sabato 18 febbraio 2012
​Il Molleggiato, dopo avere attaccato martedì sera Avvenire e Famiglia Cristiana, è tornato sul palco dell’Ariston e ha riaperto il «caso». Per il presidente della Rai Garimberti «si è trattato di una telepredica fuori contesto».
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Celentano non chiede scusa ad Avvenire e Famiglia cristiana, anzi. Arriva sul palco alle 22.40 sulle note rock di Thirteen women e – dopo una bella pausa – attacca: «La corporazione dei media si è coalizzata in massa contro di me. Neanche avessi fatto un attentato. Tra i quattro, cinque che mi hanno difeso mi ha colpito la voce di un prete, don Mario, che ho visto da Mara Venier. Grazie, tu hai capito quello che i vescovi hanno fatto finta di non capire». Ormai è partito: «Io sono venuto qui a parlare del significato della vita e della morte ma soprattutto del dopo. Della fortuna che abbiamo avuto per essere nati. Perché possiamo divertirci a fantasticare sul come e sul dove sarà il paradiso. Tutto quello che desideriamo sulla terra è una microscopica particella in confronto a quello che il Padre ci ha preparato». E ancora: «È di questi temi che dovrebbero occuparsi <+corsivo>Famiglia cristiana<+tondo> e <+corsivo>Avvenire<+tondo>. Loro parlano della politica del mondo, non della politica di Dio». Poi gioca con le parole: «Ho detto "andrebbero" chiusi non che vanno chiusi. Quindi non ho esercitato alcuna forma di censura». La platea si divide. Qualcuno applaude. Qualcuno grida: «Basta, basta». Adriano si rivolge ai critici: «Lasciatemi finire, magari c’è qualcosa di interessante per voi. Io non ho il potere di chiudere un giornale. Ho solo espresso un’opinione. E adesso, se volete, potete fischiare».Ora che si è sfogato, la butta sulla politica con La cumbia di chi cambia, scritta da Jovanotti dove «i funzionari dello stato italiano si fanno prendere spesso la mano, iniziano bene e finiscono male, capita spesso che li trovi a rubare». La platea rumoreggia ancora. Finale romantico in duetto con Morandi nel brano d’amore Ti penso e cambia il mondo. Tutto qui? Sì, tutto qui.Con l’ultimo sermone del Molleggiato e, in secondo piano, la nomina della canzone vincitrice di Sanremo, è calato così il sipario su una delle edizioni più travagliate della storia del Festival. Un "pasticciaccio brutto" sin dall’inizio, dove le logiche dell’auditel hanno superato quelle del buonsenso, invocato venerdì sera dal direttore generale della Rai Lorenza Lei. Dopo il coro di critiche e indignazione suscitate dalle esternazioni di Adriano e nonostante il quasi dietro front di ieri, la settimana prossima il caso Celentano verrà discusso nel cda della Rai. Si parlerà anche di eventuali violazioni al codice etico.Una cosa è certa: l’anno prossimo Sanremo sarà fatto tutto in casa Rai. Via il direttore artistico Mazzi, che ha curato le ultime sette edizioni e che ieri ha dato il suo addio. Ciò che resta di questa edizione è un festival con spunti interessanti e molti momenti volgari (al punto che la comica Geppy Cucciari ha ironizzato: «Gianni, ti spiace se non dico parolacce?»), che ieri sera ha riassunto tutte le sue anime contraddittorie dai baci della coreografia iniziale (con scene – non viste in tv – discutibili).
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