giovedì 23 settembre 2021
Grande esperto di teologia dogmatica e di patristica, il sacerdote francese è scomparso ieri a 92 anni. È stato molto attivo sul fronte ecumenico, divenendo anche copresidente del gruppo di Dombes
Il gesuita francese Bernard Sesboüé nel 2014

Il gesuita francese Bernard Sesboüé nel 2014 - Claude Truong-Ngoc / Wikimedia Commons

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Il gesuita Bernard Sesboüé, uno dei più noti teologi francesi e tra le voci più importanti del post Concilio Vaticano II, è morto ieri all'età di 92 anni. La notizia della scomparsa è stata data dalla Compagnia di Gesù, dove era entrato nel 1948. Sesboüé era uno specialista della storia dei dogmi e di patrologia. Nel 2011 ha ricevuto il premio Cardinale Grente dell'Académie française per l'insieme della sua opera.
Nato a Suze-sur-Sarthe nel 1929, aveva studiato a Roma negli anni del Concilio, incontrando i principali teologi del tempo, da Rahner a Ratzinger, da Küng a De Lubac, da Chenu a Congar, Sesboüé ha insegnato teologia dogmatica e patrologia alla Facoltà di teologia dei gesuiti di Lyon-Fourvière e al Centre-Sèvres di Parigi; è stato inoltre professore invitato alla Pontificia Università Gregoriana di Roma e all'Institut catholique di Parigi. È stato membro della Commissione teologica internazionale fra il 1980 e il 1985.

Specialista dell'ecumenismo, Sesboüé ha partecipato dal 1967 al 2005 al gruppo di Dombes, di cui era stato anche copresidente. «Una caratteristica innegabile della presenza del peccato nella Chiesa - scriveva a questo proposito nel 1999 - è la divisione dei cristiani. Nei primi secoli della Chiesa, i pagani potevano dire dei cristiani: "Vedi come si amano" e questa testimonianza valeva tutta la propaganda. La fede cristiana si diffuse ampiamente a quel tempo con il passaparola dai grandi porti del Mediterraneo da parte di artigiani e mercanti. Molto presto, però, le comunità cristiane sperimentarono tensioni che portarono a rotture.La storia delle divisioni e degli scismi nella Chiesa è il controsegno per eccellenza della vocazione della Chiesa a riunire le persone nell'unità per la quale Gesù ha pregato. Quando sono accompagnate da violenze e massacri, queste divisioni sono ancora più scandalose. Perché la croce di Cristo, lo strumento per eccellenza della salvezza e della riconciliazione, è brandita come un'arma da guerra. Il movimento di riconciliazione ecumenica6 , in corso dalla metà del XIX secolo, è essenziale non solo per le chiese stesse, ma anche per la testimonianza che intendono dare al Vangelo nel mondo».

La sua produzione teologica è rilevante: ha pubblicato molte opere nella collana “Jésus et Jésus-Christ” e ha diretto l'"Histoire des
dogmes" (Desclée, 1994-1996), di cui è uno dei principali autori. In italiano ha pubblicato, fra l'altro: "Riconciliati in Cristo" Queriniana, 1990); "Gesù Cristo l'unico mediatore. Saggio sulla redenzione e la salvezza" (2 volumi, Edizioni Paoline, 1991-1994); "Cristologia fondamentale" (Piemme, 1997); "Credere. Invito alla fede cattolica per le donne e gli uomini del XXI secolo" Queriniana, 2011); "Cristo ieri, oggi e domani" (Edizioni San Paolo, 2003); "Lo spirito senza volto e senza voce. Breve storia della teologia dello Spirito Santo" (Edizioni San Paolo, 2010); "Invito a credere. Credere nei sacramenti e riscoprirne la bellezza" (Edizioni San Paolo, 2011).

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