domenica 23 febbraio 2014
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Cala il sipario sul 64mo Festival di Sanremo con la vittoria di Arisa che sbaraglia al televoto la concorrenza con la sua “Controvento”, compreso il favorito Francesco Renga che resta addirittura fuori dal podio, grazie alla votazione mista fra Giuria di qualità e televoto. Nel rush finale a tutto televoto fra i tre finalisti, invece Arisa sale sul gradino più alto del podio, secondo Raphael Gualazzi con The Bloody Beetrots e terzo Renzo Rubino. “State tranquilli, io non mi scompongo” dice tranquilla la cantante ricevendo il premio. “La mia è una canzone pop, Sanremo è un evento pop e quindi forse è giusto così. Vincere Sanremo significherà qualcosa in Italia? Ho partecipato e volevo vincere”. Il premio della critica Mia Martini va invece “Invisibile” di Cristiano De André che vince anche il premio Sergio Bardotti per il miglior testo mentre quello della sala stampa radio.web tv va ai torinesi Perturbazione, una delle sorprese del Festival.. Certo che il miniconcertodi di Ligabue piazzato al centro della gara, si mangia tutti. E’ la prima volta del rocker di Correggio al Festival, ma in fondo è anche uno spot per lo speciale su di lui prossimamente su Raiuno. Ma sia che canti accompagnato dai violini l’intensa “Il giorno di dolore che uno ha” sia che schitarri la sua ultima hit “Il sale della terra” la sua musica è un cazzotto che risveglia il festival dal suo torpore. Iniziato con la biciclettata di Don Matteo che si scapicolla giù per una scalinata per andare a sposare Fazio e Littizzetto “nel nome di Sanremo”. Una gag un po’ sciocchina quella cui si presta Terence Hill, che unisce la tonaca del prete detective alla colt di Trinità. E poi arriva Crozza che rinuncia alla satira politica (se non per qualche battuta e l’imitazione in coda del neopremier Matteo Renzi) per far pace con la platea dell’Ariston che lo contestò un anno fa. Gioca facile il comico puntando il dito contro l’Europa che ci considera un Paese da barzelletta, un Paese che è “in bilico tra la grande bellezza e l’enorme disastro”. “Che cosa sarebbe l’Europa senza gli italiani?” e via con un elenco incontestabile di cose di cui andare orgogliosi, dal Rinascimento e Michelangelo a Meucci, Volta, l’invenzione del violino e del motore a scoppio, anche se Crozza deve infilarci per forza la battuta politicamente corretta “sulle unioni di fatto inventate già nella Genova del 400”. Una cantatina lirica contro la Merkel e via. Non molto originale, in verità. Poi arriva Claudia Cardinale che porta un tocco della classe del cinema italiano che fu. Colpisce invece la performance di Stromae, la star belga di origine ruandese che interpreta il suo “Formidable” come un uomo disperato e ubriaco “per dare voce a chi non ce l’ha”. La finalissima si ricorda anche dei Giovani: le 8 nuove proposte, che hanno visto laurearsi il rapper salernitano Rocco Hunt che canta il riscatto della terra dei fuochi, fanno da cornice alla nomina del vincitore. Come a dire che il futuro della canzone italiana sono loro.​
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