lunedì 17 febbraio 2025
Calato il sipario dell’Ariston, il trionfo di ascolti (67,1% lo share medio delle 5 serate, il più alto di sempre) dà indicazioni alla Rai anche per il futuro. Record anche di ricavi pubblicitari
La premiazione di Olly vincitore della 75ma edizione del Festival di Sanremo

La premiazione di Olly vincitore della 75ma edizione del Festival di Sanremo - Alberto Terenghi / ipa-agency.net

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Dono l’annus horribilis della Rai con defezioni illustri (vedi dopo Fabio Fazio anche Amadeus) e ascolti traballanti su tutta la linea, il Festival di Sanremo 2025 era atteso dai vertici Rai con il fiato sospeso. Un certo ottimismo era trapelato dopo che gli Affari tuoi guidati su Rai 1 da Stefano De Martino avevano cominciato a volare superando anche il 30% di share e surclassando il pur altissimo Ama. Ma Sanremo? Sul quale, ricordiamo, si fanno gli affari per tutto l’anno. Alla prima conferenza stampa in Riviera i vertici Rai e lo stesso direttore artistico Carlo Conti volavano basso, dicendosi soddisfatti eventualmente di pareggiare gli ascolti dell’era Conti 1 (2015-2017) e di non fare caso ai numeri anche perché quest’anno si ripartiva col nuovo sistema auditel della total audience che somma anche gli ascolti dei device mobili oltre che quelli della tv tradizionale. Ma quando questi hanno cominciato a stupire gli stessi organizzatori, i numeri sono stati sottolineati eccome.

In media l'intera edizione del Festival, scorporando la total audience, ha registrato 800mila spettatori in più pari al 67,1%, quasi l'1% in più rispetto all'anno scorso, quindi la media di share delle cinque serate migliore di sempre e l'ascolto medio più alto dal 2000 (12,5 milioni di spettatori) ma anche una raccolta pubblicitaria record di oltre 65 milioni di euro (con un incremento dell'8,5% sul festival 2024).

«I giovani al cuore del successo a questo festival che è anche sempre più digital e social – ha esultato Marcello Ciannamea, direttore intrattenimento Prime Time Rai - Finalmente possiamo celebrare i risultati di questo festival partendo dagli ascolti della serata finale: 13,4 milioni di spettatori pari al 73,1% di share».

«Fin dall’inizio ho accettato questo impegno non come sfida ma per riprendere un lavoro iniziato nel 2015. E' stato facile per questo perché nessuno di noi (anche quelli che lo hanno preceduto, ndr) ha fatto il direttore artistico per se stesso, ma per l’azienda». Conti, come fa spesso usa la metafora calcistica: «Il ct della nazionale quando sceglie i giocatori lo fa per la nazione, per il Paese. Io ho fatto lo stesso come i miei amici che mi hanno preceduto». Conti appare molto soddisfatto. «Spero di averlo fatto bene. I risultati mi pare che dicano che ci facciano sorridere. Il problema vero sarà per chi lo dovrà fare il prossimo anno... ah già, sono io» . La Rai avrebbe già chiesto a lui di mantenerne le redini anche nel 2026 e nel 2027. Davanti a un così grande successo, l’esigenza di portare Stefano De Martino all’Ariston risulta ora molto meno pressante.

In pochi credevano che la formula “educata” scelta da Carlo Conti, nei toni, negli ospiti e nelle canzoni, (mai una sbavatura in scena) potesse funzionare. E invece, evidentemente, Conti è riuscito a intercettare quel desiderio di serenità che ha il pubblico generalista in un momento storico così difficile. E a chi lo attaccava dandogli del “normalizzatore” Conti ha risposto di essere semplicemente uno normale: «Delle volte la normalità da fastidio o è la vera rivoluzione. Ma non credo di aver normalizzato niente, ho fatto solo un festival di Sanremo con delle buone canzoni, spero. Il tempo ce lo dirà». Piuttosto lui definisce il proprio «un festival baudiano, perché Baudo ci ha insegnato a farlo in questo modo, con le sue contraddizioni, con le giurie, con le polemiche. L'ho sempre fatto così, anche nel 2015 e 2016» aggiunge Carlo Conti facendo un bilancio del 75mo festival di Sanremo. «E’ una messa cantata dove si possono inserire delle volte la chitarra elettrica, o l’organo, però è un meraviglioso rito collettivo e ci ha insegnato Pippo Baudo a farlo, e io spero che questo sia stato un festival baudiano nel miglior senso della parola, dove c'è della buona musica soprattutto. Spero che almeno un po' delle canzoni di questi festival possano restare nel tempo, allora sì che abbiamo vinto».

