domenica 8 maggio 2022
A 100 anni dalla grande scoperta arriva nelle sale italiane il lavoro che ne ripercorre il mito e la storia L’egittologo Zhai Hawass: «Fui il primo a fare una Tac alla mummia»
L’archeologo Zhai Hawass nel doc 'Tutankhamon. L’ultima mostra'

L’archeologo Zhai Hawass nel doc 'Tutankhamon. L’ultima mostra' - Laboratoriorosso

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«Fra il profondo silenzio, la pesante lastra si sollevò. La luce brillò nel sarcofago. Ci sfuggì dalle labbra un grido di meraviglia, tanto splendida era la vista che si presentò ai nostri occhi: l’effige d’oro del giovane re fanciullo». È il 26 novembre 1922 quando l’archeologo ed egittologo britannico Howard Carter getta per la prima volta lo sguardo nella camera sepolcrale della tomba del faraone Tutankhamon. La stanza è stracolma di oggetti e praticamente intatta e si appresta ad entrare nella leggenda.

Cento anni fa (per l’esattezza il primo gradino della tomba fu scoperto il 4 novembre) tornava a nuova vita nella Valle dei Re il giovanissimo faraone della XVIII dinastia del Nuovo Regno, figlio del faraone “eretico” Akenhaton, morto intorno al 1323 avanti Cristo a soli 19 anni. Una epopea che rivive ora appassionante e ricca di dettagli inediti al cinema (il 9, 10 e 11 maggio), grazie al docufilm Tutankhamon. L’ultima mostra , diretto da Ernesto Pagano e prodotto da Laboratoriorosso e Nexo Digital.

Il documentario intreccia la storia del faraone e del suo tempo, la scoperta di Carter e i suoi riflessi sulla società del primo Novecento e il presente delle mostre e degli studi sull’Antico Egitto. L’occasione è quella dello spostamento di 150 oggetti del tesoro di Tutankhamon per la più grande mostra internazionale a lui mai dedicata che il fotografo Sandro Vannini (massimo esperto dell’Antico Egitto), ha seguito in esclusiva mondiale: l’ultima mostra in assoluto dedicata al tesoro, interrotta nel 2020 dal Covid, perché per volere del governo egiziano ora questo patrimonio immenso diverrà inamovibile dal Cairo.

A guidare lo spettatore, la voce di Manuel Agnelli, sin da giovanissimo appassionato di Antico Egitto. Scopriremo questa storia attraverso i dipartimenti dell’area restauro del nuovo Grand Egyptian Museum di Giza, ancora chiuso al pubblico, e il Museo Egizio di piazza Tahrir del Cairo, dove – in occasione della mostra King Tut. Treasures of the Golden Pharaoh – osserveremo gli oggetti del tesoro del faraone e i passaggi più impegnativi del loro spostamento. Grazie a materiali fotografici e cinematografici originali raccolti tra archivi privati, il Metropolitan Museum di New York e il Griffith Institute di Oxford, gli spettatori potranno rivivere i momenti più emozionanti della scoperta di Carter oltre a un affascinante viaggio tra mondo terreno e ultraterreno. Il racera conto storico arriva ai giorni d’oggi quando il celebre archeologo Zahi Hawass, Ministro delle Antichità Egizie fino al 2011, trasformò il ragazzo d’oro in un ambasciatore d’Egitto nel mondo. «Perché Tutankhamon è diventato una star? – racconta Zhai Hawass, che è anche un popolarissimo divulgatore, ad Avvenire in collegamento dal Cairo –. Howard Carter trovò 5398 oggetti, gli scavi durarono 10 anni e tutti i giorni per 10 anni anni c’erano notizie su quello che venne soprannominato “King Tut”, sugli scavi, sull’oro. Questo ha colpito l’immaginazione delle persone in tutto il mondo e continua a farlo».

Fu Hawass a fare effettuare per la prima volta una Tac alla mummia del faraone per indagarne le cause della morte, immagini mostrate in esclusiva nel docu-film. «La prima volta che ho incontrato Tutankhamon faccia a faccia è stato il più bel momento della mia vita. Dopodiché, mi sono appassionato a trovare le origini della sua famiglia – aggiunge l’archeologo –. Ho scoperto dal Dna che Akhenaton il padre di Tutankhamon e Amenofi III era il nonno, abbiamo trovato le mummie della nonna e della mamma. Adesso stiamo cercando la mummia della regina Nefertiti, moglie di Amenofi IV, e stiamo cercando la tomba di sua moglie per completare l’albero genealogico».

Anche sulla morte del giovanissimo faraone Hawass ha fatto scoperte determinanti: «Ho scoperto attraverso la Tac che Tutankhamon aveva una frattura nella gamba sinistra – rivela –. Si tratta di un incidente che gli è successo due giorni prima di morire. Stiamo investigando se Tutankhamon ha avuto un’infezione o no, perché confermerebbe che è morto in un incidente». Intanto l’archeologo ha appena scoperto una grande città sepolta intorno al tempio di Deir-El Medina da dove, sostiene, arriverebbero i manufatti della tomba reale. Il documentario mostra anche la drammatica irruzione durante le sommosse del 2011, di alcuni ladri nel Museo del Cairo. «Io ero lì il giorno dopo.

Per fortuna il museo era al buio e le stanze dell’oro e delle mummie chiuse. Hanno rubato solo 54 oggetti ed io li ho recuperati tutti» spiega l’archeologo che preannuncia che per il centenario pubblicherà un importante libro fotografico con Sandro Vannini e terrà una grande conferenza a Luxor. «Inoltre ho scritto il soggetto per l’opera lirica Tutankhamon, composta dal maestro italiano Luca Zimbone su libretto di Francesco Santocono – annuncia –. Debutterà il 5 novembre al tempio di Hatshepsut a Deir-el-Bahari».

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