venerdì 31 agosto 2012
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È inutile far squillare il telefonino di Simone Farina, dall’altra parte non risponderà nessuno. Il difensore del Gubbio, “sosia biondo” di Paolo Maldini, che per primo ha denunciato lo scandalo di Scommessopoli, non ha nessuna intenzione di parlare e tanto meno di fare «il personaggio», come probabilmente pensano, parecchi dirigenti, nell’omertoso mondo del pallone nazionale. «È stato un gesto più grande di me, non chiedetemi nient’altro», si arroccò in difesa, quando nel dicembre del 2011 gli chiesero di spiegare la sua denuncia ai carabinieri per il tentativo di combine, subìto, prima della gara di coppa Italia Cesena-Gubbio.Alessandro Zamperini, suo ex compagno ai tempi delle giovanili della Roma, gli aveva proposto 200mila euro, da spartire in tre, a patto che quel match terminasse con una grandinata di gol in favore del Cesena. Farina rispose con un secco «no, non se ne parla». Zamperini finì al gabbio e poi agli arresti domiciliari, mentre Farina, secondo costume italico, venne elevato al rango di “eroe nazionale”. All’indomani, tutti che lo vogliono, tutti che lo cercano. Premi ed encomi, perfino dal presidente della Fifa, Blatter, che lo presentò al mondo dicendo: «Se tutti facessero come Farina, potremmo vedere un futuro migliore». Tutto il calcio italiano in quel momento si è identificato in lui e il Gubbio ha gonfiato il petto nell’accompagnarlo, in qualità di ospite d’onore, alla consegna del Pallone d’Oro e poi nel ritiro della Nazionale, invitato per un allenamento dal ct Prandelli. Luci della ribalta, ma del tutto involontarie. Ancora, richieste di comparsate a show televisivi, declinati, e pressing a tutto campo, arginato, da gente interessata ad averlo almeno una serata ospite del proprio salotto o della propria azienda. Ma Simone non molla di un centimetro. Ringrazia educatamente, chiedendo silenzio: «Ho solo fatto la cosa giusta».Poi tra infortuni e ambasciate federali, parafederali e affini, allo scopo di promuovere la filosofia - semisconosciuta da noi - del fairplay, Farina alla sua prima esperienza in Serie B, lo scorso anno ha collezionato solo 15 presenze con la maglia del neopromosso Gubbio, poi retrocesso in Lega Pro. E qui, la sua storia assume contorni vagamente inquietanti. Dopo cinque stagioni di onorata militanza con i rossoblù, nei giorni scorsi si è arrivati alla rescissione del contratto. Scelta tecnica, si dirà, da parte della società umbra. E la cosa ci può anche stare. Quello che non convince, è che un difensore di 30 anni, di cui dieci abbondanti trascorsi dignitosamente sui campi della vecchia Serie C, a poche ore dalla chiusura del mercato è stranamente disoccupato. Solo una mezza telefonata ricevuta, dall’Ascoli. Poi il silenzio generale, di chi evidentemente «non ha capito che solo avere in rosa un giocatore come Farina, dovrebbe rappresentare un valore aggiunto». È il commento del presidente dell’Assocalciatori Damiano Tommasi che da maggio lo ha voluto nel consiglio direttivo dell’Aic.A dire il vero un’offerta c’è stata, dall’Inghilterra, dove Farina per la sua pulizia morale è noto come “Mister Clean”. Ma a Birmingham non l’hanno chiamato per giocare, bensì per educare al fairplay i giovani dell’Aston Villa. Richiesta quanto meno bizzarra, da chi, come gli inglesi, sono gli inventori del fairplay, no? «Non so cosa pensino i nostri club, dico solo che il caso di Farina è un brutto segnale - continua Tommasi - . Così come è un brutto segno l’aver lasciato andare via Del Piero dalla Juve o il trattamento riservato dal Milan a Paolo Maldini...». Già, ma Farina di Maldini è solo il “sosia biondo”, e a trent’anni, in silenzio, chiede una cosa soltanto: «Voglio continuare a giocare».
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