martedì 18 marzo 2014
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La voce di Roberto Mussapi, per vivificare la Via Crucis poetica di Mario Luzi. I brani d’organo interpretati da Ermanno Codegoni, per ritmarne il respiro. E la “Croce di luce” brillata dalla mente di Marco Nereo Rotelli, per sublimare quel simbolo in una sorgente di energia visiva. Questo ha voluto la “Scuola della cattedrale”, nei giorni scorsi, in collaborazione con l’Associazione “Mario Luzi poesia nel mondo”: una serata multimediale nel Duomo di Milano dominata dalla “Passione di Cristo” scritta su invito di Giovanni Paolo II, una meditazione che all’inizio dei 40 giorni in preparazione della Pasqua aprisse contemporaneamente la serie dei “Quaresimali” e le celebrazioni per il centenario dalla nascita di Luzi. Luzi, «che ha cercato la parola e la testimonianza nella sua esistenza di profeta», come ha detto monsignor Gianantonio Borgonovo, arciprete del Duomo di Milano. Luzi, la cui opera è «un dialogo dell’unico protagonista, Cristo, rivolto al Padre», ha ricordato Armando Torno, giornalista appassionato del rapporto tra religione e modernità. Terminano le presentazioni, Mussapi sale all’ambone. Nel buio del presbiterio, ecco la proiezione da cui sfolgora la croce. «Io dal fondo del tempo ti dico: la tristezza del tempo è forte nell’uomo, invincibile». Dal luogo della Parola fluiscono le parole, e l’ombra della voce recitante anima come plumbeo fuoco il luogo del sacrificio. Dietro l’altare, improvvisamente la croce s’infiamma di un rosso vivo. Una croce “moderna e spaziale”, spiegherà Rotelli a margine della serata. Una croce scaturita «dalla riflessione sul luogo». Ma, soprattutto, una croce «che trova forma nella mia vici-nanza all’autore quando scriveva la sua Via Crucis»: ed eccola svelata per la prima volta ai milanesi, in quell’inarrestabile metamorfosi di luci, colori, simboli aperti. E disegni che lo stesso autore produce in diretta, lì, con una lavagna luminosa, a rappresentare che «la croce – spiegherà Borgonovo – incrocia sempre la nostra storia». Brilla sul Duomo, genera consapevolezza e speranza: «L’offesa del mondo è stata immane. Infinitamente più grande è stato il tuo amore. Noi con amore ti chiediamo perdono. Amen». Viene distribuito il testo di Luzi, pubblicato per l’occasione: è un dono del curatore, quel Paolo Andrea Mettel che presiede l’associazione nata nel ricordo del poeta. L’organo accompagna. È quasi un rito, una traditio. Si accendono le luci. Ma la “Croce di luce” continua a brillare.
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