martedì 27 giugno 2017
Intervista a “Mezzabarba”, di nuovo in pista dopo il grave infortunio che gli ha fatto saltare le Olimpiadi: «Abbiamo una squadra giovane e con tanti talenti. Il mio vero obiettivo è Tokyo 2020
Con Gianmarco Tamberi l'Italia torna in alto
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È un’Italia che torna finalmente a saltare in alto. Come fosse stato un appuntamento deciso a tavolino in pochi giorni è avvenuto il rientro in simultanea dagli infortuni sia per Gianmarco Tamberi che per Marco Fassinotti. Quest’ultimo in Coppa Europa nei giorni scorsi dopo 383 giorni di assenza dalle pedane è tornato a saltare 2,22 metri conquistando un prezioso secondo posto: «Sono tornato. In tutto questo tempo lontano dalle pedane il mio primo salto l’avevo immaginato più difficile. Invece mi ha portato un grande sorriso: vi sembrerà strano, ma per me è stato il salto più bello della mia vita, quello della rinascita. La cosa che mi mancava di più era l’emozione della gara: è stato fantastico ritrovarla».

È l’inizio di un nuovo ciclo (c’è anche Alessia Trost in assoluta ripresa) e senza dubbio il rientro più atteso era quello di Gianmarco Tamberi, perché eclatante fu come rimase fuori dai Giochi. Undici mesi fa a Montecarlo era lì a un passo dai 2,41 metri, sarebbe stato il salto che avrebbe fatto pensare e dire che di lì a poco, alle Olimpiadi di Rio 2016, l’uomo da battere sarebbe stato lui. E proprio quell’ultimo passo l’ha tradito. Frattura del piede sinistro, un gran dolore e addio sogno a cinque cerchi. Lacrime, dolore, rabbia, delusione e un’operazione per rimettere tutto a posto al più presto. Mesi e mesi di riabilitazione, a gennaio ancora la sala operatoria e ora finalmente Tamberi è tornato a volare. Due settimane fa in un meeting minore, a San Marino, quasi di nascosto si rasato solo da un lato del viso diventando come sempre in gara “Mezzabarba”. Un gesto scaramantico che ormai è un segno di distinzione ed un grido di battaglia agonistica.

Perché quella gara inattesa?

«Dovevo chiudere un capitolo della mia vita e cominciarne un altro. Era la serata giusta, senza pressioni, senza il bisogno del risultato a tutti i costi, solo per ritrovare confidenza con il pubblico, con una pedana, con il ritmo di una gara, per riaccendere i motori. Poco conta l’aver saltato solo 2,18».

Cosa accadrà da ora in poi?

«Domani sono in gara a Ostrava, in Repubblica Ceca, un grande meeting internazionale dove ci sarà anche Bolt. Non pretendo di saltare tanto di più, la serata servirà per rompere il ghiaccio».

Il minimo per i mondiali è 2,30 metri, possibile già a Ostrava?

«Dubito, negli ultimi mesi ho curato molto l’aspetto fisico e tecnico, da solo due settimane sto cercando qualità. L’obiettivo immediato è ritrovare buone sensazioni e fluidità. La misura richiesta arriverà: eventualmente sarò in gara anche a Parigi il 1° luglio».

Tornado alla sfortunata serata di Montecarlo, proverebbe ancora quel 2,41?

«Sì, assolutamente. Sempre e comunque. Perché accontentarmi non è nel mio carattere».

Dove deve migliorare?

«Tecnicamente non credo che modificherò nulla, anche se dopo ogni allenamento sempre mi chiedo in cosa posso migliorare. Perché il salto in alto è molto schietto, c’è un’asticella che ti misura ogni volta. O spingi e dai il massimo oppure cade e sei eliminato e non sei nessuno».

Cosa gira adesso nella testa?

«Ho un solo obiettivo che si chiama Mondiali di Londra. Ma ho anche un grande sogno: le Olimpiadi del 2020 a Tokyo. In mezzo tante gare e tante vittorie da poter cogliere, dove voglio recitare da protagonista».

In questo fine settimana a Lilla c’è stata la Coppa Europa per Nazioni dove i suoi compagni di nazionale sono stati un po’ deludenti. Come vede il prossimo decennio dell’atletica italiana?

«C’è una squadra molto giovane e con tanti talenti. Con un’età medio bassa. Forse pecchiamo un po’ di continuità, ma c’è un gruppo vero e solido che sta crescendo molto. Non vedo l’ora di poter rientrare in questo gruppo».

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