giovedì 1 settembre 2022
Alla Mostra di Venezia il film di De Paolis sullo sfruttamento della prostituzione. Una denuncia della tratta
Una sequenza del film “Princess” regia di Roberto De Paolis, presentato ieri alla Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Orizzonti

Una sequenza del film “Princess” regia di Roberto De Paolis, presentato ieri alla Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Orizzonti - .

COMMENTA E CONDIVIDI

Una principessa dai capelli rosa si aggira tra le nebbie del bosco in una atmosfera incantata. Si inginocchia e prega Dio di proteggerla, di darle forza e salute e tanti clienti per potere avere i soldi per vivere. Lei non è Cenerentola, né la Bella addormentata nel bosco, ma Princess, ha 19 anni, arriva dalla Nigeria e si prostituisce nella pineta lungo la strada per Ostia.

Si apre in una atmosfera onirica più simile a Cappuccetto rosso, in una favola vera fatta di prede e predatori, Princess, secondo lungometraggio di Roberto De Paolis, regista e sceneggiatore, che ha aperto ieri la sezione Orizzonti alla 79ª Mostra del Cinema di Venezia. Un lavoro forte e diretto, con qualche scena cruda, ma con uno sguardo positivo prodotto da Young Films, Indigo con Rai Cinema, che uscirà prossimamente in sala con Lucky Red.

La protagonista e le sue amiche nel film sono davvero ragazze che lavorano sulla strada, trovate dal regista nel suo lavoro di ricerca durato un anno. «Ho voluto analizzare l’immigrazione dal punto di vista degli immigrati – spiega il regista De Paolis – . Ho provato con Princess a raccontare l’enorme fenomeno della prostituzione e l’Italia stessa attraverso gli occhi di queste giovani donne, ribaltando una prospettiva che è la nostra, farci dire da loro come è la vita in questi bordi delle strade, ai margini della città o in un bosco come capita nel film. La prostituzione è un modo per raccontare la condizione di marginalità, poi ho incontrato Glory, la Princess che dà il titolo al mio film, e le ho dato la libertà di raccontarsi, di costruire il personaggio protagonista sulla sua esperienza di vita e lo stesso abbiamo fatto con le altre ragazze».

E Glory Kevin, una forza della natura, 25 anni, da sei in Italia, si rivela attrice spontanea e di grande comunicativa. Affronta la vita con coraggio e nasconde i suoi dolori distaccandosi dal suo corpo e pensando solo ai soldi, chattando sul telefonino quando i clienti hanno rapporti con lei per 20 euro, lamentandosi dei parenti che in Africa chiedono soldi in continuazione e rivendicando la propria dignità come può. Gli uomini che incontra sono delle persone con le loro fragilità, anziani, disadattati, ricchi cocainomani (fra questi gli attori Salvatore Striano e Maurizio Lombardi).

«Non c’è un atteggiamento giudicante né con le ragazze né con i clienti: durante il lavoro di ricerca ho conosciuto altri italiani che andavano a cercare le ragazze, sviluppando spesso una patologica dipendenza da loro» aggiunge il regista. Finché un giorno, come nelle migliori favole, la nostra Princess nel bosco incontra quello che potrebbe essere il principe azzurro, Corrado (il sempre bravo Lino Musella), ragazzo solitario, che ama più gli animali che gli uomini, con cui inizia una tenera amicizia pulita che le fa rivelare le sue timidezze e prendere coscienza della propria triste condizione.

Riuscirà Princess a uscirne? Nella realtà per fortuna a Glory la vita dopo il film è cambiata. E ce lo dimostra stringendo fra le braccia la sua bellissima bimba di un mese. Anche tutte le altre coprotagoniste, dopo il film hanno messo alla luce bambini, aiutate dal Piam onlus, Progetto integrazione accoglienza migranti nato nel 2000 ad Asti, che ha sostenuto le ricerche per il film e le sue protagoniste. «Questo film racconta la verità, vuol fare vedere quello che succede in strada, i maltrattamenti che subiscono le ragazze in questo lavoro – spiega Glory che è diplomata –. Difficile che qualcuno ti salvi, devi essere tu a decidere di farlo. Sappiamo che la strada è difficile, anche a me è successo di ricevere una aggressione e questo mi ha spinto a smettere di lavorare sulla strada».

«L’Italia è un bel posto, se hai un sogno, un obiettivo lo puoi realizzare, puoi andare a scuola, imparare una professione, in Nigeria non è così, è difficile portare avanti dei progetti, impossibile realizzare i propri sogni – aggunge – . In Italia ci sono brave persone, come quelle che ho avuto la fortuna di incontrare io, ossia Roberto (il regista ndr) e Carla (la produttrice Altieri) che con me sono stati fantastici, gli devo tutto». Glory si prostituiva a Roma, dopo aver fatto il percorso ben noto della tratta delle nigeriane, «l’arrivo in Libia, l’approdo in Italia, il ricatto delle madame, il pagamento di cifre esorbitanti attraverso la prostituzione, la schiavitù in strada», racconta De Paolis.

«Voglio far vedere che abbiamo talento – aggiunge orgogliosa Glory –, possiamo fare altro, vogliamo andare via dalla strada ma senza documenti di lavoro, che sono difficili da ottenere». L’aiuto della fede è stato fondamentale per la giovane che nel film si vede pregare con intesità Gesù nella chiesa evangelica insieme alla comunità africana: «Dio mi ha aiutato tantissimo, mi ha fatto incontrare Roberto e Carla, mi ha fatto superare tanti momenti difficili e mi ha dato una figlia che mi ha cambiato l’esistenza – aggiunge –. Mi piacerebbe fare ancora l’attrice, ma soprattutto studiare l’italiano, non ho mai avuto questa opportunità in sei anni».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: