venerdì 17 novembre 2023
La ricerca di verità e bellezza, racchiusa nelle pagine di un libro o in un dipinto ci permette di riconnetterci con il divino che risiede in noi
“San Martino dona il mantello”, dal ciclo della cappella di San Martino nella Basilica inferiore di San Francesco d’Assisi

“San Martino dona il mantello”, dal ciclo della cappella di San Martino nella Basilica inferiore di San Francesco d’Assisi - Archivio

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La ricerca di verità e bellezza, racchiusa nelle pagine di un libro o in un dipinto, ci permette di riconnetterci con il divino che risiede in noi In un affresco avvolto da una luce mistica, realizzato da Simone Martini nel 1.312 nella Basilica inferiore di Assisi, l’artista immortala un momento sospeso nel tempo: San Martino, un fiero cavaliere in armatura, si ferma improvvisamente. Con una spada in mano, taglia metà del suo mantello e, volgendosi indietro, lo offre a un mendicante tremante dal freddo. Questo atto va ben oltre un semplice gesto di generosità. Esso corrisponde piuttosto ad una profonda conoscenza intima e intuitiva. San Martino, infatti, non agisce soltanto con la mente, ma si apre a una verità autentica e profonda. Questa forma di conoscenza va oltre la mera logica, toccando l’essenza delle cose. Quel “ritorno”, simboleggiato dal gesto di San Martino che si rivolge al bisognoso, è un rinnovamento continuo dell’essere e una riscoperta della fonte della verità.

Il suo gesto non mostra solo generosità, ma è una manifestazione sincera del religioso, unendo mente e cuore in un’esperienza che va oltre la pura conoscenza e ci riporta alle nostre radici più profonde, all’incontro con il divino. Nel volume Ritrovare l’Umano. Nell’arte, nella letteratura, nella filosofia (Oligo, pagine 128, euro 16,00) Ildebrando Bruno Volpi, Enrico Garlaschelli e Roberto Maier si chiedono se esista ancora un legame tra spiritualità, arte, letteratura e filosofia. Roberto Maier, nel suo saggio, menziona la postura del “ritorno”, incarnata da San Martino, introducendo una riflessione sul ruolo cruciale della letteratura nell’approfondimento della fede. Maier sostiene che la letteratura sia essenziale nell’approfondire tale dimensione, sottolineando la ricchezza narrativa del Vangelo: « Non tutti i cristiani – scrive – sono chiamati a essere teologi, ma nessuno che proclami “Gesù è Signore” può farlo senza essere stato l’ascoltatore o il lettore del grande racconto della storia di Gesù». Questo punto di vista sottolinea l’importanza di nutrire una fede consapevole attraverso la lettura e la meditazione delle storie. Queste parole trovano una risonanza nella introduzione del volume di Silvano Petrosino, il quale sottolinea l’importanza di questa ricerca di autenticità e verità nella letteratura, affermando che «è uno dei luoghi per eccellenza ove vengono salvaguardate alcune testimonianze essenziali relative al particolare modo di esistere dell’uomo».

La letteratura, quindi, diventa un santuario per le storie umane, un luogo dove le esperienze individuali sono custodite e valorizzate. Si tratta di trovare quel particolare assemblaggio di parole che riesca a catturare e trasmettere con precisione l’essenza dell’esperienza umana, rendendo giustizia alla complessità e alla profondità della vita di ciascun individuo. Attraverso questo impegno costante e meticoloso nella scelta delle parole, la letteratura si sforza di raccontare le storie umane nella loro forma più pura e autentica, contribuendo a preservare l’unicità di ciascun individuo e a far risuonare la loro voce nel coro polifonico dell’umanità. Il saggio di Ildebrando Bruno Volpi si pone l’obiettivo di esplorare la connessione intrinseca tra l’elemento estetico e l’esperienza religiosa. Volpi, prendendo le mosse dalle riflessioni di Sequeri, mette in luce l’importanza cruciale della dimensione sensibile come mediatrice nella formazione dell’interiorità. La bellezza e l’arte sono viste non semplicemente come decorazioni esterne della vita, ma come componenti fondamentali che contribuiscono attivamente alla costruzione della nostra coscienza spirituale, facendo da ponte tra il mondo materiale e quello spirituale. Questo processo di conoscenza non si limita alla semplice accumulazione intellettuale, ma implica un’immersione attiva e partecipativa nelle esperienze, un cammino di esplorazione che porta a una comprensione più autentica e profonda di noi stessi e del mondo che ci circonda.

Il viaggio di comprensione della dimensione estetica e spirituale dell’esperienza umana proposto da Volpi - ed ulteriormente approfondito nel saggio di Enrico Garlaschelli - culmina con un appello a rivedere e rinnovare il nostro modo di relazionarci con il mondo e con gli altri. In questo contesto, le riflessioni di Romano Guardini diventano centrali, invitando a un cambiamento radicale nella percezione e nell’approccio alla realtà. Si tratta di aprirsi a nuove prospettive, di riconoscere e valorizzare il potenziale creativo intrinseco in ognuno di noi, fino ad ora soffocato da un approccio alla vita troppo rigido e conformista. Le tematiche esplorate in Ritrovare l’umano si distinguono per la loro profondità e risonanza. Originati da interventi in un convegno internazionale, i tre saggi inclusi nel volume sono ricchi di citazioni e riferimenti bibliografici, adattandosi meglio a una rivista scientifica specializzata, dove il loro pregio accademico avrebbe potuto risplendere appieno. Così come l’affresco di Simone Martini cattura l’essenza del gesto di San Martino, unendo il materiale all’immateriale, il volume Ritrovare l’umano ci invita a ritrovare l’essenza profonda dell’esistenza umana attraverso l’arte, la letteratura e la filosofia. Questa ricerca di verità e bellezza, racchiusa nelle pagine del libro, è un appello a tornare alla nostra vera natura, a riconnetterci con il divino che risiede in ognuno di noi e a riscoprire la sacralità dell’esperienza umana.

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