mercoledì 4 maggio 2011
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C'era una volta il vecchio Auditel, quello che con un numero indicava la percentuale di pubblico che, il giorno prima, aveva visto questo o quel programma e, dunque, costituiva lo strumento di elezione per scegliere quali e quanti spot pubblicitari piazzare nelle varie fasce del palinsesto. Si basava sul concetto, tutto sommato semplice (quanto contestato), di «campione rappresentativo»: i meter, cioè i rilevatori di ascolti, venivano messi in qualche migliaio di famiglie, selezionate come rappresentative (per età, sesso, istruzione, classe sociale, professione e residenza).Da qualche anno però l’Auditel è diventato uno strumento anche di promozione delle singole emittenti e dei singoli programmi, tant’è vero che ormai un programma è considerato di successo in base a quanto è seguito, non perché piace. Anche per questo motivo, ciascuna tv ha iniziato «a tararsi» l’Auditel in modo da risultare «più vincente». La Rai è rimasta legata al vecchio campione rappresentativo (che la premia) mentre Mediaset ha scelto di scomporre i dati di ascolto, concentrando l’attenzione sul cosiddetto "target commerciale", individui cioè fra i 15 e i 54 anni (sistema a lei più favorevole). L’arrivo nel panorama televisivo di Sky ha ulteriormente complicato le cose anche perché, va detto, l’avvento del decoder My Sky, che permette di mettere in pausa i programmi, rimandarli indietro, registrarli per posticiparne la visione, ha reso l’Auditel inadeguato a questo sistema. Ecco, dunque, spuntare la pubblicazione (dalla prossima settimana) «degli ascolti differiti», quei dati cioè che un programma raccoglie a partire dalla fine e nei sette giorni successivi alla sua messa in onda. Per sapere, cioè, quante persone hanno visto una determinata trasmissione, bisognerà aspettare una settimana dal suo primo (nel caso delle reti generaliste, unico) passaggio televisivo.La novità è stata accolta in maniera trionfale da Sky che, non a caso, ha convocato un’apposita conferenza stampa: «Rendendo disponibili al mercato i dati di queste rilevazioni, si offrirà finalmente a tutti un importante strumento per conoscere le reali tendenze e abitudini di visione e fruizione televisiva degli italiani». Il motivo di tanta soddisfazione da parte della tv di Murdoch è facilmente comprensibile già ad una prima occhiata delle abitudini televisive degli spettatori italiani. «Che, quando scelgono di vedere programmi sulle reti generaliste, li guardano in diretta mentre preferiscono registrare e posticipare la visione dei programmi in onda sui canali satellitari, in particolare di film e serie tv, riservandosi il piacere della diretta solo per informazione e sport».A Sky gongolano, salvo poi ammettere (le parole sono del responsabile della programmazione dei canali Fox, Fabrizio Salini) che «si tratta di una piccola rivoluzione soprattutto per le nostre serie tv» (in realtà, grazie alla rilevazione degli ascolti differiti, ad aumentare è anche la percentuale di chi vede gli spot). E, questo, in un milione e mezzo (ad oggi) di possessori di decoder My Sky, considerati una fascia privilegiata dai pubblicitari in quanto pubblico pagante, non è dato trascurabile. Così come non lo è il monitoraggio ormai quasi ossessivo dei comportamenti televisivi degli italiani: grazie ai dati differiti, diventa sempre più facile sapere quando ciascuno spettatore sta guardando la tv, cosa sta vedendo, quando mette in pausa per alzarsi dal divano, quando torna e via dicendo. Una sorta, insomma, di «Grande Fratello» che vigila sulle nostre abitudini televisive.
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