mercoledì 7 febbraio 2024
Nel film del 2022 il regista ha rappresentato il sogno di Dante che si esprime attraverso lo sguardo di Beatrice. Ora racconta il suo rapporto personale con il Poeta
Il regista Pupi Avati

Il regista Pupi Avati - Ansa/Claudio Onorati

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Nel 2021, in occasione dei settecento anni dalla morte del Sommo Poeta, la Società Dante Alighieri ha avviato il progetto “Dante secondo Lei”, riflessione sul rapporto tra Dante e il femminile, a partire dall'analisi di alcune protagoniste della Divina Commedia. Dopo un primo volume, i lavori sono nate due nuove pubblicazioni, Dante secondo Lui (contenente le interviste agli uomini della cultura, dell’impresa, della politica e dello spettacolo) e Dante secondo Noi (contenente le interviste agli studenti), che saranno presentate a Palazzo Firenze a Roma oggi alle 11. In quest’ultimo volume confluiscono le rifelssioni, tra gli altri, di Mogol, Pupi Avati (che anticipiamo in questa pagina), Massimo Garavaglia, Marco Rizzo, Lucio Catone, Pier Luigi Vercesi, Marcello Veneziani, Vittorio Nocenzi, Antonino Moccia, Luca Valentini, Enrico Cerni, Giovanni Tommasi Ferroni. Alla presentazione interverranno del segretario generale della Dante, Alessandro Masi, la curatrice del progetto e dei volumi, Giuliana Poli, Giuseppe Lagrasta e Paolo Conti.

Il regista Pupi Avati ha girato il film dal titolo Dante, uscito nel 2022, rappresentando il sogno di Dante che si esprime attraverso lo sguardo di Beatrice, che è la materializzazione dell’emozione nel mondo. Quando arriva quello sguardo, tutto illumina ed è a quella luce alla quale bisogna abbandonarsi e affidarsi. Beatrice e Dante per Avati sono la storia d’amore che include un’unione eterna, cosa che negli ultimi decenni è stata abolita, in quanto nessuno di noi ha più l’ardire di usare la locuzione avverbiale per sempre. È proprio quel “per sempre” che ci dà l’idea di quanto sia importante il sogno. Dante è il sogno, lui è come un bambino eternamente giovane, perché è fatto della stessa materia delle stelle, che non a caso chiudono ogni cantica della Divina Commedia, per raccontarci che in fondo, la vita eterna, il non tempo, prende forza dentro al tempo, e il passato e il futuro sono la stessa cosa.

Qual è, secondo lei, il rapporto di Dante con le donne nella Divina Commedia?

Una scena di 'Dante', il film di Pupi Avati del 2022

Una scena di "Dante", il film di Pupi Avati del 2022 - Ansa

«Il rapporto di Dante con le donne è molto complesso, perché il ventaglio delle donne reali nella vita di Dante e nella vita immaginata di Dante Alighieri è molto difforme. C’è un’idealizzazione della donna che avviene quando lui ha nove anni. Lui la madre vera l’ha persa quando aveva cinque anni, per cui lui è figlio di un padre e di una madre matrigna. I vicini di casa della famiglia Portinari avevano sei figlie femmine e una di queste è Beatrice, una bambina di nove anni, sua coetanea. Dante incontra lo sguardo di Lei e da quel momento diventa quasi prigioniero di quello sguardo, ecco perché nove è il numero magico di Beatrice, perché la incontra a nove anni. Il Poeta per altri nove anni la segue a Firenze, senza ottenere mai da lei un incoraggiamento, fin quando a diciotto anni, prima di entrare nella chiesa dove la ragazza va tutte le sere a Santa Margherita dei Cerchi che è la chiesa dei Portinari, improvvisamente decide di fermarsi, di guardarlo e di sorridergli e gli dice “vi saluto” che è l’unica frase che Dante sentirà da Beatrice. Dante rimane completamente appagato da questo sorriso e lo considera il suggellarsi di un rapporto che non ha avuto nessun altro tipo di concretizzazione, nient’altro, solo questo sguardo e questo saluto. Lui questa storia la racconta in questo diario meraviglioso che è la Vita Nova, un insieme di poesie e scritti in prosa che scrive all’indomani della morte di Beatrice. Dopo questo saluto dell’amata corre a casa, si chiude nella stanza e vuole tenere per sé questa felicità e si addormenta, fa un sogno e sa qual è il sogno? Sogna Beatrice nuda tra le braccia di Amore che mangia il suo cuore. Questa è la visione dell’amore che ha Dante Alighieri: essere praticamente divorato nel cuore dalla donna che ama».

Questi sono tutti passaggi che sembrano mostrare un rapporto allegorico con l’anima Beatrice ma, secondo lei, Beatrice è una donna o un’anima?

«Totalmente allegorico. No no, Beatrice non rappresenta l’anima, è una donna reale. Perché, quando poi sarà costretta a sposare un signore dal nome De’ Bardi e, successivamente, morirà di vaiolo, il dolore dell’assenza di lei e non c’è nulla che brucia più del dolore dell’assenza, il giovane Dante scrisse di una donna quello che nessuno aveva scritto di nessun’altra donna al mondo e scriverà la Commedia. Personalmente credo nella simultaneità di un altro rapporto, il suo matrimonio con Gemma Donati che diventerà sua moglie».

Gemma Donati è un personaggio, insieme alle figlie, completamente assente nella Commedia, come mai secondo lei?

«Questo significa molto. Sono componenti della sua vita, non della Commedia e quando lui dovrà affrontare la via dell’esilio, porterà con sé suo figlio, ma non porterà con sé sua moglie.

Gemma Donati che aveva sposato quest’essere ineffabile, così straordinario, alternativo, rimanendo a Firenze, visse il grande successo della pubblicazione che avrà l’Inferno – perché lei saprà che l’Inferno fu pubblicato prima che venisse scritto il Purgatorio e il Paradiso e il Boccaccio fu uno dei primi copisti dell’Inferno. A Firenze fu diffusa questa prima cantica dell’Inferno in cui si elencavano le persone più vicine all’Alighieri, le persone che l’avevano più nociuto, i suoi nemici, attraverso una serie di punizioni e di condanne che lei conoscerà e la povera Gemma Donati sopravvissuta a Firenze visse anche nel dramma di vivere porta a porta con queste persone, di cui suo marito parlò male andandosene».

Quindi Dante della parte materiale della donna non era interessato?

«Lui non dimostra un’attenzione per la parte materiale, ma dà attenzione alla parte spirituale della donna, pur rimanendo un lussurioso; io nel film su Dante l’ho sottolineato più volte, perché Boccaccio ce lo racconta. Dante era un vero amante della carne, quindi non ha trascurato quest’aspetto del vivere. Questa è una visione che ci dà un Dante sfaccettato. Lui ha molte angolazioni. Se lo vediamo dalla parte di Gemma Donati e della sua famiglia, peggiore nemica di Dante, lo vediamo in maniera estremamente negativa, nell’ottica di Beatrice lo vediamo estremamente spirituale e platonico; se lo vediamo con l’ottica di Boccaccio, lo vediamo come un uomo con tutte le sue cadute e le più abiette pulsioni umane. Quindi ci sono tre Dante».

Ha una particolare simpatia per un personaggio femminile dantesco?

Ci sono Piccarda, Francesca… ecco, lui non riesce a perdonare Francesca di quel che è accaduto con Paolo. Questo racconto glielo narra il fratello di lei, Bernardino da Polenta, alla vigilia della battaglia di Campaldino dove racconta di questa sua sorella uccisa da Gianciotto Malatesta a Rimini, perché gli era stata mandata come richiesta di matrimonio, Paolo, il bellissimo ragazzo di cui lei si invaghisce, non lo sciancato che invece sarà costretta a sposare. Questa storia commuoverà Dante, ma non al punto da perdonarla, perché poi Dante la incontrerà all’Inferno, non in Paradiso».

Qual è il suo rapporto con l’elemento femminile?

«Io rappresento due Italie. Ormai ho un’età, ho ottantaquattro anni, e vengo da un’Italia dove l’approccio occidentale all’amore era graduale. La frase che si diceva tra ragazzi era “a chi vai dietro tu”? Perché era un vero andare dietro. L’amore era manifestato attraverso il pedinamento. Per noi il corteggiamento all’età di dodici o tredici anni consisteva nel seguire le ragazze, mentre oggi saresti denunciato per stalking, ma in quel periodo, l’amore era inseguire la donna, un po’ come fa Dante con Beatrice: c’erano settimane e settimane di pedinamento. C’era una gradualità, una storia d’amore durava nei suoi preliminari, se non degli anni, sicuramente dei mesi. Adesso è evidente quel che accade ai nipoti o ai figli: tutto avviene nell’arco di pochi giorni, anche di un’ora. È evidente che queste due stagioni dell’essere umano, nel suo rapportarsi con la donna, l’ho vissute entrambe, non voglio dire che la prima è stata meglio della seconda, ma le durate sono diverse. Ai nostri tempi la storia d’amore era legata al ‘per sempre’, c’era la ricerca dell’amore e dell’emozione come quello tra Dante e Beatrice, la più bella storia di amore di sempre, anteriore a quella di Romeo e Giulietta».

Cosa rappresenta per lei il sogno?

«Dante è il sogno, lui è come un bambino eternamente giovane».

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