giovedì 30 dicembre 2021
La testata Usa Ibt ha svelato il possibile passaggio del club nerazzurro dai cinesi al fondo arabo Pif, mentre spunta l’offerta milionaria dell’imprenditore americano Daniel Straus
Pif e Straus, ultimo valzer per l'Inter
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All’orizzonte del calcio italiano a rischio default, quella che si vede è sempre più America Saudita. Il passaggio dal 2021 al 2022 potrebbe – il condizionale è d’obbligo in questi casi – segnare anche la cessione dell’Inter ad un fondo d’investimento americano legato a Daniel Straus oppure all’arabo Pif. Due le ipotesi delle ultime ore. Una, riferita da Ibt – la testata economica International Business Times – racconta di una proposta ufficiale che sarebbe arrivata da parte del Pif, il Saudi Arabia Public Investment Fund.Il secondo interessamento riguarderebbe l’imprenditore americano Daniel Straus che pare abbia già incontrato a Los Angeles l’attuale proprietario dell’Inter, il cinese Steven Zhang, in un colloquio preliminare utile per studiare i conti della Beneamata. Le notizie vengono rilanciate in queste ore anche oltreoceano e il fatto che dal club nerazzurro non arrivi alcuna smentita ufficiale lascia pensare che qualcosa di concreto ci sia o che – perlomeno – l’interessamento di uno dei gruppi, o di entrambi, sia reale e che le trattative siano partite.

Non è stata fatta ancora alcuna due-diligence, ma ci sono tutti gli elementi per una prima offerta. Sul piatto ballerebbero 900 milioni di euro, un investimento poderoso per un club che da qualche anno – nonostante i successi in campo: lo scudetto con Antonio Conte l’anno scorso e il “titolo” di campione d’inverno con Simone Inzaghi quest’anno – naviga a vista e ha bisogno di liquidità per ridarsi un equilibrio economico e poter essere competitivo. Non è un caso che a maggio di quest’anno il fondo americano Oaktree Capital abbia garantito a Great Horizon, la controllata di Suning tramite cui il gruppo cinese possiede la maggioranza dell’Inter con il 68,55% delle azioni, circa 275 milioni di euro.

Il Pif ha un patrimonio stimato in circa 430 miliardi di dollari, per capirci: superiore di 50 volte alla disponibilità economica di Nasser Al-Khelaifi, il Paperon de’ Paperoni del Psg. Di recente il Pif ha acquistato il Newcastle, ora punta l’Inter e si sta muovendo anche per il Marsiglia. Non è una trattativa di mercato, è un’invasione in piena regola che alza il sipario su scenari da Fantacalcio. L’Inter – se davvero dovesse finire nella galassia del fondo – diventerebbe il club più ricco d’Europa. Un fatto, per ora, è certo: il fondo saudita è entrato in tackle sull’intero movimento del calcio europeo, destabilizzando le antiche certezze in un momento delicatissimo e innescando una serie di considerazioni (anche etiche) sulla straordinaria potenza di fuoco, riferibile ad un paese – l’Arabia Saudita – da tempo invischiato in pratiche sociali oscure, autoritarie e repressive.

Da quando l’Inter è passata da Massimo Moratti a Erick Tohir e poi alla famiglia Zhang, l’identità del glorioso club si è via via sfumata. In estate il nome caldo era quello di Ali Baba, colosso cinese con a capo Jack Ma Yun, poi c’è stata una trattativa con il fondo Bc Partners, fondo di private equity che si spinse molto avanti salvo poi – al momento della verità – farsi di nebbia. La fotografia del calcio italiano – oggi e in attesa degli sviluppi sull’Inter – parla frattanto di ben 7 società di Serie A in mano a fondi americani. Praticamente una su tre. La lista: la Roma dei Friedkin, il Milan del fondo Elliot, la Fiorentina di Commisso, il Venezia della Vfc Newco, lo Spezia di Robert Platek, il Genoa di 777 Partners e il Bologna dell’italo-canadese Joey Saputo, legato a doppio filo al mercato americano essendo anche proprietario del Cf Montréal, club che milita nella Mls.

Due sono le società di B a stelle e strisce: il Parma di Krause e il Pisa del russo-americano Knaster. L’ultima bandierina americana piantata nel nostro calcio la troviamo in Romagna: da qualche giorno il Cesena – che al momento è in Serie C – appartiene per il 60% all’americana Url Investment Partners. È in atto un cambiamento epocale, che stravolgerà il calcio per come l’abbiamo vissuto fino ad oggi. I fondi americani – evidentemente – colgono nel nostro calcio un settore con grandi possibilità di espansione e di crescita (e quindi spendibile sul mercato) a prezzi relativamente bassi. La Serie A – in una fase storica in cui le perdite relative al Covid 19 si attestano sui 600 milioni e quelle derivanti dai bilanci di fine anno si ipotizzano attorno ai 700 – è diventata dunque un territorio di caccia che conserva il suo prestigio, seppure ammaccato, e si presta a investimenti oculati. Spendere poco oggi, guadagnare molto in prospettiva: l’America è già qui, e non ce n’eravamo manco accorti.

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