma anche galvanizzante. Molto più che i documentari i videoclip girano, quindi se li “infetti” con un ragionamento arrivi a milioni di persone».

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