giovedì 1 febbraio 2018
Parla il sociologo Robert Wuthnow che ha appena pubblicato uno studio in cui analizza il sentire religioso e politico del mondo rurale statunitense
Wuthnow: «L'America profonda ascolta Francesco»
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«Negli Stati Uniti, papa Francesco sta restituendo fiducia a molte persone, cattoliche e non cattoliche, in una Chiesa progressista e orientata alla giustizia sociale. È un antidoto a Donald Trump». Ad affermarlo è Robert Wuthnow, uno dei più famosi sociologi delle religioni degli Stati Uniti, che in un libro appena uscito ( The Left Behind. Decline and Rage in Rural America) ha analizzato in profondità il cuore pulsante dell’America rurale. Docente all’università di Princeton, dove dirige anche il Centro per lo studio delle religioni, un paio di decenni fa Wuthnow è stato tra i primi a tracciare le linee guida dell’evoluzione della spiritualità degli americani teorizzando il superamento della tradizionale distinzione tra credenti e non credenti. «All’inizio del XX secolo - ci spiega - quasi tutti gli americani professavano le loro fedi all’interno di contesti cristiani o ebraici. Dalla culla alla tomba appartenevano a una confessione ben precisa e identificabile. Dalla fine del ’900 una fetta crescente di popolazione ha cominciato invece a 'costruire' la propria fede come una sorta di mosaico, attraverso una ricerca complessa e molto personale». Secondo Wuthnow la principale linea di divisione è ormai da tempo tra dwellers( residenti) e seekers( cercatori), e mentre le Chiese si dedicano sempre più ai primi, cioè a chi mostra maggiore lealtà nei loro confronti, sta aumentando in misura esponenziale il numero di coloro che non si sentono legati ad alcuna confessione e concepiscono la fede come un percorso. «Ho prove attendibili che questa tendenza sia proseguita negli ultimi anni e che il divario continui a crescere», precisa lo studioso, il cui ultimo lavoro si concentra invece sulle comunità rurali americane. Nell’arco dell’ultimo decennio un team di ricercatori dell’università di Princeton ha raccolto oltre un migliaio di interviste nei piccoli centri di provincia. Da esse Wuthnow ha realizzato un’approfondita analisi sulla vita e le abitudini degli oltre trenta milioni di americani che vivono in realtà con una popolazione inferiore ai 25 mila abitanti.

Qual è l’immagine dell’America rurale che emerge dal suo studio?
«Gli abitanti delle campagne, dei villaggi e delle cittadine ritengono che il cuore dell’America profonda batta ancora forte all’interno delle piccole 'comunità morali' dove la gente si sente ancora in obbligo nei confronti del vicino, e ritiene di dover preservare le consuetudini locali. Tra quella gente si respira un’indignazione molto forte, che nasce da un misto di paura e rabbia. Paura che le abitudini di vita delle piccole realtà stiano scomparendo, rabbia nel sentirsi costantemente sotto assedio da parte del governo».

Anche per questo ritiene che il razzismo e la misoginia siano ancora così radicati?
Il razzismo e la misoginia non rappresentano gli elementi principali della vita delle comunità rurali statunitensi, tuttavia questi atteggiamenti sono implicitamente (e talvolta persino esplicitamente) ricorrenti perché molte comunità sono ancora in gran parte bianche e anglosassoni, e la struttura economica è patrilocale, ovvero basata sull’usanza secondo la quale i figli maschi continuano a risiedere con le loro famiglie anche dopo il matrimonio, nella casa paterna o nelle sue vicinanze. In molti casi le mie ricerche hanno evidenziato che il razzismo e l’ostilità nei confronti degli immigrati sono connessi ai timori dei rural americans, che vedono il loro modello di vita minacciato. Peraltro nell’arco degli ultimi due secoli, tra il 1810 e il 2010, la popolazione rurale è calata dal 95 al 20%, e ciò contribuisce ovviamente ad alimentare la loro mentalità da assediati. Tuttavia, anche se quasi il 90 per cento della popolazione delle piccole città è bianca, non mi sento di affermare che siano realtà apertamente razziste. C’è piuttosto l’idea che la promozione della diversità sia un’ulteriore intrusione da parte del governo centrale».

Qual è il ruolo della fede nella 'rabbia' e nel 'declino' che descrive nel suo libro?
«Le molteplici identità dell’America rurale sono profondamente connesse con le singole loro comunità locali, al cui interno le chiese svolgono da sempre un ruolo assai importante, che le vede anche lottare contro il declino demografico ed economico di molte aree del Paese. Gran parte di esse stanno riscontrando enormi difficoltà nel tentativo di sostenere i propri sacerdoti e i propri pastori. La preoccupazione nei confronti di questa erosione dei tradizionali modi di vivere è una delle principali fonti di risentimento dell’America rurale».

Da qui anche il voto massiccio dell’America rurale per Donald Trump.
«La maggioranza schiacciante delle contee americane vota da decenni in modo compatto per i candidati repubblicani. Questa tendenza include ormai anche il sud, che è stato tradizionalmente democratico almeno fino ai tempi di Reagan, che negli anni ’80 riuscì a volgere a proprio favore con la cosiddetta 'Strategia del sud'. Quindi non può sorprendere che l’America rurale si sia schierata massicciamente per Trump, e in proporzioni assai più elevate di quanto è successo nei contesti urbani. Bisogna rilevare però che l’America rurale è tuttora divisa tra i sostenitori di Trump, cioè quelli che lo difendono a oltranza e affermano che sia vittima di critiche ingiuste e strumentali, e i repubblicani di centro che preferiscono invece candidati più moderati. Il voto delle ultime presidenziali non è stato solo frutto di uno scontento di carattere economico, ma soprattutto di una minaccia culturale percepita dalla gente, quella cioè di non essere ascoltati dal governo federale».

Cosa pensa della ventata di novità portata da Papa Francesco nella Chiesa cattolica?
«Bergoglio sta riavvicinando alla fede molti americani e sta restituendo fiducia a cattolici e non cattolici, che grazie a lui ricominciano finalmente a vedere una Chiesa progressista e orientata alla giustizia sociale. In particolar modo adesso che l’amministrazione Trump sta evidenziando orientamenti diametralmente opposti».

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