martedì 23 dicembre 2014
​Dopo le doppiette di Tevez e Higuain a Doha decide l'infinita serie di rigori, la Juve si arrende a 8-7.
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Già era particolare e desueta prima, questa Supercoppa Italiana prenatalizia e preconfezionata per la gioia degli emiri del Qatar. Ma si consegna agli archivi con l’etichetta di partita memorabile, due ore e tre quarti di fughe e rincorse, le sette vite di un Napoli mai così determinato che alla fine schiantano la Juve, capace di gettare alle ortiche il trofeo dopo avere avuto almeno tre match ball a disposizione. Il tutto con protagonisti ben delineati: e se è finito 2-2 il confronto di 120 minuti tra i due grandi stoccatori argentini, Tevez e Higuain, poi, nella soluzione finale dal dischetto, l’outsider Rafael ha bruciato a sorpresa un Buffon comunque in versione deluxe.  Un saliscendi con pochi precedenti inaugurato dal Napoli, gravato della zavorra dello svantaggio già dopo pochi assaggi di partita. Carlos Tevez è uno che segna spesso e in situazioni a volte intricate: non è che si faccia dunque pregare quando Koulibaly e Albiol, goffi fino all’autolesionismo, gli consentono di puntare indisturbato verso Rafael e colpire (5’). Per la Juventus è il cuscinetto perfetto per ammorbidire la finale, la sorte sorride pure quando Hamsik coglie il primo palo (17’), e Signora tesse la sua tela, sempre tramite la filatura di Pirlo. Controllo, occupazione degli spazi e improvvise accelerazioni, più legate agli esterni Lichsteiner ed Evra che alle frecciate di Pogba e Marchisio. Di fronte un Napoli volenteroso, ma andante senza brio, più a strappi che con quel minimo di continuità che metterebbe alle corde i campioni d’Italia, Higuain prova a procacciarsi autonomamente palloni giocabili. Ma differentemente dal primo tempo, il centrocampo juventino va in apnea, soffre tremendamente i giri aumentati del match e la latitanza di Vidal: il Napoli riesce a riconquistare palla ai 30-40 metri e innesca Higuain, a cui per eguagliare Tevez manca anche o soprattutto un po’ di fortuna, perché è solo un palo, ancora, che respinge un suo pallonetto su Buffon, rimasto a metà del guado. È abbastanza perché Allegri decida di non affidarsi più solo alle stelle amiche: ed è eppure è proprio una stella meno amica del tecnico, Pirlo, il sacrificato a Pereyra, rinforzo sull’argine destro, dove il fiume azzurro sta uscendo. Il regista azzurro la prende male e ancora peggio due minuti più tardi, quando De Guzman sbuca proprio da quel lato e suggerisce per Higuaìn, libero e vincente da due passi che sigla l’1-1. Scossa brutalmente, la Juve si risveglia: è inizia una nuova partita, di resistenza, che si protrae ai supplementari, è il Napoli, soprattutto, a fare uso di tutte le unghie per reggere. Si spezzano in avvio di secondo prolungamento per una zampata destra esudamericana di Tevez (2-1), ricrescono in tempo reale grazie alla cura di Higuain, che prodigiosamente fissa  la rete del 2-2 in mischia (118’). È l’inizio di una delle più incredibile serie di rigori che si ricordi: si va a oltranza, per due volte Buffon para, Chiellini e Pereyra hanno la palla decisiva e la sprecano malamente, così come Padoin: ma nel frattempo, ha segnato Koulibaly. Ed è il trionfo, dopo 18 tiri dal dischetto. Canta Napoli, canta Benitez, l’unica conferma di questa balzana ed emozionate serata araba: per lui dodicesima finale, decima Coppa, anche quest’anno, a dispetto di un rinnovo di contratto per ora assai improbabile.
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