Il trino Baglioni di un Festival di Sanremo rap
domenica 10 febbraio 2019

Baglioni, bravo, bis, anzi tris (è pronto il contrattone Rai). Claudio anche a Sanremo 2019, a tratti, è diventato uno e “trino” per reggere al meglio la baracca. Nello sport, squadra che vince non si cambia mai, ma nello spettacolo di arte un po’ “avariata” di nostra sorella tv, impossibile riproporre lo stesso cast per due anni di fila. E così il vecchio tandem Favino-Hunziker diventa un altro momento da nostalgia canaglia.

Una città per cantare

Meglio la musica di una Sanremo che è tornata a essere una città per cantare. La serata dei duetti, soprattutto, ha certificato la buona qualità delle canzoni selezionate dal fine musicologo Baglioni. Almeno l’85% dei brani sono «tanto carucci», avrebbe detto Anna Marchesini. Però, solo due canzoni sopra la media, Argentovivo di Silvestri e Abbi cura di me di Cristicchi e una mina vagante da tenere d’occhio, Achille Lauro e il suo tormentone invernale Rolls Royce.

Ultimo per sempre primo

Mentre andiamo in stampa non c’è dato di conoscere il nome del vincitore, ma al di là del verdetto finale chi è certo di restare in vetta all’indice di gradimento postsanremese è lui, Ultimo. Gli era bastato vincere le nuove proposte 2018 (con Il ballo delle incertezze) per conquistare tanti cuori di panna e palazzetti lontani dalla sua Roma. Il soldout già registrato di recente al Forum di Milano è il segnale che Ultimo è pronto per essere ancora primo.


Il claudicante Bisio

Un risotto giallo alla milanese, ma scotto e senza sale: questo è il piatto scialbo del ricordo che lascia Bisio. Non convince la sua – presunta – comicità che sdraia e mette ko il povero telespettatore. Assai sdraiati anche i suoi autori, a cominciare dall’ex pasionario Michele Serra che ci mette poco Cuore (addio satira) e l’ultimo patetico monologo paterno viene parzialmente salvato dalla fantasia rap di un talentuoso “figliastro”, Anastasio.

Il festival del rap

A proposito di rap, c’è stato un festival nel Festival, quello degli “spaghetti rapper”. Il nostro podio vede al 3° posto il raffinato Ghemon, 2° il “Gascoigne” del genere, il trapper Achille Lauro, ma ribadiamo, il vero rapper puro e crudo fin dal nome è Rancore. Profilo basso, cappuccio in testa da personaggio disegnato da Zerocalcare per nascondersi da quel brutto mondo che c’è la fuori, in cui a volte viene un po’ a tutti il sospetto che «l’unico reato commesso è stato quello di nascere».

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