sabato 7 agosto 2021
«Se ci illudiamo di divenire creatori di noi stessi, ci riduciamo a macchine. Se formuliamo le domande essenziali accettando i nostri limiti di creature, sapremo rivolgerci al mistero del Creatore»
Damien Hirst, “The Severed Head of Medusa”, 2008. L’opera è esposta nella grande mostra “Damien Hirst Archaeology now”, in corso a Villa Borghese, Roma, fino al 7 novembre

Damien Hirst, “The Severed Head of Medusa”, 2008. L’opera è esposta nella grande mostra “Damien Hirst Archaeology now”, in corso a Villa Borghese, Roma, fino al 7 novembre - Prudence Cuming Associates Ltd / © Damien Hirst and Science Ltd. DACS 2021 / SIAE 2021

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È possibile ibridare computer e essere umano? Cadute le grandi ideologie otto e novecentesche, il mondo sembra pronto a inoltrarsi nel nuovo arcipelago del transumanesimo. Albert Cortina, urbanista e giurista catalano, da tempo avverte sulle molteplici problematiche insite in questi sviluppi e, già autore di diverse opere sull’argomento, ha appena pubblicato, per i tipi dell’Università di Navarra, un libro che parla di transumanesimo e nuovo ordine mondiale, e suona come un accorato appello: Despertad! (“Svegliatevi!”). «Questa nuova ideologia ha molte sfaccettature e – spiega – si diffonde da vari ambienti: centri di ricerca avanzati come la Nasa, alcune università, i guru di Silicon Valley, sino a filtrare nel modo di pensare comune seguendo il filone della nuova utopia: che l’essere umano possa essere liberato dal lavoro, ma soprattutto dai suoi limiti di natura. Che la tecnologia possa sopprimere la sofferenza, allontanare la morte, perfezionare l’organismo e le sue prestazioni, dare agli individui il diritto di decidere sul proprio modo di essere e sul proprio destino. Essere più forti, giungere all’immortalità, trasferirsi nella memoria di computer: queste sono alcune delle prospettive future. Tra i fautori del transumanismo c’è chi segue la tendenza pragmatica dell’eugenetica, chi persegue l’idea dell’ibridazione tra uomo e macchia, chi lo vede come una nuova mistica e immagina di creare il superuomo, superintelligente, di tutto capace. Si tratta del vecchio approccio materialista condito con tecnologia avanzata: poiché dell’essere umano si vede solo il corpo, lo si intende come macchina passibile di continue migliorie».

Che c’entra questo col nuovo ordine mondiale?

Le istituzioni nate nel secondo dopoguerra e articolate in organismi specializzati (Unesco per la cultura, Oms per la salute, e così via) com’è noto risentono non solo dell’apporto degli Stati, ma anche dell’influsso di grandi società private che dominano le nuove tecnologie. In tale contesto si dice vi sia chi aspira a un “ reset” delle relazioni internazionali me-È diate da tali organismi. Siamo nel campo delle ipotesi, ma si consideri la misura in cui l’uso di Internet ha già influito sui rapporti sovrannazionali, e come l’egemonia statunitense sia sfidata e in prospettiva potrebbe essere rimpiazzata dalla Cina con la quale compete nell’esplorazione spaziale, nei supercomputer, nella genetica, nella finanza: tutti fenomeni molto lontani dal possibile controllo democratico della cittadinanza, che invece è sotto il loro influsso. Esistono poteri di estensione globale che hanno la capacità di influire ovunque. S’è visto con la pandemia: l’Oms dava direttive e gli Stati eseguivano. Ci si chiede: c’è una strategia per un controllo globale? Nessuno può dirlo, ma i fatti avvengono come se ci fosse.

Che vi sia competizione con la Cina, non indica piuttosto che non v’è una strategia unica?

Mi chiedo, vista la capacità cinese di ottenere risultati eccellenti in tutti i campi tecnologici mantenendo uno stretto controllo sociale, se questo non suggerisca anche ai guru di Silicon Valley che il modello orientale sia più efficiente di quello occidentale, incentrato sulla pari dignità delle persone. Perché, sia in Cina, sia a Silicon Valley vediamo élite che usano i più avanzati strumenti per esercitare il loro potere.

Di qui l’appello a “svegliarsi”?

In un’epoca di fake news distribuite a destra e manca dai troll, di intelligenza artificiale che opera sui mercati finanziari manipolando ingenti valori monetari in frazioni di secondo, conoscere a fondo la realtà che ci circonda, e che è globale, non è affatto semplice. Dunque, come “svegliarsi” per riappropriarci questa realtà che sembra dipendere da un nuovo Olimpo, separato da noi comuni mortali? Penso a quanto accadde dopo la crisi del 2008: la risposta è stata di carattere economico e ha favorito il consumismo e i guadagni, cioè il vecchio tran tran dell’homo oeconomicus. La crisi pandemica di questi anni invece ci ha isolati nei lockdown, e ci ha messo di fronte a noi stessi. Abbiamo sofferto le nostre limitazioni e la nostra fragilità: ci siamo trovati nelle condizioni di chiederci chi siamo come esseri umani. Credo che questo abbia aperto i cuori alla speranza e questo è un messaggio universale che non lascia indifferenti. Nel corso del confinamento mi sono posto questi problemi e ho scritto i testi, già pubblicati nel sito www.frontiere.eu, raccolti nel volume ora uscito. Per cui penso vi siano le condizioni perché emergano le domande essenziali, non accontentandoci di essere migliori nell’intelligenza, ma desiderando essere migliori nelle virtù. Sulla copertina del volume si vede la mano che offre le due pillole, azzurra e rossa, del film Matrix. L’auspicio è che si scelga di non prendere la pillola che fa dormire, ma quella che aiuta a indagare la realtà e a interrogarsi. Se ci illudiamo di divenire creatori di noi stessi, come il transumanismo vorrebbe, ci riduciamo a macchine. Se formuliamo le domande essenziali accettando i nostri limiti di creature, sapremo rivolgerci al mistero del Creatore. È questa l’unica risposta possibile all’aberrazione trasumanistica.

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