martedì 29 marzo 2016
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Oggi si commemora l’anniversario dell’uscita di un album che ha rivoluzionato per sempre la musica pop. Quattro ragazzi britannici, i fondatori del gruppo musicale “Beatles”, lanciarono l’album Please Please Me nel giorno 22 marzo 1963. Con le quattordici canzoni incise in questo disco, John, Paul, George e Ringo cominciarono a perfezionare l’arte della registrazione fonografica sotto la guida di un geniale produttore di nome George Martin, scomparso di morte naturale lo scorso 8 marzo, all’età di novant’anni. Questi giovani musicisti, benché non avessero ricevuto la classica formazione musicale, avevano non solo sensibilità al ritmo, alla melodia e all’armonia, ma avevano anche un senso dell’umorismo, un fascino e un talento che conquistarono il mondo intero. Certo non avrebbero riscosso questo successo straordinario senza il consiglio e l’aiuto di George Martin, che ha collaborato volontariamente con questa formidabile band nell’incisione di molti dischi. Perciò non è da meravigliarsi che venga definito il “quinto Beatle”. Nonostante fosse autodidatta di pianoforte, George Martin non si innamorò della musica finché non ascoltò un’orchestra che si esibì in un concerto presso il liceo che frequentava. Affermò che non poteva credere che un’armonia così dolce e raffinata potesse essere creata da strumenti così primitivi. C’è una bella differenza tra le opere composte da Ludwig van Beethoven e quelle prodotte da John Lennon e Paul McCartney. Ma tutte e due hanno il loro fascino. Benché a me piacciano moltissimo le opere di Ludwig van Beethoven, ogni volta che leggo i primi versi della quinta egloga di Virgilio, quando Menalca dice a Mopso, «perché, o Mopso, incontratici, entrambi abili tu a soffiare leggere canne, io a cantare versi, non ci sediamo tra questi olmi misti a nocciuoli?», sono certissimo che questi pastori parlino delle canzoni dei quattro ragazzi britannici che ci incantano ancora oggi. Eppure non ho dubbi che trecento anni da oggi uomini e donne ascolteranno le opere di John, Paul, George e Ringo non meno delle opere di Ludwig van Beethoven.
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