martedì 19 luglio 2022
Escono gli scritti giovanili del grande filosofo e teologo ebreo autore del saggio "La Stella della redenzione". La critica al pensiero dialettico hegeliano
Franz Rosenzweig soldato nella Grande Guerra

Franz Rosenzweig soldato nella Grande Guerra - Center for Jewish History, NYC

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La “scoperta” di Franz Rosenzweig in Italia è cosa degli anni Ottanta del secolo scorso. Risale dunque a meno di mezzo secolo fa, se si considera che nel 1983 le edizioni Arsenale pubblicarono Das neue Denken, “Il nuovo pensiero” (poi riedito nella raccolta di saggi La scrittura uscito da Città Nuova nel 1991), che Rosenzweig pubblicò quattro anni dopo La Stella della Redenzione (1921). Questo saggio costituisce una risposta all’accoglienza critica rivolta al suo opus magnum, e l’autore lasciò detto che non doveva mai essere ripubblicato come premessa o appendice alla Stella . L’opera maggiore, ancora oggi di ardua, ma affascinante lettura, aveva sostanzialmente una conduzione antiaccademica, vale a dire antihegeliana, ma in una prospettiva che non cancella completamente il debito che l’autore aveva col grande filosofo tedesco. L’idea fondamentale di Rosenzweig, ridotta in soldoni, è che la realtà è infinitamente più grande e più varia del pensiero che potremmo averne.

Ora questa idea, che attraverso la categoria della "rivelazione" innerva tutto il pensiero della Stella, andrebbe riconsiderata proprio alla luce di Rosenzweig inteso come pensatore-ponte fra ebraismo e cristianesimo. Ed è questo che si coglie anche negli Scritti sul Barocco che Marietti 1820 traduce per la prima volta in italiano (pagine 142, euro 17). Sono testi giovanili, quando Rosenzweig aveva poco più di vent’anni e ancora meditava il proprio orizzonte teorico: veniva da Hegel, ma nutriva già una certa insofferenza per l’idealismo (le sue origini ebraiche lo portavano a rifiutare i grandi sistemi e il razionalismo dogmatico), anche se – come ricorda il curatore di questa edizione, Luca Bertolino –, oggi gli studiosi ritengono che la sua dialettica col pensiero hegeliano sia assai meno netta: da molti anni ormai Viktor von Weizsäcker ha precisato che Rosenzweig era coinvolto nel movimento dei giovani hegeliani riuniti nella Badener Gesellschaft, mentre Myriam Bienenstock ha mostrato che l’idiosincrasia verso Hegel si può forse considerare come una mancata interiorizzazione del suo pensiero.

I saggi sul Barocco riuniti in questo volume hanno la forma degli “Appunti diaristici” ovvero sono un palinsesto per un’opera più sistematica, con tanto di sommario dettagliato, che l’autore delinea – come si capisce dalla Conclusione – viaggiando verso l’Italia e sospendendo la riflessione una volta raggiunto il «più meraviglioso paesaggio appenninico di primavera precoce». È, va detto, un indice svolto in forma rapsodica che tocca ambiti come quello musicale (Bach), le arti figurative (Michelangelo, i fiamminchi, Rembrandt), la filosofia (Spinoza, Leibniz, Herder e Goethe, Kant, Fichte, Schelling, Hegel), le scienze, lo Stato (governo, scopi, idea e miti fondativi), la poesia con il perdurante riferimento all’autore che fu uno dei suoi caposaldi formativi, Goethe; e ancora affondi sulla politica con Napoleone, Federico II, Bismarck... Si sarà compresa l’ampiezza dell’orizzonte, come soltanto in una giovane mente geniale può accadere senza il sospetto della presunzione e dell’eccesso di autostima.

Francesco Paolo Ciglia nota nella postfazione che si tratta «di una sorta di spericolato surf storicoculturale » ovvero «di uno squarcio storico veramente impressionante sulla rete fittissima di un acceso dibattito multidisciplinare, che era in pieno svolgimento nella Germania dell’epoca». Testi non privi di terminologie e articolazioni impegnative per il lettore, dove il tema ricorrente è la critica del Barocco come Zusammenfassen, alla lettera “afferrare mentendo insieme”, che può essere inteso come tentativo di riassumere e “portare a sintesi” o, ancora, «“ridurre a unità” la massa dei fenomeni naturali e/o culturali». In pratica, riempire stipando all’inverosimile tutte le esperienze e le realtà «nella forma di un sistema» (ecco l’antipatia verso Hegel). Barocco è far discendere «tutto da una cosa sola», cioè dalla volontà di potenza del pensiero, la tirannia di tenere sotto controllo quella meravigliosa fonte di diversità e varietà che è la vita, «per poi spacciare il risultato di questa operazione per la totalità del reale stesso». E questo passaggio – come ricorda Ciglia – è il punto di contatto di questi scritti giovanili con La Stella della Redenzione: straordinaria opera che proietta lo sguardo oltre i “grandi racconti” della filosofia moderna e – non si dimentichi – venne scritta da Rosenzweig durante la Grande Guerra annotando spesso le sue riflessioni su cartoline postali. Una difesa appassionata e intellettualmente fortissima che realizza, conclude Ciglia, «una forma di sistematicità nuova e diversa, che rimane eternamente con le porte aperte “verso la vita”».

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