martedì 6 settembre 2022
Il riconoscimento consegnato da monsignor Davide Milani a Venezia, nel corso del Festival del Cinema
Il Premio Bresson al regista Hirokazu Kore'eda

Il Premio Bresson al regista Hirokazu Kore'eda - Stefano Micozzi

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È un riconoscimento enorme, ma non ho capito se me lo state consegnando perché pensate che sono al tramonto della carriera”; scherza Hirokazu Kore’eda, che nello Spazio FEdS alla Mostra del Cinema di Venezia è stato insignito oggi del Premio Robert Bresson, assegnato dalla Fondazione Ente dello Spettacolo e dalla Rivista del Cinematografo, con il Patrocinio del Pontificio Consiglio della Cultura, del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede e dell’Istituto Giapponese di Cultura e il contributo della Direzione Generale Cinema e Audiovisivo del Ministero per la Cultura.

Giunto alla sua ventitreesima edizione, il riconoscimento – che celebra il regista “che abbia dato una testimonianza, significativa per sincerità e intensità, del difficile cammino alla ricerca del significato spirituale della nostra vita” – è un Evento Collaterale della 79ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica del cinema di Venezia. Un rapporto testimoniato dalla presenza, durante la cerimonia di premiazione di Roberto Cicutto, presidente della Biennale, e Alberto Barbera, direttore artistico della Mostra.

E proprio a Venezia, nel 1995, Kore’eda portò in concorso la sua opera prima, Maborosi. Si legge nella motivazione del premio: “Punto di riferimento fondamentale della nuova leva registica giapponese, Kore’eda è il regista che più di ogni altro ha saputo aggiornare i canoni della scuola nipponica, indicando attraverso una poetica estremamente intima e personale il punto in cui tradizione e modernità si guardano, si sfidano, si abbracciano, ponendo questioni decisive come la memoria, la morte, la famiglia, l’amore, sotto la lente binoculare di una sensibilità ibrida, globale, fortemente contemporanea”.

Monsignor Davide Milani, presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo, spiega che la decisione di celebrare Kore’eda con il Premio Bresson, l’unico riconoscimento che la Chiesa Cattolica conferisce a un regista, è stata condivisa con il cardinale Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, e Paolo Ruffini, Prefetto del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede: “Penso che questa scelta sia particolarmente stata felice: un artista sa rappresentare la realtà e farne sintesi, ma è tale anche perché riesce a predire l’animo umano, sa metterci in guardia sui nostri abissi. Il cinema di Kore’eda è curativo, ci permette di conoscere l’uomo e le sue domande, anche quando fanno cadere nel buio assoluto, e ci guida verso una speranza”.

A celebrare Kore’eda a Venezia anche Okada Seiji, Ambasciatore straordinario e plenipotenziario del Giappone presso la Santa Sede.

Emozionato per l’accoglienza calorosa, Kore’eda rivela il suo amore per il regista a cui è intestato il premio: “Sono onorato di ricevere questo riconoscimento – ha aggiunto - ma sento anche una forte pressione, mi sento intimorito: quindi prendo esempio da Bresson, un autore che è stato presente fino in fondo nella sua carriera. È un esempio che mi illumina: a volte, piuttosto che rincorrere il futuro, è più importante voltarci indietro”.

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