mercoledì 18 luglio 2018
Da Pompei a Veleia Romana, dalla Liguria alle Marche, si punta sempre più su spettacoli classici per valorizzare i siti archeologici anche meno conosciuti. Ed è boom di pubblico e di visite
Il teatro romano di Fiesole, in Toscana, rivive con il “Coro Insieme” (foto Irene Trancossi)

Il teatro romano di Fiesole, in Toscana, rivive con il “Coro Insieme” (foto Irene Trancossi)

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In Italia sono 102 fra teatri e anfiteatri romani, senza contare le antiche strutture greche e le centinaia di vestigia come ville, terme e fori. Piano piano molte di loro stanno tornando in vita grazie al teatro di oltre due millenni fa. Un fenomeno che negli ultimi anni sta portando a fare sistema le località dove i resti archeologici fanno da scenario a tragedie classiche o a lavori contemporanei ispirati ai miti dell’antichità. Il successo di pubblico è crescente: migliaia di persone tornano a scoprire questi luoghi grazie a una formula che prevede spesso anche una visita guidata ad hoc. Il segreto? Un viaggio nel tempo grazie alla magia del teatro. «È l’uovo di Colombo, e mi domando perché a Pompei non sia stato fatto prima» ci spiega il regista Luca De Fusco, direttore del Teatro Stabile di Napoli che dall’anno scorso ha lanciato la rassegna estiva Pompeii Theatrum Mundi riaprendo al pubblico il Teatro Grande dell’area archeologica di Pompei, risalente alla metà del II secolo a.C., a opere dal sapore classico, quest’anno la Salomé di Wilde, l’Eracle di Emma Dante e Oedipus di Bob Wilson (si chiude il 23 luglio). «Tento di far coincidere contenitore e contenuto. Le difficoltà logistiche sono enormi, i luoghi archeologici sono visitati dai turisti, c’è poco tempo per provare, occorre rispettare i monumenti di concerto con la Sovrintendenza, ma la soddisfazione è tanta». L’esempio è quello del Teatro Greco di Siracusa, che però conta 8000 posti. «Pompei al massimo contiene 1500 persone e non c’è spazio per il coro, ma ha un pregio comunicativo, perché è un salotto dal fascino unico. L’anno prossimo vi debutterò con La Tempesta di Shakespeare». Come dicevamo, a fare da traino è il Teatro Greco di Siracusa, che chiude stasera. «Con 56 rappresentazioni in 67 giorni e 140mila spettatori, di cui 40mila studenti, siamo di fatto il festival di prosa più partecipato d’Italia», ci spiega il consigliere delegato Francesco Pinelli, già commissario dell’Inda, l’Istituto nazionale del dramma antico. «Il successo deriva dal fatto che è un sito archeologico straordinario in cui si svolgono esattamente le opere nate per quel sito, una qualità di rappresentazioni elevatissima e una tradizione lunga 105 anni», afferma anticipando il tema dell’anno prossimo, “Donne e guerra” con le tre nuove produzioni dell’Inda, Le Troiane ed Elena di Euripide e la commedia di Aristofane Lisistrata.

Questa è però la punta dell’iceberg di una galassia, invece, di piccole e medie realtà, dal budget limitato ma che stanno facendo un grandissimo lavoro. È il caso del Teatro Pubblico Ligure, dell’attivissimo regista Sergio Maifredi che ne è direttore artistico e che produce una dozzina di titoli l’anno, capofila nell’idea di fare rete. Suo il progetto Odissea un racconto mediterraneo (che si affianca a quelli su Iliade e Eneide ) cui si può assistere alla terza edizione del Portus Lunae Art Festival a Luni (La Spezia). Festival che rientra nel Circuito Star - Sistema Teatro Antichi Romani della Liguria prodotto da Teatro Pubblico Ligure. Quest’anno il tema è “Nostos - Il ritorno”, «alla ricerca di parole antiche per pensieri nuovi», spiega Maifredi, prossimi appuntamenti il 20 luglio con il canto V su Calipso con Amanda Sandrelli, cui seguiranno David Riondino con Dario Vergassola e John De Leo. Il sistema dei teatri antichi della Liguria promuove dal 2014, in collaborazione con il Polo Museale della Liguria, l’area archeologica di Luni, la villa romana del Varignano, la necropoli pre-romana di Cafaggio, la villa romana di Ameglia, il Museo Archeologico di Chiavari, la villa romana di Alba Docilia e il teatro romano di Ventimiglia e, novità di quest’anno, il teatro romano di Albenga che per la prima volta ospiterà uno spettacolo teatrale dopo 2000 anni. «La mission è portare in scena il territorio» spiega Maifredi che racconta come si può fare rete: «Hanno cominciato a chiamarci il Teatro Romano di Fiesole, il Teatro di Carsulae (Terni), Segesta, Tindari, il Teatro Antico di Catania e Taormina».

