martedì 20 luglio 2021
Collegando 8 telescopi in tutto il globo, gli astrofisici hanno ottenuto le immagini di uno spettacolare getto di plasma
Centaurus A. La foto rivela le emissioni di energia dal buco nero al centro della galassia

Centaurus A. La foto rivela le emissioni di energia dal buco nero al centro della galassia - Wikimedia Commons ESO/WFI; MPIfR/ESO/APEX/A.Weiss et al.; NASA/CXC/CfA/R.Kraft

COMMENTA E CONDIVIDI

Gli astronomi della collaborazione Eht (Event Horizon Telescope) sono andati dritti al cuore di Centaurus A, la galassia più vicina alla Via Lattea, scattando una serie di immagini allo spettacolare getto di plasma emesso dal buco nero che ne è il centro.

Per ottenerle, hanno collegato tra loro otto telescopi in tutto il mondo, dando così vita a un telescopio virtuale delle dimensioni della Terra, e sfruttato anche le 66 antenne del radiotelescopio Alma - nel deserto di Atacama, in Cile – e dell’Osservatorio europeo meridionale. Il getto è prodotto dalla materia mentre precipita nel gigantesco buco nero – che ha una massa milioni di volte quella del Sole – risucchiata dalla sua spaventosa attrazione gravitazione, a cui neppure la luce è in grado di resistere.

Centaurus A, nota anche come NGC 5128, è una galassia lenticolare osservabile nella direzione della costellazione del Centauro: si trova a 11 milioni di anni luce dalla nostra, è la più vicina delle galassie attive e la quinta più brillante nel cielo notturno; il suo centro è una delle più forti radiosorgenti conosciute.

Gli autori dello studio – pubblicato sulla rivista Nature Astronomy – hanno scrutato fino a 0,6 giorni luce di distanza dal buco nero (circa 16 miliardi di chilometri) scoprendo che il getto appare come un doppio cono cavo con bordi luminosi e che ha proprietà sorprendentemente simili a quelle del getto che si trova al centro della galassia Virgo A (anche nota come M87), anch’esso emesso da un enorme buco nero. Virgo A,¬ scoperta da Charles Messier nel 1981, e una delle galassie più grandi conosciute: dista dalla Terra 55 milioni di anni luce e la sua relativa vicinanza ne fa uno degli obiettivi privilegiati della ricerca astronomica.

Il buco nero ospitato nel suo nucleo è stato il primo a venir fotografato, il 10 aprile 2019: fu lo stesso team che ora ha ottenuto le immagini del cuore di Cantaurus A a scattare la foto, sempre con l’identico sistema. La somiglianza dei getti, spiegano gli astrofisici, suggerisce che i buchi neri possano comportarsi in modo simile in una gamma diversa di masse e dimensioni, da quelle più smisurate a quelle più ridotte: l’ipotesi dei ricercatori Eht è che i buchi neri più enormi siano versioni ingrandite delle loro controparti più leggere.


© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI