venerdì 16 aprile 2021
Il 18 aprile 1951 la firma che istituì la Comunità europea del carbone e dell’acciaio, primo embrione dell’attuale Unione Europea. Determinante l’impulso di Schuman, assieme a De Gasperi e Adenauer
Carlo Sforza, Robert Schuman, Alcide De Gasperi e René Pleven a Santa Margherita Ligure nel 1951

Carlo Sforza, Robert Schuman, Alcide De Gasperi e René Pleven a Santa Margherita Ligure nel 1951 - Ansa

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Parigi, 18 aprile 1951, Sala dell’Orologio al Quai d’Orsay. Il cancelliere tedesco Adenauer, i ministri degli Esteri Robert Schuman per la Francia, Carlo Sforza per l’Italia, il belga Paul van Zeeland, l’olandese Dirk Stikken e il lussemburghese Joseph Bech sono riuniti per siglare il Trattato della Comunità europea del carbone e dell’acciaio (Ceca), il primitivo embrione dell’attuale Unione Europea. A meno di un anno dalla celebre dichiarazione del 9 maggio 1950, pronunciata da Robert Schuman, i sei firmatari apponevano la loro firma su un trattato, frutto di intense negoziazioni e che doveva essere sottoposto alla ratifica dei parlamenti dei sei Paesi aderenti. Lo stesso Schuman, il giorno dopo la sua dichiarazione, si era recato a Londra, dove era stata convocata da tempo una sessione del Consiglio Atlantico e aveva approfittato dell’occasione per tentare di convincere nuovamente il collega britannico Bevin a aderire alla nascente Comunità.

In un memorandum di risposta inviato alcuni giorni dopo, il ministro britannico rigetterà la proposta di Schuman «di accettare i principi essenziali e gli impegni» presentati. Schuman è risoluto: affida l’incarico di coordinare i negoziati e di occuparsi prevalentemente della gestione giuridica della governanceal suo consigliere ed amico Jean Monnet («che pilota la barca delle trattative con abilità latina, pazienza cinese e nordica energia », annotta nel suo diario Paolo Emilio Taviani), mentre lui stesso vigilerà per impedire che non vengano alterati i principi da lui esposti il 9 maggio. Le delegazioni dei sei Paesi avevano incominciato i loro lavori il 20 giugno dell’anno precedente. Tra i grandi nodi da scegliere da parte dei diplomatici delle sei delegazioni c’era quello di organizzare in maniera rigorosa il funzionamento della nuova Comunità. Bisognava inoltre scegliere la sede: Schuman propose Saarbrücken per mettere fine alla disputa franco-tedesca sullo statuto della Sarre, ma, di fronte alle riserve di Adenauer, accettò la proposta del lussemburghese Bech d’installare le istituzioni a Lussemburgo, all’eccezione dell’Assemblea parlamentare che si sarebbe riunita a Strasburgo nel palazzo del Consiglio d’Europa.

Altro motivo di dibattito fu la scelta della lingua da usare durante i lavori. I francesi, che avevano gli animi ancora sconvolti per gli scempi compiuti durante la dominazione nazista, dovevano ammorbidire le rivalità dell’opinione pubblica verso l’antico nemico; il governo doveva assicurare gli imprenditori siderurgici, ostili al progetto, della sua validità, mentre i lavoratori delle miniere erano favorevoli. La Germania federale avrebbe volentieri posto il problema della Saar, una regione confinante con la Francia, il cui territorio, ricco di miniere di ferro e carbone, era stato sottoposto dopo l’armistizio ad amministrazione congiunta tra Francia e Gran Bretagna, ma comprese che l’adesione al Piano Schuman avrebbe permesso al Paese di rientrare nella cerchia dei Paesi democratici; creandosi altresì un mercato unico delle materie utili per le industrie di base e così stimolare la sua economia disastrata al termine di una guerra perduta. La delegazione italiana, guidata da Paolo Emilio Taviani, imposta la sua partecipazione alla Ceca con una forte, singolare connotazione europeista. Con la Ceca ai nazionalismi sarebbe subentrata l’idea di interdipendenza e di integrazione fra gli Stati.

De Gasperi dimostrava alcune perplessità perché pensava che l’unità europea sarebbe divenuta effettiva soltanto con la moneta unica o con un esercito comune. Furono Fanfani, Campigli, Ferrari Aggradi, con l’aiuto del “tecnico” Glisenti, a convincerlo della bontà del Piano. Abolendo le barriere doganali, vigilando sul mercato, garantendo la trasparenza dei prezzi, monitorando il rispetto delle regole di concorrenza, l’Italia avrebbe ottenuto notevoli vantaggi economici. Il Belgio, ricco di miniere di carbone, aderisce al progetto di Schuman con convinzione. Ad esso si unisce il governo dei Paesi Bassi. Trova maggiori difficoltà il Lussemburgo, che deve affrontare la netta intransigenza degli industriali siderurgici. Il primo ministro Bech supera questo ostacolo chiamando a far parte della delegazione, che doveva preparare la stesura del Trattato, i rappresentanti della lobby siderurgica del suo Paese.

Nel preambolo del Trattato si riprendono i valori già espressi nella dichiarazione del 9 maggio: «La pace mondiale può essere salvaguardata soltanto con sforzi commisurati ai pericoli che la minacciano… L’Europa è indispensabile per il mantenimento di relazioni pacifiche… L’Europa non si potrà costruire altro che mediante realizzazioni che creino una solidarietà di fatto… e l’instaurazione di basi comuni di sviluppo economico, fondamentale all’elevazione del livello di vita e al progresso delle opere di pace… La Comunità economica [è] la prima assise di una più vasta e più profonda comunità fra popoli per lungo tempo contrapposti da sanguinose scissioni, [essa serve] a gettare le basi di istituzioni capaci di orientare il destino ormai comune». La Ceca diviene così la prima istituzione europea, ma essa sarebbe stata un corpo senza anima «se non fosse stata animata da uno spirito europeo, uno spirito di fraternità fondato sulla concezione cristiana della libertà e della dignità umana». (Robert Schuman). Alcide De Gasperi dirà: «Non bisogna confondere questa occasione, il mezzo, la via per la costruzione, cioè il punto di partenza, con la costruzione stessa, col nostro ideale: l’unità dell’Europa».

Le parti contraenti dovevano firmare il Trattato – di cui alcune pagine erano bianche perché la Tipografia Nazionale francese non aveva fatto a tempo a comporre il testo di alcune modifiche avvenute l’ultima ora – in ordine alfabetico. Fu così che il cancelliere Adenauer fu il primo firmatario. Rientrando in albergo, il cancelliere tedesco trovò una busta con una lettera diretta personalmente a lui. Conteneva la Croce di guerra del padre di una giovane studentessa francese morto in seguito a ferite riportate durante la Prima guerra mondiale. La giovane gli chiedeva di accettare la decorazione come «gesto di speranza in una vera riconciliazione dei due popoli che molto avevano sofferto combattendosi l’uno contro l’altro». Nelle sue Memorie, Adenauer scrive: «Questa decorazione è simbolo per me della profonda e sincera volontà del popolo francese. Mi è molto cara». Il periodo della ratifica da parte dei Parlamenti nazionali fu più lungo di quello intercorso tra una seduta e l’altra delle trattative, più di un anno. Il Trattato entrò in vigore il 25 luglio 1952 e l’Alta Autorità, presieduta da Jean Monnet, s’installò a Lussemburgo il successivo 10 agosto. Si intraprendeva la strada che avrebbe portato all’Unione Europea.

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