venerdì 27 ottobre 2023
Il sequel di "Un calcio al razzismo" questo libro "A futura memoria. Storie di sport, lezioni di vita" scritto da Adam Smulevich e Massimiliano Castellani che raccontano piccoli e grandi eroi olimpici
Il pugile sinti Johann Trollmann in una illustrazione di Carlo “Cut” Cazzaniga pubblicata nel libro "A futura memoria. Storie di sport, lezioni di vita" di Castellani e Smulevich

Il pugile sinti Johann Trollmann in una illustrazione di Carlo “Cut” Cazzaniga pubblicata nel libro "A futura memoria. Storie di sport, lezioni di vita" di Castellani e Smulevich

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Dopo “Un calcio al razzismo”, altre 20 lezioni di vita che arrivano dallo sport e dai suoi piccoli grandi eroi esemplari, partendo dall’ottobre del 1943 e dalla deportazione nei campi di sterminio nazifascisti dei pugili del Ghetto di Roma “A futura memoria” è un percorso di stimoli, rivolti in primis ai giovani, in cui si racconta la Grande Storia attraverso le vicende umane e agonistiche di atleti di diverse discipline ed epoche, uniti però dal filo ideale di Nelson Mandela per il quale «lo sport ha il potere di cambiare il mondo» Il massacro compiuto dai terroristi di Hamas lo scorso 7 ottobre è stato il più grave atto antiebraico dai tempi della Shoah. La carneficina è avvenuta mentre l’Italia si preparava a ricordare l’80° anniversario delle prime deportazioni nei campi della morte per mano nazifascista. Partendo da Roma, con la testimonianza di un altro “sabato nero”: il 16 ottobre del ‘43, quando le SS, indirizzate anche da complici fascisti, rastrellarono le famiglie casa per casa. Degli oltre mille arrestati tornarono appena in sedici, tra cui un’unica donna. Rispondeva al nome di Settimia Spizzichino e queste sono le sue parole: «Io della mia vita voglio ricordare tutto, anche quella terribile esperienza che si chiama Auschwitz. Per questo, credo, sono tornata». Il libro A futura Memoria. Storie di sport, lezioni di vita, scritto insieme a Massimiliano Castellani su forte spinta di Roberto Mugavero per l'editore Minerva, parte proprio da quel 16 ottobre di orrore e spesso purtroppo anche di indifferenza, rievocando le vicende di alcuni pugili che lottarono per salvare non solo se stessi, ma il mondo intero. « Mai più», però, è anche adesso. L'idea, già al centro di un precedente libro, è di contribuire a salvaguardare l'importanza della Memoria attraverso la prospettiva peculiare e al tempo stesso universale dello sport. Un impegno che è tanto più efficace quando la Memoria è sospinta dalla Storia. Dalla Roma ebraica del '43 si arriva nel libro fino alle porte di Gerusalemme: città oggi ferita e travolta dal dolore ma che appena pochi mesi fa, parlando appunto di sport, è stata il palcoscenico di una storia straordinaria. La sua protagonista una maratoneta ucraina, volata in Israele pochi giorni dopo che un missile russo aveva polverizzato la sua abitazione e lei, insieme alla figlia undicenne Alisa, era fuggita in Polonia. «Non daremo a chi ci odia la soddisfazione di rinunciare a essere chi siamo », il credo profondo di Valentyna Veretska. Una determinazione rodata dagli orrori della guerra sferrata dallo zar Putin contro Kiev ed espressa in quelle ore in una delle maratone più suggestive del pianeta, sotto le mura che custodiscono millenni di storia e tesori spirituali immensi. Dominatrice senza storia della gara femminile, al traguardo avrebbe sventolato insieme, affratellandole, la bandiera del suo paese e quella con la Stella di Davide. Un gesto simbolico che parla anche al nostro presente, in una fase in cui entrambe le nazioni sono sotto attacco e il mondo è chiamato a mobilitarsi. Non “contro” qualcuno, ma a difesa di un insieme di valori, ideali, speranze. A futura Memoria. Storie di sport, lezioni di vita cerca di tracciare un percorso con stimoli diversi, spaziando dal calcio al ciclismo, dal tennis al basket. Unificante in quest’ottica il pensiero di Nelson Mandela, che sosteneva che lo sport «ha il potere di cambiare il mondo» molto più di qualsiasi governo e decisore politico. Marciamo allora a passo svelto insieme all'atleta israeliano d'origine balcanica Shaul Ladany, sopravvissuto bambino alla deportazione in lager e poi all'attentato palestinese che insanguinò i Giochi Olimpici di Monaco del 1972. «C’è tanta vita da calpestare. Ma guai a ignorare il passato, perché se lo rimuoviamo questo si ripresenta » il suo monito trasmesso negli anni a un pubblico anche italiano. Ma scendiamo anche in campo con gli educatori del Roma Club Gerusalemme, un sodalizio pluriconfessionale che ha costruito progetti di convivenza nel segno del calcio. Emozionano tutti quei bambini con la kippah o dai nomi arabi vincere o perdere con la consapevolezza che il risultato non è l’aspetto essenziale. Uno dei terreni di gioco più belli si trova nel cuore della Città Vecchia, nel quartiere discreto e affascinante degli armeni che qui ripararono anche con la mattanza turca nota come “Metz Yeghern”. È un viaggio lungo più di un secolo quello che proviamo a delineare. Dalle imprese ciclistiche di Marshall “Major” Taylor, il “Negro volante” che lottò contro i pregiudizi feroci di una parte d'America, ai colpi di gran classe sferrati dal tennista tedesco Gottfried von Cramm, interprete ai più alti livelli della sua disciplina, ma anche fervente oppositore della svastica. Dal sorriso senza età della ginnasta ultracentenaria Ágnes Keleti, che ha sconfitto l'anagrafe e prima ancora i totalitarismi che afflissero la sua Budapest nel Novecento, ai palleggi educativi dell'ex star Nba Charlie Yelverton dentro e fuori il parquet, dagli Usa in cui è nato all'Italia sua patria adottiva. Ogni storia, ogni incontro, ha un messaggio. “Bisogna guardare avanti senza avere paura. Basta ricordarsi di non volgere le spalle al mare”, proclamava da Piazza Unità a Trieste, da dove nel '38 Mussolini annunciò le leggi razziste, l'ex campione di lotta greco- romana Maurizio Nacmias. Lui, quel giorno, c'era.

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