martedì 25 gennaio 2022
In "Photo Levi" Marco Belpoliti esplora il mondo di Levi con 27 fotografie che ritraggono lo scrittore in momenti privati, appuntamenti pubblici e sul lavoro
René Burri, "La farfalla e il Lager" , 1985 (particolare)

René Burri, "La farfalla e il Lager" , 1985 (particolare) - © René Burri/via edizioni Aquario

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Una serie di fotografie per raccontare un Primo Levi poco conosciuto tramite dettagli, espressioni, e atmosfere. La guida di questo viaggio è Marco Belpoliti, che ha studiato per decenni il lavoro di Primo Levi, curando l'edizione dell’Opera completa. In questo libro intitolato Photo Levi (Aquario, pagine 126, euro 20), lo scrittore e saggista esplora il mondo di Levi con 27 fotografie che ritraggono lo scrittore in momenti privati, appuntamenti pubblici e sul lavoro: le foto sono in ordine cronologico e questo dà la misura non solo del mutare del tempo, ma anche dello spazio in cui evolve l’uomo e lo scrittore. È un percorso quasi circolare, un cerchio che si chiude, come l’obiettivo fotografico. Dal ritratto del 1941, a ventitré anni, non sorridente, con metà viso in ombra, per la foto della carta d’identità (che dopo l’arresto staccò e masticò insieme al resto del documento), alla foto che chiude il libro: sempre ritratto con metà viso in luce e l’altra metà in ombra, ma questa volta nel 1987, un paio di mesi prima della sua scomparsa.

Paola Agosti, 'Camoscio' (1977)

Paola Agosti, "Camoscio" (1977) - © Paola Agosti/via edizioni Aquario

Gli occhiali in testa e, come scrive Belpoliti, uno «sguardo che allude ad altro. Si tratta dello sguardo di chi si è smarrito, tuttavia conserva ancora una precisa concentrazione su di sé, una forma di presenza nell’assenza». In mezzo a queste due immagini, qualche sorriso, pochi, un Premio Strega e tanta vita, perché parafrasando Roland Barthes, una fotografia non dice nulla da sola, il significato dipende dal suo contesto. E allora la lettura di questi ritratti segue un metodo che ricalca quello dell’antropologia ed echeggia uno dei registri più profondi del lavoro di Levi: cogliere l’uomo nel suo intimo attraverso gesti e segni minori.

René Burri, 'La farfalla e il Lager' , 1985

René Burri, "La farfalla e il Lager" , 1985 - © René Burri/via edizioni Aquario

È a partire da questo lavoro su segni e memoria che si evoca o rievoca un’esperienza, tramite cui celebrare il Giorno della Memoria, per tornare su tracce indelebili, idee, persone, emozioni ed orrori: «Il significato profondo del Giorno della Memoria – dice una nota dell’editore – sta tutto in questo meccanismo». Questo libro, spiega Belpoliti nell’introduzione, «vuole essere un piccolo contributo alla conoscenza dell’uomo Levi e dello scrittore, e insieme dell’opera dei fotografi che l’hanno ritratto. Lo scopo è quello di pubblicare fotografie poco note o sconosciute di Primo Levi accompagnandole con brevi commenti. Anche se il segreto di Primo Levi – continua – resta probabilmente inafferrabile, tuttavia le fotografie ce lo rendono più vicino».

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