sabato 13 maggio 2017
Ferrara in festa per la promozione con una giornata di anticipo. Viaggio in una città tornata a sognare con il pallone “portato” dai salesiani.
Spal, la Serie A dei Semplici
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Pur perdendo sul campo della Ternana (2-1) la Spal può festeggiare il ritorno in Serie A con una giornata di anticipo (complice la sconfitta all'ultimo minuto del Frosinone a Benevento). Dopo ben 49 anni, la squadra di Semplici riporta nella massima serie una piazza storica come Ferrara. Tutto nacque grazie ai salesiani, come racconta quest'intervista che ripubblichiamo.

«Amate ciò che i giovani amano», soleva ripetere don Giovanni Bosco guardando i suoi ragazzi giocare, erano i figli dei poveri della Torino dell’800. A Ferrara quello di don Bosco divenne anche il motto di don Pastorino, il catechista del seminario di via Coperta che nel 1907 alle attività artistiche della filodrammatica del Circolo Ars et labor (frequentata per lo più dalla classe operaia) aggiunse anche quelle sportive, per volontà del direttore dell’oratorio don Pietro Acerbis. Dall’annessione ludico- teatrale originò la mitica formazione calcistica della Spal, acronimo di Società Polisportiva Ars et Labor. La più poetica delle società di calcio nostrane, fin dall’intitolazione La squadra dalle maglie a strisce fini, biancoazzurre, in omaggio proprio ai colori dei salesiani. La formazione tanto amata dal massimo narratore dei Racconti ferraresi, lo scrittore Giorgio Bassani, il quale come ogni suo concittadino - ieri come oggi - nel recarsi allo stadio usa un’idiomatica unica nel suo genere: «Vado alla Spal».

«E chi vive nei pressi del campo da gioco dice: “Abito vicino alla Spal”. Così lo stadio diventa un luogo dell’anima, riconoscibile in quanto appartenente a un’entità umanizzata della città, un valore che si tramanda di generazione in generazione», sottolinea lo storico della Spal Sergio Gessi indicando le tribune dell’impianto dedicato a Paolo Mazza. Il “Presidentissimo”. Con Mazza al timone (fu presidente per trent’anni) la Spal scrollò di dosso alla città la polvere e la miseria del dopoguerra, portando il nome di Ferrara nel mondo. Dalla promozione in Serie A, nel 1951, seguirono tredici campionati di fila nella massima serie con uno straordinario 5° posto nella stagione 1959-1960.

«L’annata dei “gemelli del gol” Morbello e Massei», ricorda orgoglioso Paolo Masetti l’oste del “Centrale”, il ristorante a due passi dalla Cattedrale di San Giorgio, ritrovo dei calciatori della Spal. «Oscar Massei, l’oriundo argentino è stato per nove anni a Ferrara e detiene ancora il record di reti e di presenze con la maglia dell Spal (52 gol in 244 partite). Massei è l’idolo indiscusso della vecchia guardia spallina», racconta monsignor Massimo Manservigi, vicario generale dell’Arcidiocesi di Ferrara. I vecchi spallini sono quei signori dai capelli bianchi che non hanno mai tolto la sciarpa biancoazzurra dal collo e tanto meno la loro squadra dal cuore, e che ai giovani seduti all’Archibugio (la pizzeria in cui si seguono alla tv le partite in trasferta della Spal) ricordano con orgoglio che «la nostra è stata la società degli ex calciatori diventati poi grandi allenatori: Bianchi, Bigon, Bagnoli, Reja, Capello, Allegri... ». Oggi è la squadra professionistica con il maggior numero di figli e nipoti d’arte: Zigoni, Marchegiani, Beghetto e Picchi – questi ultimi due ceduti a gennaio. Fasti rinverditi e piccoli record che si abbinano a una vera e propria rinascita dopo un gelido mezzo secolo di assenza dalla Serie A (l’ultima stagione fu quella 1967-’68) e venticinque anni di umiliazioni sportive, per colpa di gestioni sbagliate e scellerate.

Vedi la presidenza Di Nardo-Pagliuso. Ma il punto più basso di una storia ultrasecolare è stato toccato nell’estate del 2012: fallimento finanziario, esclusione dai campionati e radiazione sentenziata dalla Figc. Il Comune in campo, e ripartenza della Real Spal dai dilettanti. Giorni da incubo, nubi cariche di cattivi pensieri spazzati via un anno dopo dall’arrivo salvifico del “Patron”, Francesco Colombarini. Con il figlio Simone, Colombarini senior ha “trasformato” la squadra di famiglia, la Giacomense, club di una frazione del Comune ferrarese di Masi San Giacomo, nell’attuale Spal 2013. «Per competenza e passione, Francesco Colombarini è il “nuovo” Mazza, ma a differenza del Presidentissimo è uomo di poche parole, abituato a fare i fatti e a far tornare i conti», dice il presidente della Spal Walter Mattioli. Filosofia dell’azienda dei Colombarini, la Vetroresina, must brevettato nella sede centrale di San Giacomo, ma con stabilimenti negli Stati Uniti e in Brasile. E anche laggiù, al di là dell’Oceano ora è tornato a rimbalzare il nome della Spal che lotta per la promozione in A (seconda con 51 punti a una sola lunghezza dal capolista Frosinone).

Una società rifiorita a partire dalle radici,. quelle più verdi del settore giovanile. «Nel nostro centro sportivo ora abbiamo 400 ragazzi e la Primavera - quinta in campionato - che ha battuto i parietà del Milan in casa dei rossoneri, dal 13 marzo prenderà parte al Torneo internazionale di Viareggio», sottolinea il presidente Mattioli. I ragazzi della Spal tornano a Viareggio dopo 52 anni. La squadra del mister Leonardo Semplici di nuovo in B, e da protagonista, a 24 anni dall’ultima annata tra i cadetti. Il geniale Leonardo da Firenze, già artefice del miracolo Figline (il club toscano che tra il 2005-2008 traghettò dall’Eccellenza alla Lega Pro) punta sempre più in alto. Il mister, che quando passeggia per le vie del centro riceve i complimenti anche delle anziane casalinghe di Ferrara, come da un tifoso napoletano doc come l’operatore culturale Vincenzo Musella, fa giocare a memoria la sua squadra - costruita dalla conoscenza sapienziale del ds Davide Vagnati - che a tratti è romantica come una canzone dei Il Giardino dei Semplici.

Un giardino in cui in questa primavera alle porte, a fianco a dei frutti maturi ma buoni per tutte le stagioni, come i bomber Floccari e Antenucci, stanno sbocciando dei fiori di rara bellezza calcistica. Sono i dinamici centrocampisti Schiattarella e Lazzari, i difensori e idoli della Curva OvestVicari e Bonifazi («42 anni in due»). E dietro di loro una “saracinesca: il 19enne portiere friulano Meret che ha appena strappato gli elogi del maestro e corregionale Dino Zoff e la profezia del presidente Mattioli che si sbilancia: «Meret per me prenderà il posto di Buffon in Nazionale». Donnarumma è avvertito. Come sono avvertite tutte le blasonate ( Verona, Bari e Perugia), per la promozione in A ormai c’è da fare i conti con questa Spal. Entusiasmo debordante quello del muro umano degli 8mila del Mazza. Nell’ultima gara interna, hanno reso omaggio al «sindaco della Curva », Lillo, storico capo ultrà scomparso, a «Pietro » il tifoso che lotta per la vita dopo essere caduto dalla tribuna del Bentegodi, naturalmente ai ragazzi di Semplici, vincenti e convincenti, e persino alla squadra ospite, il Perugia.

Un raro spettacolo di sportività, in un clima di sano strapaese aggiornato al terzo millennio che, al di là del quotidiano festival gastronomico dei cappellacci in tavola e della salama da sugo, odora di fairplay britannico. E sa tanto di Premier anche l’atmosfera al Mazza, dai cori della tifoseria estense, a un impianto in restilyng che, con i dovuti accorgimenti, dovrebbe arrivare alla capienza di 12mila posti e somigliare tanto a quel gioiello architettonico che è il Craven Cottage, la casa del Fulham. «Ma se salissimo in A, i 12mila posti potrebbero essere anche pochi. Ma ora non ci pensiamo... ». Taglia corto con un pizzico di scaramanzia il presidente Mattioli che in cuor suo sogna e prega da ex salesiano: «Ogni tanto mi telefona il mio professore delle medie, don De Ponti della parrocchia di San Benedetto, e mi dice: “Ti ricordi Walter cosa ti abbiamo insegnato a scuola...”».

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