venerdì 3 marzo 2023
Al Macro disegni, collage e poesie che scoprono una tensione mistica nascosta nelle contaminazioni più azzardate di un giovane destinato a diventare un protagonista dell’arte internazionale
Robert Smithson, Fallen Christ,1961

Robert Smithson, Fallen Christ,1961 - © Holt/Smithson Foundation, Licensed by VAGA at ARS, New York

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Robert Smithson, Feet of Christ, 1961

Robert Smithson, Feet of Christ, 1961 - © Holt/Smithson Foundation, Licensed by VAGA at ARS, New York

In questo senso, appare di grande importanza l’influenza della poesia di T.S. Eliot sul giovane Smithson, messa bene in evidenza dalla mostra e palese nei temi religiosi, nelle riflessioni sulla percezione del tempo, nelle intersezioni tra la dimensione del sacro e la banalità del mondo attuale che avvicinano l’artista anche a uno scrittore come P.K. Dick. Nel suo primo pellegrinaggio romano incontriamo così Smithson che cerca di scoprire le segrete fonti spirituali dell’arte, che immagina basate su quelle che definiva “l’arte bizantina” e la “facciata del cattolicesimo”, in quella “caduta di Roma”, in bilico tra il senso della fine e il sogno della rinascita, a cui si riferisce il titolo della mostra: Rome is still falling, ripreso da una sua lettera. Smithson evoca però una Passione di Cristo di una violenta durezza medievale, vicina a certe visioni drammatiche dell’arte Nord Europea che esplode in immagini allucinate dove le spirali (tornate poi nella maturità della sua Land Art) perdono ogni qualità decorativa e si ammantano dell’aspra potenza del martirio. I vortici insanguinati scavano così le piaghe dei piedi di Cristo e incidono la sua figura dolente sotto il peso della Croce, alludendo forse a un moto simbolico che nasconde la ricerca di un divino silenzioso e smarrito nei vortici di un mondo insensato e oscuro, di frammenti luminosi di grazia dispersi nel caos simultaneo delle immagini contemporanee.

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