domenica 13 maggio 2012
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​Springsteen c’è. Quando ieri pomeriggio l’uomo d’acciaio è apparso nel ventre di vetro e cemento dell’Estadio Olímpico de la Cartuja per le ultime prove dello show con cui torna da stasera alla conquista d’Europa, quella Siviglia che vent’anni fa, grazie all’Expò, era la propaggine del mondo verso il futuro sembrava ormai un’icona lontana, adombrata dalle caligini del disavanzo pubblico iberico e di una disoccupazione dilagante. otto il sole africano di una Andalusia dove la Wrecking Ball, la palla demolitrice che intitola il suo ultimo album, ha colpito con grande durezza facendo franare  economia, stato sociale e futuro, il Boss è apparso in forma e pronto a dar fuoco alle polveri di un repertorio ad alto potenziale che poggia su orgoglio, solidarietà, riscatto. Sullo sfondo una crisi americana in cui trova riflesso quella di tutto l’Occidente. I valori democratici del suo Paese forse non sono più "sotto scacco" come ai tempi della presidenza Bush, ma la "costruzione del sogno", vagheggiata tra i solchi del precedente album sull’euforia dell’insediamento alla Casa Bianca dall’astro Barak Obama, è ancora là da venire. Tutto questo però troverà voce e suono tra poche ore, mentre le prove si limitano ad un ben meno epico rituale tecnico per prendere confidenza con i grandi spazi degli stadi – come il "Meazza" di Milano, il "Franchi" di Firenze o il "Rocco" di Trieste, dove il tour transita rispettivamente il 7, 10 e11 giugno – rispetto a quelli più contenuti dei palasport. «Nelle mie canzoni cerco sempre di misurare la distanza che separa la realtà dal sogno americano e per questo sono molto rigoroso nella scrittura e ci credo fino all’ultima parola, poi però sta alla gente capirle» ammette Springsteen. Maglietta nera, jeans e sessantadue anni splendidamente portati, la rockstar ci parla di un repertorio sostenuto sul palco dai muscoli dell’immarcescibile E-Street Band, in cui debutta il sassofonista Jack Clemons, col compito di non far rimpiangere troppo il grande zio Clarence, scomparso un anno fa. Manca la moglie Patty Scialfa, rimasta negli Staes col figlio più piccolo. «Prendi i pezzi che faccio in questo tour, sono pieni di domande» prosegue il Boss del rock. «Ci prendiamo cura di noi stessi? Che cosa è successo al contratto sociale? Dove sono finite le conquiste degli ultimi trent’anni? Cosa le ha erose in maniera tanto terribile? E com’è che l’indignazione per questo sfacelo comincia a montare solo ora? Ho cominciato a pormi questi problemi in Darkness on the edge of town e non ho più smesso. Tutto è cominciato con la recessione degli anni Settanta, durante la presidenza Carter, quando la crisi mi è piombata in casa per via di mio cognato che, perso il lavoro nel ricco settore delle costruzioni, s’era ritrovato a fare il bidello in una scuola superiore. Sono arrivati The ghost of Tom Joad, The rising, ma le urgenze rimangono ancora le stesse».  Il confronto col passato è inevitabile. «L’America sta vivendo una grossa crisi finanziaria che sta distruggendo le persone e indebolendo le famiglie – spiega il cantante – . È già successo in passato, ma per questo nessuno è mai finito davanti a una corte di Giustizia. Io ho iniziato a lavorare al mio ultimo disco già dal 2009, e le mie canzoni si sono evolute pari passo con la crisi generale del mio Paese». Ma negli States c’è chi si è opposto alla grande finanza. «Occupy Wall Street è un movimento meritorio perché ha spostato l’opinione pubblica verso le esigenze di quelli che hanno davvero i problemi – aggiunge la rockstar –, dando una spallata al movimento conservatore dei Tea Party che avevano spostato verso i loro interessi l’opinione pubblica. Ed ora le coscienze stanno nuovamente dalla parte giusta».Springsteen, però confessa di essere rimasto deluso da Obama: «Certo, ha fatto delle cose buone nella sanità, ma ci si sarebbe aspettati qualcosa di più». E la crisi economica italiana? «Io sono molto legato al vostro Paese, sono italiano di terza generazione e mia madre mi chiede sempre dell’Italia. Purtroppo non conosco la vostra situazione, ma è quello che vorrò fare quando sarò in tour da voi».
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