domenica 10 aprile 2011
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«L’esplorazione dello spazio andrà avanti, non perché sia facile, ma perché è difficile...»: le parole pronunciate dal presidente John Fitzgerald Kennedy quando nel 1962 annunciò il programma che nel giro di pochi anni avrebbe portato l’uomo sulla luna, aprono il filmato che presenta il sito web di Virgin Galactic, la prima impresa spaziale concepita e diretta da privati, per scopi commerciali. E quando nel novembre scorso è stata inaugurata la nuova pista di oltre 3 chilometri nella stazione aerospaziale Spaceport America, costruita nel New Mexico da Richard Branson, il patron di Virgin Air, insieme con altre aziende che operano con vettori a razzo, Lori Garver, della Nasa, ha salutato l’evento affermando: «È chiaro che i futuri impegni nella nostra nazione in campo spaziale saranno sempre più incentrati sulla collaborazione con l’industria dei trasporti commerciali». È in effetti l’inizio di una nuova era: lo spazio extraatmosferico, il cui accesso è stato sinora monopolio degli enti governativi di vari Paesi (anche i satelliti privati per le telecomunicazioni sono stati messi in orbita da vettori di agenzie pubbliche), si sta aprendo a nuove prospettive, a partire da quella turistica: già oltre 380 persone hanno versato la loro quota (200 mila dollari) per compiere un viaggio sulla navetta che è stata progettata e costruita totalmente dai tecnici (molti provenienti dalla Nasa) che lavorano per Branson. Tra qualche mese i nuovi vettori della compagnia di navigazione privata saranno in grado di farvi provare il brivido di un viaggio a quota orbitale. E questo sarà il primo passo: tra gli sviluppi futuri sono ipotizzabili voli ultrarapidi tra i vari continenti viaggiando fuori dall’atmosfera, oppure l’approdo all’International Space Station (Iss), che da quando sono stati tagliati i fondi agli shuttle della Nasa è raggiunta solo dalla russa Soyuz. Del resto non è nuovo che siano dei mercanti a segnare la storia delle esplorazioni: si pensi solo a Marco Polo, che riaprì le "vie della seta" verso l’Oriente nel medio evo, e ad Amerigo Vespucci, le cui spedizioni gli valsero l’onore di dare il nome al nuovo mondo. Il completamento dello spazioporto del New Mexico e il perfezionamento del sistema di volo andranno di pari passo nei prossimi mesi. Del primo, accanto alla pista si sta costruendo la vera e propria stazione, il cui avveniristico progetto è firmato da Norman Foster, secondo i più alti standard ambientali possibili (classificati "Platinum" nel sistema di certificazione statunitense "Leed"). La forma assomiglia a quella di un’immensa razza adagiata su una distesa di sabbia. Vi si accede scendendo da un camminamento che porta sottoterra, dove gli ambienti per il pubblico e per gli astronauti saranno protetti dalle alte temperature del deserto. Gli hangar sono annessi alla stazione e da questa ben visibili: ospiteranno due aerei madre e cinque navette a razzo. Infatti il sistema di trasporto è composito: un aereo jet porta fino a 13 mila metri di altezza la navetta che da qui si stacca per il suo balzo finale col quale raggiunge una quota di oltre 110 chilometri. Lì, nella mesosfera, della forza di gravità resta un vago ricordo e i passeggeri sperimentano il gusto di fluttuare nella cabina, opportunamente studiata per favorire quest’esperienza che costituisce una delle principali attrazioni offerte da Virgin Galactic. A quella quota inoltre il panorama è cosmico: si apprezza la totalità della sfera terrestre (per paragone, il primo volo orbitale di John Glenn nel 1962 si svolse a una quota tra i 150 e i 220 chilometri) e le stelle appaiono nitide come mai potrebbero agli occhi di chi sta nell’atmosfera. L’aereo madre è una novità forse maggiore della navetta a razzo. Si tratta di un catamarano dell’aria, con due fusoliere le cui ali si uniscono alle estremità: proprio sotto questo punto di congiunzione si attacca la navetta dotata di motori a razzo che le consentono in pochi secondi di passare da quota 13 mila a quota 110 mila. I primi voli turistici dureranno circa due ore e mezzo, dei quali 90 minuti dedicati all’andata e al rientro. Comunque questo "catamarano dell’aria" già si esibisce nei cieli statunitensi: il 6 aprile per esempio ha compiuto un’esibizione sopra il Golden Gate a San Francisco, a scopo promozionale. Il turismo spaziale del resto è già cominciato da tempo: nell’aprile 2001 Dennis Tito, ingegnere statunitense, pagò 20 milioni di dollari per essere portato dalla Soyuz sull’ISS, dove condusse per proprio conto alcuni esperimenti per una settimana. Il suo esempio fu seguito dal ventinovenne finanziere sudafricano Mark Shuttleworth l’anno successivo e ancora nel 2005 da un altro statunitense, Gregory Olsen. Il quarto turista fu l’imprenditrice iraniano-americana Anousheh Ansari, che partì nel settembre 2006, pochi giorni dopo il suo quarantesimo compleanno e fu tanto entusiasta che al rientro decise di cofinanziare lo X Prise, il premio istituito per il primo privato che fosse riuscito ad attivare voli nello spazio. Dotato di 10 milioni di dollari, prese il nome di Ansari X Prise e fu vinto proprio da Virgin Galactic, che sperimentò i primi voli del veicolo madre (chiamato "Eva") nel 2008 e i primi voli di Enterprise, il veicolo spaziale, nell’ottobre 2010. Così è cominciata una nuova epoca dell’esplorazione spaziale; in sordina, malgrado il coinvolgimento dei privati: il "mercato" è molto ristretto,viste le cifre necessarie, e limitato a una piccola cerchia di entusiasti. Ma potrebbe cambiare di molto, e nel giro di pochi anni, la logica del trasporto aereo, oltre che dell’uso dello spazio orbitale.
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