
Marius Lindvik, saltatore con gli sci norvegese, coinvolto nello scandalo delle tute e squalificato nell’ultima rassegna iridata - Reuters
Povero Johannes Høsflot Klaebo. Ha appena vinto, primo ad esserci riuscito nella storia, sei medaglie d’oro – quattro individuali e due in staffette – ai Campionati mondiali di sci di fondo nella sua città natale, Trondheim, eppure la sua impresa è passata in secondo piano, perché la rassegna iridata di sci nordico è stata archiviata come il Mondiale del doping tecnologico dei saltatori norvegesi. Sui trampolini di Granåsen ha preso forma uno scandalo che per proporzioni e possibili conseguenze ha ricordato quello dei fondisti finlandesi a Lahti 2001. Con la differenza però che ventiquattro anni fa i finnici bararono facendo ricorso all’aiuto farmacologico, stavolta i padroni di casa non si sono recati in farmacia, bensì in sartoria. Sono bastati alcuni pezzi di stoffa e una macchina per cucire per alterare le tute da gara aldilà del lecito e scoperchiare un vaso dal quale ancora oggi scorre acqua marcia. Manipolare una tuta intenzionalmente al fine di trarne vantaggio nella fase di volo per allungare la misura del salto è grave quanto assumere sostanze proibite per migliorare la performance. Pertanto non stupisce che le prime sanzioni in casa Norvegia siano stati pesanti: il capo allenatore Magnus Brevig e il dipendente Adrian Livelten, entrambi coinvolti nei video della discordia, sono stati sospesi, mentre non sono ancora chiare le conseguenze in capo alla federazione di Oslo e ai suoi atleti. Galeotti, per far emergere la torbida vicenda, sono stati appunto dei video amatoriali, cominciati a circolare in rete nella notte tra venerdì e sabato, e poi proposti in tv alcuni minuti dopo il successo di Klaebo nella 50 chilometri di fondo e un paio d’ore prima della gara individuale dal trampolino grande. In quel momento attorno all’arena di Trondheim c’erano 100mila norvegesi colmi di gioia per il trionfo del proprio beniamino, la metà dei quali sul far del tramonto tor-nava a casa vergognandosi per il comportamento disonesto dei propri saltatori. Le immagini – riprese di nascosto da lontano con uno smartphone, evidentemente da chi nutriva già dei sospetti – hanno mostrato come all’interno del box norvegese, dietro una tenda nera, alla presenza del 41enne Brevig, un addetto dello staff stesse manipolando in modo inammissibile le tute da gara, aggiungendo una cucitura illegale e inserendo materiale rigido per ottenere maggiore stabilità e portanza in volo, e soprattutto spostando i microchip dalle tute in precedenza punzonate e autorizzate a quelle illecite. La tv pubblica tedesca Ard è stata la prima a mostrare il video poco prima che cominciasse la gara. Al termine della prima manche Austria, Polonia e Slovenia hanno presentato una protesta alla Fis, ma l’unico norvegese subito squalificato è stato Sundal, perché la verifica effettuata sui microchip – il nuovo sistema introdotto da questa stagione per evitare il cambio tra una serie e l’altra – non aveva rilevato irregolarità nelle tute di Lindik e Forfang. Il tutto mentre il direttore sportivo della Norvegia, Jan Erik Aalbu, dichiarava che il video trasmesso si riferiva alle tute da usare non al Mondia-le, ma nel torneo Raw Air. A gara finita – ha vinto lo sloveno Domen Prevc davanti al vichingo Lindvik, con l’altro padrone di casa, Forfang, quinto – nella casetta dei controlli l’arcano è stato svelato. Gli ispettori della Fis non si sono limitati a verificare la presenza dei chip, ma hanno aperto le tute, svelando la cucitura di una fascia rigida dal ginocchio fino al cavallo. Un comportamento inaccettabile che come immediata conseguenza ha portato all’estromissione dalla classifica di Lindvik, otto giorni prima campione del mondo dal trampolino piccolo, e Forfang. Almeno la fotografia del podio non si è macchiata, il resto invece è stato un susseguirsi di accuse e sospetti. Tanto che all’indomani con le spalle al muro, dinanzi ai microfoni di tutto il mondo, durante un’affollatissima conferenza stampa, Aalbu ha dovuto ammettere la frode: « Abbiamo imbrogliato e non possiamo più convivere con questo peso. Abbiamo deluso coloro che seguono il salto con gli sci, compreso noi stessi. Mi scuso con tutti», sono state le parole choccanti del dirigente scandinavo, che ha poi aggiunto: «Gli addetti ai materiali hanno deciso di utilizzare una filo rinforzato per le tute di Lindvik e Forfang con l’obiettivo di migliorare le prestazioni nella fase di volo. Tutto questo è stato fatto ben sapendo di violare le regole, ma con la certezza che nessuno se ne sarebbe accorto». I due atleti coinvolti si sono detti all’oscuro di tutto, sostenendo che mai si sarebbero lanciati dalla stanga di partenza se avessero saputo di indossare una tuta irregolare. Crederci oppure no? L’impressione è che si sia solo all’inizio e che lo scandalo possa allargarsi. Ormai i controlli umani sembrano non più sufficienti e l’utilizzo degli scanner in 3D appare indispensabile per stanare chi bara. Prossima puntata domani a Oslo, da dove ricomincia la Coppa del mondo, già sapendo che le notizie brutte scacceranno quelle buone, con tanta rassegnazione per l’eroico Klaebo.