La risposta del pubblico agli amministratori all’inizio scettici? Una crescita del 100% delle presenze sui siti, secondo la sovrintendenza «un pubblico popolare che desidera una parola che depura e che per la prima volta frequenta luoghi antichi». Ci sono regioni in cui si sta lavorando bene, aggiunge Maifredi, come le Marche grazie alla rete Tau, Teatri antichi uniti del circuito Amat, la Basilicata coi suoi bellissimi e poco conosciuti siti, l’Umbria coi suoi i teatri antichi gestiti dagli Stabili. Maifredi lancerà a ottobre, promosso dalla Regione Liguria, un incontro cui saranno invitati tutti i soggetti italiani che lavorano nei siti archeologici con teatro dal vivo per scambiarsi conoscenze sui finanziamenti, informazioni tecniche per costruire strutture teatrali adatte e realizzare una “borsa del teatro” sugli spettacoli adeguati. Vent’anni compie la rassegna dei Teatri antichi uniti delle Marche, diretta da Gilberto Santini, che si conclude il 13 agosto. Quest’anno spettacoli come l’Omero di Sebastiano Lo Monaco, Medee di Marco Tarasco, Pseudolo di Plauto con Ettore Bassi, La morte della Pizia con Daniele Pecci, Le Troiane di Seneca con Paolo Bonacelli che si svolgono in luoghi di estremo fascino come il Teatro romano di Ascoli Piceno, l’area archeologica di Santa Maria in Portuno a Corinaldo, il Foro romano di Cupra Marittima, il Teatro romano di Fabriano, il Teatro romano Helvia Recina a Macerata, l’area archeologica La Cuma a Monte Rinaldo, le Terme romane del Parco archeologico di Septempeda a San Severino Marche, l’anfiteatro romano del Parco archeologico di Urbs Salvia di Urbisaglia.

«Di concerto con le sovrintendenze siamo riusciti a valorizzare siti sconosciuti ai più – racconta orgoglioso Raimondo Arcolai, responsabile della programmazione del Tau –. Dopo anni di lavoro sul territorio abbiamo un mappatura che comprende anche i luoghi più sperduti, ma straordinari e restaurati dalle sovrintendenze». Il risultato: spettacoli da mille persone a sera con «l’obiettivo di riuscire a produrre opere specifiche e a fare rete fra le reti, con una mappatura nazionale dei siti». C’è chi anche punta decisamente sui giovani, come il Festival di Teatro antico di Veleia, che si svolge in un foro romano perfettamente conservato sui colli piacentini. Quest’anno è nata “Veleia ragazzi” che sabato, propone uno spettacolo per bambini su Annibale. «Vorrei rendere pop il classico perché i ragazzi non abbiano un’idea museale del teatro classico» racconta Paola Pedrazzini, da dieci anni direttrice artistica del festival che, dopo Stefano Accorsi, il 28 luglio vedrà in scena Margherita Buy e Sergio Rubini che interpreteranno gli amori fatali del mito. «Occorre una direzione artistica chiara, per valorizzare i luoghi – racconta la Pedrazzini –. Personalmente tengo la barra fissa sul classico, ma che sia accattivante e per tutti. Il festival funziona come macchina del tempo»

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