Ma nessuno si aspettava nemmeno la classifica finale del Festival di quest’anno: «Sono rimasto sorpreso di tutte le cinque posizioni. Ad esempio, era tanto tempo che nelle prime cinque posizioni non ci fossero dei cantautori. Quindi un bel verdetto, un bel festival, una bella sorpresa per tutti» aggiunge Conti ospite stasera di Bruno Vespa a 5 Minuti.

Normalità anche sul podio: il bravo ragazzo sportivo Olly che ha vinto con la sua Balorda nostalgia, l’artista alternativo Lucio Corsi piazzatosi secondo con la sua tenerezza e un cantautore di classe come Brunori Sas che ha conquistato il cuore di tutti con la sua gioia di papà. Quarto un giovane uomo che lotta contro la depressione come Fedez e al quinto un figlio premuroso come Simone Cristicchi verso la sua “piccola” madre disabile. Analizzando le votazioni nel dettaglio scopriamo però che, se non fosse stata rivotata la cinquina finale, la classifica globale dell’ultima serata sommata a quelle dei giorni precedenti di Televoto, Sala Stampa e Radio avrebbe visto come vincitore Brunori Sas (il più votato dal Televoto), secondo Olly, terzo Lucio Corsi, quarto Simone Cristicchi e quinto Fedez.

Per quello che riguarda il mercato discografico, occorrerà aspettare un paio di settimane per avere un quadro globale più preciso. Su Spotify del lunedi dopo la finalissima la classifica dei brani piu stremmati vede Balorda nostalgia di Olly in vetta alla playlist con quasi nove milioni di ascoltatori. Scendendo posizioni, la classifica del Festival è in parte ribaltata. A due giorni dalla finale, il secondo più sentito è Fedez con Battito, prossima agli otto milioni ma all’Ariston solo quarta mentre terzo è il “rivale” Tony Effe, con Damme ‘na mano appena 25esima ma terza in questa lista, con 5,3 milioni di clic. E poi Giorgia (La cura per me è a cinque), appena sopra ad Achille Lauro (Incoscienti giovani è a 4,9). Ancora, Rose Villain riscatta il 19esimo posto con il quinto online (Fuorilegge è a 4,5 milioni), poi ci sono Bresh (11esimo in Riviera, sesto qui a 4,3) ed Elodie (4,1).

Il podio dei cantautori è più basso, Volevo essere un duro di Lucio Corsi è la migliore delle tre con tre milioni e mezzo di streaming, Brunori Sas segue a tre, Simone Cristicchi è a 2,7. Ma per questi autori è già un successone, dato che Spotify è una piattaforma frequentata da Under 35 che difficilmente li ascolta. Si confrontano, quindi, due mondi musicali paralleli. Questi artisti di qualità infatti fanno il pienone nei loro live, basta guardare il numero di date di Brunori o i sold out delle tournée teatrali o musicali di Cristicchi. Quindi è probabile che sia quel pubblico più maturo ad essere stato disposto a spendere per votarli al Televoto al festival, ma anche che ci sia una fetta di più giovani che hanno scoperto la bellezza della qualità musicale. Dire che siamo al tramonto dell’urban, sarebbe troppo, ma la classifica festivaliera dà un’indicazione importante alla discografia.

Basta ascoltare il vincitore Olly, alias Federico Olivieri, 23 anni, ex rugbista e laureato in Economia. Uno capace di dire alla stampa che ci deve pensare su una settimana prima di accettare se andare o meno a Eurovision (l’occasione della vita peraltro): «L’unica guerra, l’unica gara che io faccio è sempre solo contro me stesso. Fisicamente posso trarre in inganno perché sono grosso ma nascondo una grande timidezza, che a volte può essere scambiata per diffidenza, da genovese un po' ce l'ho. Ma ho una profonda sensibilità da quando sono nato, sono cresciuto in una famiglia in cui c'era rispetto e amore, e mi hanno insegnato a farmi qualche domanda in più». Anche una canzone, oltre che una tv, più educata talvolta paga.

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