venerdì 2 luglio 2021
Prosegue la grande opera editoriale di raccolta e documentazione di immaginette sacre avviata da Ino Cardinale. Ora arriva il terzo volume
Una vecchia collezione di santini

Una vecchia collezione di santini - Archivio Ansa

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Parlare di trilogia forse non è del tutto appropriato, tale è la sensazione che i tre corposi volumi di Santi e santini finora curati da Ino Cardinale ancora non esauriscano il materiale a disposizione dell’autore, che dal 2018 offre ad appassionati e curiosi la possibilità di muoversi «tra storia e arte iconografica», e «tra sentimento religioso popolare e antropologia», come annuncia il dettagliato sottotitolo dell’opera. Lo strumento scelto è quello del «catalogo-itinerario», allestito di volta in volta a seconda di un diverso criterio. Se nella prima uscita a fornire la prospettiva erano le 'immaginette' conservate in alcune specifiche collezioni private, nel 2019, in occasione della seconda tappa, era prevalsa la classificazione per temi, in una lunga carrellata che dalla Natività portava a indagare le varie raffigurazioni di Gesù, di Maria e di Giuseppe, oltre che di molti santi, con un occhio di riguardo ai patroni cari alla pietà popolare.

Ora il terzo volume (edito come sempre su iniziativa dell’Assessorato dei Beni culturali e dell’Identità siciliana della Regione Siciliana e dell’associazione culturale 'Così, per… passione' di Terrasini, in provincia di Palermo e sotto l’arcidiocesi di Monreale) si sofferma sulle ricorrenze per le quali vengono solitamente realizzati i 'ricordi': battesimi, prime comunioni, cresime, consacrazioni religiose, ordinazioni sacerdotali ed episcopali, ma anche incontri dell’Azione Cattolica e calendari liturgici tascabili. Garantiscono l’omogeneità del patrimonio preso in esame le coordinate imposte dall’arco cronologico (il termine di partenza è fissato alla fine dell’Ottocento) e dalla delimitazione geografica, che coincide sostanzialmente col territorio siciliano. Non per questo il panorama che ne risulta è meno vario e sorprendente.

Basta soffermarsi su certe soluzioni grafiche adottate attorno agli anni Sessanta del secolo scorso, nelle quali è evidente il tentativo di ricorrere a uno stile di maggiore modernità, assecondando le istanze di rinnovamento tipiche del Concilio Vaticano II. Allo stesso modo, col passare del tempo il 'pezzo unico' artigianale cede tendenzialmente il passo alla personalizzazione di prodotti industriali, ma anche a soluzioni minimaliste, come quella di chi si limita a dare alle stampe una sorta di biglietto da visita con le indicazioni essenziali della ricorrenza.

Neppure in questi casi, però, il santino perde la sua capacità di rappresentare un’epoca. Largamente diffuse già nel Cinquecento, nella loro apparente ingenuità le piccole immagini devozionali sono subito diventate una delle applicazioni più fortunate della stampa, la cui evoluzione tecnica potrebbe essere ricostruita anche sulla base dei soli santini. Nel contempo, ciascuno di essi «è dialogo tra due presenze», «è proiezione di idealità, è affermazione dello sviluppo che vorremmo avere rispetto a quello che siamo», come efficacemente scrive il vescovo di Caltagirone, monsignor Calogero Peri, nella sua nota introduttiva. I santini riaccendono la memoria dell’infanzia, conferma l’assessore regionale Alberto Samonà, e possono diventare testimonianza di fede e di vita.

Illuminante e toccante, in questo senso, il racconto di Beatrice Fazi, la conduttrice di Tv2000 che spiega quanto sia stato importante per lei avere sotto gli occhi un paio di santini mentre affrontava la prova dell’isolamento durante la pandemia.

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