martedì 8 maggio 2012
​Un regista istrionico e irriverente filma le storie di chi ha trovato la fede in una vita al limite: il narcotrafficante, il prostituto, il terrorista dell'Ira...
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È ancora fresco in Spagna il ricordo dell’exploit de La última cima, un docufilm uscito in sordina nel 2010, in sole quattro sale, ma diventato con il passaparola campione di incassi nel Paese. È la storia di un sacerdote madrileno, don Pablo Domínguez, molto amato dalla gente, morto a 42 anni nel 2009: un incidente in montagna, mentre scendeva dal Moncayo, l'ultima cima spagnola di rilievo che mancava al suo curriculum di scalatore. Ai suoi funerali parteciparono migliaia di persone e una ventina di vescovi. E chi non l’aveva mai incontrato o non ne aveva mai sentito parlare ha potuto farlo con una pellicola fresca e toccante. Il racconto di una vita sacerdotale ordinaria, ma capace di parlare di Dio con lo stile e l’efficacia della santità quotidiana.L’ideatore e regista di quel film si chiama Juan Manuel Cotelo, un ex numerario dell’Opus Dei, classe 1966, licenziato in scienza della comunicazione all’Università di Navarra, con una ricca esperienza nei media spagnoli, tra giornalismo e produzioni televisive. Una decina di anni fa ha deciso di dedicarsi ai lungometraggi, aprendo anche una casa di produzione, la Infinito más Uno, di cui La última cima è stata la prima e riuscitissima opera. Cotelo ha da poco lanciato un altro progetto, dal titolo Te puede pasar a ti, può succedere a te. Viaggiando in vari Paesi per motivi professionali si è imbattuto in storie di conversione estreme. Vite al limite, lontanissime dalla fede o segnate da esperienze drammatiche, tutte accomunate da un incontro folgorante con Cristo. Come quella di Juan Gonzalo Callejas, una gioventù passata tra le gang di narcotrafficanti di Medellin e un’attrazione per il satanismo, che oggi è sacerdote esorcista nella diocesi di Neiva, in Colombia. O quella di Bo Guan, imprenditrice cinese nell’aggressivo e licenzioso mondo della moda, cresciuta come buddista, introdotta alla preghiera da alcuni amici cristiani e fattasi battezzare a 33 anni. La vita di Maria Vallejo Nagera, tra le più talentuose scrittrici spagnole degli ultimi vent’anni, segnata da un livore anticattolico nelle prime opere e che si è convertita visitando Medjugorje, portata lì controvoglia, come per gioco, da un gruppo di conoscenti. La vita di Tim Guènard, un apicoltore francese, sposato con quattro figli, che oggi si occupa del reinserimento sociale di ex carcerati: abbandonato dalla madre a tre anni, seviziato dal padre, diventato un prostituto all’età di 20 anni, roso dal rancore per i genitori, ha trovato la pace grazie all’incontro con un sacerdote. L’irlandese Shane O’Doherty, invece, militante dell’IRA, ha incontrato Gesù leggendo il Vangelo in carcere, dove ha scontato 14 anni di detenzione per terrorismo. Mentre Bill Butler ha scoperto Dio alla deriva nell’Oceano Pacifico. Cubano esule negli Usa, appassionato velista con 90mila miglia marine di navigazione alle spalle, durante l’ennesima traversata insieme alla seconda moglie Simone, speronato da un branco di balene, è rimasto su un gommone tra gli squali e i marosi per 66 giorni. E in quella solitidune, faccia a faccia con la morte, dopo essersi aggrappato in preghiera a un ricordo d’infanzia, la Virgen De la Caridad Del Cobre patrona di Cuba, è stato doppiamente miracolato: con il salvataggio e la fede cristiana. Dopo avere intervistato questi personaggi, tornato a casa con un materiale di forte impatto emotivo, Cotelo ha montato i filmati e ha pensato di testarli fra la gente comune. Con un camper, un po’ di apparecchiature e il suo sorrisone irriverente, ha girato per la Spagna sottoponendo le varie interviste a degli emeriti conosciuti – la ragazza madre, il musulmano, il viveur, l’ateo… – raccogliendo le loro impressioni e intavolando una discussione sul senso della vita, sull’amore, la felicità, il cristianesimo... Sono nate 13 puntate, ora è uscita la prima. Cotelo ha ribattezzato il tutto un “Congresso di teologia in camper”. In un’intervista dello scorso novembre con la testata online Periodista Digital, l’istrionico regista ha raccontato cosa ha imparato nella sua inchiesta itinerante: “La ricetta di  Gesù Cristo non è per gente selezionata, non è per i più scaltri o per i più tonti... no, è per te. Puoi arrivare a fare della fede una teoria, errore clamoroso, puoi arrivare a pensare di far parte del club dei buoni e compatire chi non ne fa parte, dicendo ‘poverino’... la Chiesa è come un ospedale, nessuno entra in un ospedale e si scandalizza nel vedere degli infermi. Nella Chiesa c’è spazio per tutti, incluso il ladro, il bugiardo e il cinico. Se la Chiesa volesse diventare una chiesa per buoni, avrebbe un bel problema...”. Al che, pensando al fascino di certi racconti, si può aggiungere anche quello che diceva Paolo VI: “L'uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o, se ascolta i maestri, lo fa perché sono dei testimoni”.
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