sabato 26 dicembre 2009
Lo scrittore è morto a Udine, all'età di 79 anni, sopo un lungo periodo di ricovero in ospedale. Divenne famoso e vinse numerosi premi grazie alle saghe legate al suo Friuli e raccontate con quella vena di realismo magico che per molti lo imparenta al grande autore sudamericano Garcia Marquez, da lui del resto tanto amato e difeso.
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È morto a Udine, all'età di 79 anni, lo scrittore Carlo Sgorlon. Lo si è appreso dalla famiglia. Sgorlon, che con i suoi libri ha vinto oltre quaranta premi letterari, tra cui il Supercampiello (due volte, unico tra gli scrittori italiani contemporanei), lo Strega, il Nonino, e per molti anni è stato professore di italiano nelle scuole, è morto ieri sera, verso le 20, al termine di un lungo periodo di ricovero in ospedale. I funerali si svolgeranno martedì 29 dicembre, alle ore 12, nella chiesa di San Quirino, a Udine.Carlo Sgorlon, il popolare scrittore di saghe legate al suo Friuli e raccontate con quella vena di realismo magico che lo imparenta al grande autore sudamericano Garcia Marquez, da lui del resto tanto amato e difeso, era nato nel 1930 a Cassacco, paese di neanche 3.000 abitanti in provincia di Udine, che aveva lasciato per trasferirsi nel capoluogo.Dopo gli studi alla Normale di Pisa e a Monaco di Baviera, hainsegnato lettere nell'Istituto tecnico Zanon di Udine. Autore di grande successo, ha scritto decine di romanzi, di cui due in friulano; ha tradotto in italiano parecchie fiabe friulane; ha vinto i più importanti premi letterari, tra cui il Supercampiello (due volte, unico tra gli scrittori italiani contemporanei), lo Strega, il Nonino. È stato tradotto in varie lingue.La sua narrativa, di tonalità epico-sacrale, è venuta creando via via una vera e propria epopea della sua terra. Nel suo ultimo libro, La penna d'oro, edito da Morganti, Sgorlon ha raccontato senza veli, con ironia e disincanto, se stesso e i suoi rapporti con il mondo letterario, spesso difficili, confessando l'amarezza per il suo isolamento dagli altri scrittori e per non esser stato "ricambiato in forme piene e convinte" da quel Friuli a cui riconosceva la matrice della sua creatività, ma che avvertiva alquanto disattento nei suoi confronti. Il motivo poi lo aveva scritto lui stesso a chiare note: "i friulani hanno molte doti, da me largamente rappresentate - aveva affermato - ma tra esse la magnanimità è molto rara".
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