giovedì 19 maggio 2011
Stanziati 8 milioni di euro per sei puntate. Al critico vanno 200 mila euro a trasmissione. Se venisse confermato lo stop del programma avrebbe preso circa 7.142,80 euro al minuto.
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Sgarbi avrebbe fatto flop in prima serata su Raiuno, lo sapevano quasi tutti gli addetti ai lavori. Eppure l’ex dg della Rai gli ha offerto un contratto complessivo di 8 milioni di euro per sei puntate «che dovevano riequilibrare il panorama televisivo». Flop doveva essere e flop è stato: 8.27% di share, 2 milioni e 64 mila spettatori. Un’inezia per Raiuno, a quell’ora. Un’inezia per il budget speso.«Dovevo andare su Raidue, in seconda serata, come mi aveva detto il mio amico Lucio Presta (potente agente tv - ndr)» ha ammesso ieri il critico. «Non credo alla congiura: è stata tutta colpa mia, ho osato troppo. Il mio programma è morto, ma non io non sono morto». Respinte le accuse di avere ricevuto come sindaco di Salemi pressioni dalla mafia, Sagrbi pare sia sia consolato, ricordando una "piccola" clausola del suo contratto. Quella che prevede che la Rai gli paghi, in ogni caso, l’intero cachet personale. Un "dettaglio" che vale 1 milione di euro. In pratica, per la prima e unica puntata di Ci tocca anche Vittorio Sgarbi, il critico è come se avesse percepito 7.142,80 euro al minuto.«Il tempo dei telepredicatori è finito – afferma Luca Borgomeo, presidente dell’associazione di telespettatori cattolici Aiart –. La nuova direzione della Rai inizia col piede giusto. Va bene dunque la sospensione, anche se rimane il rammarico per i soldi spesi dei contribuenti». I quali, beffati come cittadini, sono stati anche redarguiti dal critico come telespettatori. «Hanno preferito Chi l’ha visto? dove si parlava della signora Melania e della morte alla difesa del paesaggio, alle mille polemiche che ho fatto in difesa della bellezza che è devastata». Inevitabile l’affondo su ascolti e qualità. «La Rai ha fatto bene a chiudere il programma, perché loro ragionano sullo share e non sulla cultura. Mi pare giusto parlare una volta all’anno di cultura...».Uno sbaglio, bontà sua, Sgarbi lo ammette: «Ho personalizzato troppo la prima puntata». Poi, amaro, commenta: «Se diamo solo cose compiacenti al pubblico facciamo diseducazione. Io sono come la famosa terza pagina dei giornali di una volta, la pagina della cultura». E ancora: «Avrei dovuto forse fare una trasmissione su Berlusconi? Da lui sono stato a fare un brindisi, con gli autori, dopo il programma, perché è un amico». Cosa ci fosse da festeggiare però non l’ha capito nessuno.E se la Regione Puglia «ha dato mandato ai propri uffici legali di procedere, in tutte le sedi opportune, contro la Rai e contro Vittorio Sgarbi e Carlo Vulpio per i contenuti di diffamazione e calunnia presenti nella trasmissione», la politica – dentro e fuori la commissione vigilanza della Rai – si interroga: «Quanto costerà il suo flop?»In attesa di saperlo, arriva un ultimo messaggio di Sgarbi: «Tornerò in prima serata». Una promessa o una minaccia? Probabilmente, una mezza verità. Per evitare di buttare a mare altri soldi, Raiuno sta infatti pensando di spostare il programma in seconda o terza serata. Lo vuole il Pdl, Sgarbi lo spera. Anche se i conti non tornerebbero lo stesso.
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