domenica 19 marzo 2023
Il lascito del filosofo polacco, allievo di Karol Wojtyła, morto un mese fa
Stanisław Grygiel

Stanisław Grygiel - Siciliani

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Stanisław Grygiel era un filosofo originale in due sensi della parola. Era originale perché la sua filosofia, anche se radicata nella tradizione, era sempre nuova, fresca, come sempre nuova e fresca è la verità. Era originale non perché cercava di sorprendere i suoi lettori con qualcosa di inedito, ma perché credeva - per dirla con lo scrittore polacco Józef Mackiewicz - che “soltanto la verità è interessante”. E proprio per questo motivo era originale nel secondo senso della parola, cioè nella sua filosofia cercava di andare verso la origine, verso la sorgente, verso ciò che il suo maestro, Karol Wojtyła, chiamava l’esperienza originale. Grygiel seguiva l’indicazione che Giovanni Paolo II nel suo Trittico romano espresse così: «Penetra, cerca, non cedere, tu lo sai, dovrebbe essere qui, da qualche parte – Sorgente, dove sei? Dove sei, sorgente?». A partire dal 1981 Grygiel ha insegnato le generazioni di studenti a investigare questa fondamentale domanda filosofica e insieme teologica: «Dove sei, in che cosa consisti sorgente?». Non gli piaceva disperdersi nelle questioni meno importanti, ma concentrava tutta la fatica del suo pensiero sulle domande essenziali. Fra queste domande spiccava la domanda sull’uomo. Rispondendo a una domanda su ciò che aveva imparato dal suo maestro Wojtyła, Grygiel rispose: «I nostri colloqui non abbandonavano mai l’esperienza dell’uomo. L’uomo era presente al centro dei nostri interessi conoscitivi… Dall’esperienza degli esseri esistenti e da lui incontrati nell’amore attingeva il contenuto per il suo lavoro intellettuale come si attinge l’acqua alla sorgente». Stanisław Grygiel era nato a Zembrzyce, non lontano dalla Cracovia, il 10 dicembre 1934. Compì i suoi studi universitari a Cracovia presso la prestigiosa Università Jagellonica studiando Letteratura polacca; in seguito l’amore per la filosofia lo portò all’Università Cattolica di Lublino, dove Wojtyła insegnava Etica, e qui ottenne il dottorato in Filosofia con una tesi su Sartre. Divenuto titolare della cattedra di Filosofia dell’uomo alla Pontificia Facoltà Teologica di Cracovia, la lasciò perché chiamato da Giovanni Paolo II ad insegnare Antropologia filosofica all’Istituto Giovanni Paolo II per gli Studi su matrimonio e famiglia presso l’Università Lateranense, dove per diversi anni – quasi fino alla sua morte - fu anche direttore della Cattedra Wojtyła. Benché durante i suoi studi filosofici a Lublino Grygiel abbia imparato ad apprezzare Aristotele (Lublino era un centro notevole del cosiddetto tomismo esistenziale), il suo vero amore è stata la filosofia di Platone. Fra diverse cose che Grygiel apprezzava in Platone era il suo modo dialogico di filosofare. Platone era convinto che le verità filosofiche più importanti non possono essere comunicate ai discepoli soltanto per iscritto. Ci vuole piuttosto l’incontro personale, il dialogo faccia a faccia perché queste verità possano essere comprese e accettate, perché lo studente non soltanto sappia, ma anche renda sue le verità insegnategli dal maestro. Chi ha partecipato alle lezioni di Grygiel sa che lui condivideva questa convinzione di Platone. Non per caso uno dei suoi scritti si intitola: Extra comunionem personarum nulla philosophia. Perché? Perché la verità non è qualcosa di astratto, impersonale; la verità è scoperta dalla persona ed è comunicata alla persona. La persona vive e si sviluppa soltanto nella comunione delle persone (e il primo luogo sono il matrimonio e la famiglia) e perciò le fondamentali domande filosofiche possono essere poste soltanto all’interno della communio personarum (del resto sappiano che le più difficili e importanti domande filosofiche pongono i bambini). Grygiel - seguendo in ciò il suo maestro Wojtyła – non ha mai tentato di pensare l’uomo all’interno di un sistema chiuso. Fin dall’inizio della sua riflessione ha realizzato quel postulato che Giovanni Paolo II ha espresso nella sua enciclica Fides et ratio, cioè il principio della priorità del pensare filosofico sul sistema filosofico. Perciò nel suo pensare abbiamo sempre a che fare con l’esperienza sorgiva che per lui è la pietra di paragone per le sue affermazioni sull’uomo. E ad essa che Grygiel dà la priorità su ogni sistema, anzi ogni sistema può giustificarsi soltanto in quanto è in grado di ricondurre i suoi concetti a questa esperienza. Per questo motivo il suo pensiero muove con grande libertà fra letteratura, filosofia e teologia, perché era convinto che dobbiamo attingere dalla esperienza indipendentemente dalla fonte in cui la facciamo. Anche per questo il suo pensiero rimane vivo e aperto, come accade con ogni grande filosofo.

*Membro del comitato scientifico della Cattedra Karol Wojtyła presso il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II

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