venerdì 16 marzo 2012
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«Potremmo dire: profeta in patria. Finalmente!». Nicola Luisotti sorride parlando della sua nomina a Direttore musicale del Teatro San Carlo di Napoli. Il direttore d’orchestra toscano, classe 1961, si è fatto le ossa in Italia (ha imparato i rudimenti della musica sull’organo della chiesa del suo paese, Bargecchia in Garfagnana, ed è stato assistente di Riccardo Muti al Teatro alla Scala), ma è "esploso" all’estero al Metropolitan di New York, con i Berliner philharmoniker e all’Opera di San Francisco, teatro di cui avrà le redini sino al 2016 e dove è amato al punto che una manager italoamericana ha staccato un assegno da tre milioni di dollari per finanziare nuovi allestimenti a patto che sul podio ci sia Luisotti.«Sono felicissimo di tornare nel mio paese che amo profondamente. Così come sono orgoglioso di essere accettato all’estero come "figlio adottivo". Non siamo alla fine tutti fratelli?». Primo impegno nella nuova veste il 21 marzo con I masnadieri di Giuseppe Verdi. «Un’opera che racconta il disagio di una generazione, quella di Schiller cui Verdi si è ispirato. Gabriele Lavia che firma la regia mette in scena anche dei graffitari per raccontare il disagio giovanile di oggi».Subito un segnale di rottura con la grande tradizione rappresentata dal San Carlo, maestro Luisotti?Attualizzare non significa modernizzare. Sono contro quegli allestimenti che vogliono a tutti i costi creare scandalo: dobbiamo rimettere al centro la musica producendo spettacoli belli, intelligenti, ma rispettosi delle partiture. Essere fedeli alla tradizione richiede impegno, sacrificio, volontà, amore, dedizione, talento, rispetto, disciplina, elementi che rappresentano il segreto per una buona riuscita di progetti importanti.Quali sono i suoi per Napoli?Innanzitutto il San Carlo sarà il solo teatro italiano dove dirigerò l’opera. Onorerò però gli impegni che avevo già preso con il Teatro alla Scala dove il mese prossimo farò <+corsivo>Tosca<+tondo> e nel 2013 Nabucco. Sono qui da una settimana e sono stato letteralmente preso d’assalto da tutte le componenti del teatro: ho trovato una grande voglia di fare musica e mi sono accorto di come la struttura abbia un grande bisogno di una guida musicale stabile. Ora il prossimo passo sarà la scelta di un Direttore artistico che mi affianchi nel lavoro.Come è arrivata la sua nomina al San Carlo?Quando nel 2010 durante i <+corsivo>Carmina burana<+tondo> a Pompei la sovrintendente Rosanna Purchia mi fece promettere che avrei dato "una mano" al San Carlo mai  avrei immaginato che intendesse questo! A dicembre è venuta a Berlino per la proposta ufficiale: la mia reazione è stata di grande sorpresa, poi ho riflettuto e ho detto sì. Certo dovrò cancellare molti impegni già in agenda per garantire una presenza stabile di tre o quattro mesi l’anno a Napoli.E come concilierà l’impegno al San Carlo con quello a San Francisco?Mi dividerò equamente tra queste due istituzioni cercando di creare un ponte culturale tra Stati Uniti e Italia anche sotto il profilo delle coproduzioni che credo siano, specie in tempi di crisi, la via da imboccare per evitare sprechi e abbattere i costi.Che colleghi chiamerà a condividere il podio?Direttori in giro ce ne sono tanti. Ma quelli con personalità sono pochi (tutti sappiamo chi sono) e quelli liberi, poi, sono ancora meno. Dovrò lavorare sulla lunga scadenza per avere grandi musicisti che mantengano alta la qualità nel tempo. I giovani? Ben vengano. Ma solo se hanno la qualità per stare in un teatro come il San Carlo.

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