mercoledì 25 maggio 2011
Studio rivela: i fan della classica sono più ambientalisti di quelli del rock; e i concerti inquinano sempre meno. Trotta della Barley Arts: «Per ora purtroppo è praticamente impossibile riuscire a produrre concerti a impatto zero. Senza sponsor eventi di questo tipo hanno costi ancora troppo elevati».
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Musica verde, concerti a emissioni zero, lotta per l’ambiente. Slogan che sempre più spesso animano gli show delle popstar. Nel 2007 Al Gore organizzò persino il Live Earth, mega concerto mondiale per sensibilizzare il popolo del rock sulla difesa del pianeta Terra. E forse aveva ragione, perché nonostante i molti proclami ambientalisti, più che il pop la vera musica sostenibile sembra essere la classica.Mozart è più verde degli U2? Lo dicono un sondaggio di Renato Mannheimer e l’Osservatorio sulla sostenibilità della musica live in Italia. I concerti nel 2010 sono stati 23.583, più 11% rispetto al 2009, mentre le emissioni di anidride carbonica sono rimaste immutate, segno che la scelta di tecnologie a basso impatto comincia a dare frutto. Ma il consumo di elettricità influisce soltanto in minima parte sull’inquinamento totale. I dati forniti infatti dimostrano che la CO2 complessiva prodotta da un concerto dipende per il 70% dai trasporti (musicisti, impianti ma anche pubblico), per il 27% dai materiali (dal cibo alla carta) mentre dai consumi energetici solo per il 3%. Ed è sintomatico come il sondaggio di Mannheimer sui gusti musicali e la sensibilità ambientale degli italiani indichi come la percezione sia l’opposto: solo per il 38% infatti gli spostamenti di band e staff su treno o auto a metano è molto importante. Percentuale che scende al 36% per la voce «incentivare il car sharing per lo spostamento dei fan».Il sondaggio rivela anche qualche altra sorpresa. Ad esempio risulta che tra chi "ama la musica", ben l’81% si dice interessato all’ambiente. Quando però si scende nei dati emerge che il 78% di chi segue la classica esprime un grande interesse a fronte di un più scarso 46% degli amanti del pop. La percentuale di coerenti nei comportamenti ecologici rispetto agli ideali dichiarati è negli appassionati di classica il 57%, più 18 punti percentuale rispetto alla media (39%). In questo caso il fondo lo tocca chi non ha un genere musicale preferito: un’indifferenza che si riversa anche a livello ambientale con solo il 29% di "coerenti".Si tratta dunque di sensibilizzare il pubblico (e gli artisti) a operare qualche rinuncia. Omar Pedrini, cantante ed ex chitarrista dei Timoria, è uno dei testimonial di Edison - Change the music, progetto che dà supporto tecnico a spettacoli con energie rinnovabili e insieme promuove un concorso tra band musicali (il vincitore salirà sul palco di Bon Jovi il 17 luglio prossimo a Udine): «L’informazione è alla base della possibilità di scegliere. Per questo chi, come me fa questo mestiere, ha una grande responsabilità nel rendere consapevole l’opinione pubblica».«Sì, la nostra responsabilità è grande: la musica arriva prima dei discorsi – aggiunge Franco Mussida, che del concorso segue ogni fase – Dobbiamo fare di più. Me ne accorgo anche da come nelle canzoni portate dai giovani in gara, i temi della sostenibilità e della sensibilità verso la vita emergono poco». Per Claudio Trotta, patron di Barley Arts, tra i più importanti organizzatori di concerti in Italia, «il concetto di sostenibilità va allargato alla qualità dell’offerta musicale e dello spettacolo. Assistiamo a troppi sprechi per show senza sostanza. Dobbiamo puntare su musicisti che prima di apparire vogliono essere». Ma alla domanda se Barley Arts d’ora in poi adotterà la politica di produrre concerti a impatto zero ammette: «Purtroppo no: senza sponsor un evento di questo tipo ha costi troppo elevati. Per un promoter è, per così dire, insostenibile».
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