sabato 5 marzo 2011
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«Un film bello è sempre morale. Un film immo­rale può essere interes­sante, ma non bello». Con queste pa­role del critico cinematografico di Av­venire Francesco Bolzoni, scompar­so giovedì sera, l’Osservatore Roma­no apre l’articolo che lo ricorda con af­fetto. I funerali di Bolzoni si terranno oggi alle 11 nella chiesa di San Pietro in Montorio a Roma. «Sincero e aper­to, diretto e generoso. Un caratterac­cio dalla fede sobria e profonda, ma aliena dalle mezze misure e dai cerchiobottismi di comodo, oggi tanto in voga» scrive il quotidiano della San­ta sede cui fa eco anche Radio Vatica­na.Ricordano con affetto Bolzoni anche i grandi registi come Ermanno Olmi: «Era un vero galantuomo mai venu­to meno al suo impegno e rigore. Era un critico equilibrato che non si fa­ceva influenzare dalle collocazioni di parte. Con i lavori deboli non ha mai lasciato filtrare malanimo. Come di­rebbe Papa Giovanni era un uomo che univa anziché separare». E mentre A­lessandro D’Alatri parla di «una brut­ta notizia per il mondo del cinema», Pupi Avati rimpiange «un grandissimo amico, uno dei pochi critici che, pro­prio perché cattolico, vedeva nei miei film qualcosa che andava oltre, il ten­tativo di raccontare il senso della vi­ta, la famiglia. Le sue recensioni ave­vano una marcia in più». Avati è triste davanti «all’ecatombe dei migliori cri­tici italiani. Ora spesso si giudicano le opere con leggerezza e incompeten­za. Francesco non solo era sensibile, colto e sincero, ma anche responsa­bile». «Di lui mi hanno sempre colpi­to il rigore, la serietà, la lucidità di giu­dizio senza mai dismettere il suo o­rizzonte culturale cattolico, ma anche la libertà senza pregiudizi» dice mon­signor Dario E. Vigano, presidente della Fondazione Ente dello Spetta­colo, e direttore della Rivista del Cinematografo di cui Bolzoni «era una firma importante, un esempio per i giovani». Per Alberto Barbera, diret­tore del Museo del Cinema di Torino «Bolzoni è una figura di critico im­portante e di riferimento per quell’a­rea cattolica che ha espresso nel do­poguerra personalità significative che hanno lavorato nell’interesse del va­lore sia spirituale che sociale dell’ar­te cinematografica. I suoi testi sono importanti per l’approccio scrupolo­so, meticoloso e attendibile». Il decano dei critici italiani, Gian Lui­gi Rondi, presidente dell’Ente David di Donatello e del Festival del cinema di Roma, si commuove. «Era un ca­rissimo amico che ho sempre molto stimato come critico: era preciso nel­le sue informazioni, attento e sempre molto equilibrato. Nei suoi giudizi non si faceva mai fare velo da pregiu­dizi di qualsiasi tipo, pur esprimen­dosi con totale libertà: ha sempre os­servato quei principi cattolici che a lui e a me sono stati sempre partico­larmente cari». Sarà ai suoi funerali Enzo Natta, critico cinematografico di Famiglia Cristiana: «Conosco Fran­cesco da 50 anni. Anche se non sem­pre eravamo d’accordo, abbiamo sempre combattuto insieme per l’im­pegno dei cattolici nel cinema. La no­stra idea comune erano il cinema del dialogo e la qualità».
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