sabato 15 gennaio 2011
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La vita di Giuseppe Toniolo, che nasce nel 1845 e muore nel 1918, attraversa tutto l’arco di sviluppo di quello che siamo soliti chiamare movimento cattolico. Ma lo attraversa con una specificità che rende la sua figura unica e peculiare nella folta galleria dei protagonisti di quegli anni. Così come, pur essendo nato e cresciuto nel Veneto, egli esprime esigenze che hanno poco in comune con l’attivismo e l’intransigenza tipici del cattolicesimo della sua regione. Toniolo fu per tutta la vita uno studioso, e uno studioso di grande valore, in contatto con le punte più avanzate della cultura europea. Il suo apporto al cattolicesimo italiano fu quindi soprattutto di natura intellettuale, utile e fecondo proprio perché riuscì a sopperire alle carenze di una realtà che fu sempre ricca di entusiasmo e di iniziative, ma povera di autentiche ragioni fondanti, come si fece notare, quasi impietosamente, durante il congresso degli scienziati cattolici europei svoltosi a Friburgo nel mese di agosto del 1897.Tuttavia, se Toniolo fosse stato soltanto uno studioso da tavolino, il suo nome non sarebbe sopravvissuto fino ad oggi, né la sua figura sarebbe giunta al traguardo della beatificazione. A dargli forza, concretezza e spessore sono state altre doti. Due in particolare: da un lato la capacità organizzativa, che gli permetteva di calare le sue intuizioni nel concreto delle situazioni storiche; dall’altro la profonda spiritualità, la fede incrollabile, l’illimitata devozione alla gerarchia ecclesiastica. In Toniolo si ritrovano insomma riassunti, nella forma più alta, gli aspetti migliori del cattolicesimo italiano otto e novecentesco. Laureato a Padova, allievo dei migliori studiosi di scienze economiche, da Angelo Messedaglia a Luigi Luzzatti a Fedele Lampertico, professore di Economia politica prima all’Università di Modena e poi in quella di Pisa, egli seppe fondere fin da giovane in un caldo amore patrio il rigore scientifico che gli veniva all’ambiente universitario e lo zelante cattolicesimo che gli aveva trasmesso la famiglia. Per questo non ebbe mai rapporti facili con l’Opera dei Congressi di stampo ruvidamente papalino e intransigente che si sviluppò nel Veneto, soprattutto quando ne divenne presidente Giambattista Paganuzzi.Negli anni di fine Ottocento il professore pisano fornì il meglio di sé prima fondando l’Unione cattolica per gli Studi sociali e poi dando vita, nel 1893, alla "Rivista internazionale di scienze sociali e discipline ausiliarie". Al modello associativo clericale, di scontro, portato avanti da Paganuzzi, Toniolo implicitamente contrapponeva un’organizzazione più flessibile, fin da allora consapevole che i cattolici non potevano sfuggire al problema storico della costruzione della società italiana, né arroccarsi nella cittadella assediata della Questione romana. Il suo Programma dei cattolici di fronte al socialismo (1894) nasceva appunto da questa preoccupazione, unita allo sforzo di indirizzare verso uno sbocco costruttivo la forte carica antiborghese del cattolicesimo ruralista italiano. Molte idee che costituiranno poi il programma del popolarismo sturziano sono anticipate da queste riflessioni tonioline, fuse in un singolare impasto di arcaicità, modernità e potmodernità, che avrà un influsso profondo anche su Amintore Fanfani, come è stato rilevato nel corso del convegno romano del 2009 dedicato allo statista aretino.Al volgere del nuovo secolo, negli anni difficili della crisi modernista, Toniolo riuscì nel non facile compito di rimanere fedele tanto alla gerarchia ecclesiastica quanto alla sua vocazione di uomo di studio. Vicino al cardinal Maffi ma anche ad Achille Ratti, il futuro Pio XI, che fu collaboratore di spicco della "Rivista internazionale di scienze sociali", corrispondente assiduo dell’arcivescovo di Bruxelles Desiré Mercier, non seppe frenare le intemperanze di Romolo Murri e accettò da Pio X l’incarico di elaborare la ricostruzione delle forze cattoliche dopo lo scioglimento dell’Opera dei Congressi. Nacquero così gli Statuti di Firenze (1906) che prevedevano tre Unioni: popolare, economico-sociale ed elettorale. In buona sostanza, si tratta dell’embrione della futura Azione cattolica. Molto defilato rispetto alla politica del clerico-moderatismo (non ebbe mai simpatie per l’impegno politico diretto, che sarà invece il tarlo roditore di tutti i successivi sviluppi del cattolicesimo organizzato), fu invece il principale ispiratore delle Settimane sociali, la cui prima edizione si tenne a Pistoia nel 1907. In cima ai suoi progetti c’era sempre la linea della cultura, l’idea che il cattolicesimo italiano dovesse puntare sull’incontro dei saperi e non sullo scontro dei poteri. Proprio quest’anno in cui ricordiamo il centocinquantenario dell’unificazione, la figura un po’ demodè di Toniolo, con quel volto ascetico e la gran barba francescana, è più attuale di quanto non immaginiamo.Il suo sogno era di far nascere in Italia un istituto di studi superiori che ponesse fine allo stato di inferiorità del cattolicesimo. Cioè una vera e propria università. Il progetto, come sappiamo, andrà a buon fine dopo la guerra ad opera di Agostino Gemelli. Ma questi non sarebbe mai giunto in porto senza la seminagione toniolina, senza l’incoraggiamento e i suggerimenti che il professore pisano aveva cominciato a dare al giovane francescano quando questi era ancora fresco di conversione e praticamente sconosciuto. Ben a ragione, dunque, nel 1919, un anno dopo la sua morte, gli fu intitolato l’Istituto di studi superiori da cui trasse origine l’Università Cattolica del Sacro Cuore.
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