Se tutto il resto è social
martedì 5 febbraio 2019

Questa finestra sul cortile sanremese l’abbiamo battezzata con la tecnologica radice dell’APP. Perché qui al Festival, canzonette a parte, tutto il resto è social. Diversi brani in gara, quelli di Silvestri e Negrita in pole, dibattono dell’universo virtuale in cui siamo precipitati tutti.

Virtuale batte scala reale?

L’adulto e adulterato senso di colpa deve fare i conti con la Solitudine post-Pausini. È un mondo difficilissimo, popolato da “chattatori dipendenti”, compulsivi e seriali, come il 16enne silvestriano che graffia le coscienze, perché si sente un recluso, tra scuola e famiglia, e non distingue e non si interroga più su ciò che è reale e ciò che è virtuale. Il Comune di Sanremo, per riportare 130 ragazzi al mondo reale organizza incontri quotidiani e ravvicinati del primo tipo, per conoscere e riconoscere l’universo radio-televisivo.

Reality Claudio

Claudio Baglioni è reale, anzi è un reality showman. Siamo all’anno II a.B con “a.B” che anche per l’APP sta per “avanti Baglioni”. Avanti Claudio. Ha smesso i panni del “dittatore” e con il dolcevita (nero), stile prof. Garattini, si ripresenta chirurgico nelle vesti di “dirottatore artistico”. L’unico dirottamento, per ora, lo fa in sala stampa: nelle pause conferenze si ascoltano solo testi e musica del divo Claudio. Si va da Questo piccolo grande amore a Acqua dalla luna. Si autocelebra ed è il celebrante. Fra’ Baglioni, il «sacrestano del Festival», predica per una «messa cantata meglio possibile nel rispetto della gente». Prima di san Auditel per il prevosto Claudio viene l’«armonia», che però inizia dal golfo mistico dell’orchestra e finisce nel grande mare della serata di Rai 1.

Bisio e Raffaele

Non far rimpiangere i coconduttori Favino e la Hunziker (che riappariranno), è il primo obiettivo, non dichiarato della premiata ditta della risata Clauio Bisio&Virginia Raffaele. «Intanto sono passata dai cinque minuti dell’anno scorso a 25 ore di Sanremo 2019», attacca una Raffaele casta e castigata nell’aplomb della vigilia. Bisio, più sciolto, ricorda che va per «i quarant’anni di carriera. Ho debuttato a teatro nel 1981: Sogno di una notte d’estate di Gabriele Salvatores ». Virginia strabuzza l’occhio alla Giorgiamaura (la sua maschera di aspirante al talent canoro) è classe 1980 e la freschezza atletica si vede e si sentirà. Del resto ci vuole un fisico bestiale per affrontare questo palco, e infatti l’altro Claudio, Bisio confessa: «Sono due mesi che mi preparo come la Pellegrini, non vedo l’ora di tuffarmi». Da uno che su un altro teatro, che non è l’Ariston, ha “incontrato” De Andrè che gli ha ispirato (con gli scritti di Michele Serra) I bambini sono di sinistra, è lecito aspettarsi qualche affondo politico? Per ora Bisio è come Vasco, «c’è chi dice no». Siamo fermi al Bergonzoni extrasanremese che ci ricorda, anche oggi: «La miglior difesa è l’Attracco».

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