lunedì 2 luglio 2012
"Siamo un Paese vecchio, con tante cose da cambiare. Noi siamo venuti all'Europeo per cambiare, per perseguire un'idea senza farsi condizionare dal risultato". Lo ha detto il ct azzurro, all'indomani della finale di Euro 2012, elogiando il progetto di due anni di nazionale. Una magnifica avventura | Napolitano: il mio riconoscimento è quello di milioni di italiani
Cambiare, e non per gioco di Massimiliano Castellani
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"Siamo un Paese vecchio, con tante cose da cambiare. Noi siamo venuti all'Europeo per cambiare, per perseguire un'idea senza farsi condizionare dal risultato". Lo ha detto il ct azzurro Cesare Prandelli, all'indomani della finale di Euro 2012, elogiando il progetto di due anni di nazionale. Possiamo essere orgogliosi di quest'Italia generosa che ha fatto sognare. Per vincere, servono idee nuove. E tutto il movimento deve credere in questo progetto". Cesare Prandelli e la Nazionale tornano a casa tra gli applausi. Il secondo posto a Euro 2012 può e deve essere un punto di partenza. Il ct azzurro chiude la spedizione con un bilancio ampiamente positivo, ma chiede la collaborazione di tutto il pallone tricolore per proseguire, con successo, un cammino appena intrapreso. "Siamo partiti senza grandi aspettative e abbiamo regalato un sogno", dice Prandelli nella conferenza stampa che, a Cracovia, chiude l'avventura."Siamo un Paese vecchio, abbiamo idee e modalità vecchie. Dovremmo avere il coraggio di cambiare. Noi siamo venuti agli Europei con questo coraggio. Il risultato non deve essere condizionante, in questo senso: bisogna avere la forza di credere in un'idea - dice il commissario tecnico -. Sicuramente troveremo difficoltà, dovremo abbinare l'aspetto del gioco alla necessità di risultato. In questi due anni abbiamo cercato di costruire una Nazionale con la mentalità di un club".L'applauso che Prandelli riceve entrando in sala stampa è un'ulteriore conferma della bontà del lavoro svolto negli ultimi 2 mesi. "Mai avrei pensato di dover ringraziare i giornalisti, vi ringrazio per l'applauso spontaneo", dice il ct. "È difficile accettare però chi critica in maniera violenta", afferma prima di soffermarsi su uno dei "sassolini" a cui ha fatto riferimento nelle scorse settimane. "Quando ho fatto le convocazioni, è stata messa in risalto la presenza di mio figlio" Niccolò, preparatore atletico inserito nei quadri. "È un professionista, avevamo bisogno di una persona che si integrasse con il mio staff. È stato fatto un lavoro importante, come dimostra il recupero degli infortunati", osserva. Le accuse di 'nepotismo hanno lasciato il segno: "Non ci sono rimasto male, di più. Accetto sempre la critica sportiva, ma non accetto attacchi personali. Mi hanno ferito umanamente in maniera profonda".È il momento dei saluti e di un bilancio anche individuale. "Sono stato bravo a mantenere equilibrio nei giudizi. Forse nell'ultima partita avrei dovuto avere più coraggio e rivoluzionare la squadra: ma sarebbe stata una mancanza di rispetto nei confronti di chi aveva portato la squadra in finale", dice il ct."Ho lavorato con passione, con l'obiettivo di regalare qualche momento di gioia a chi soffre veramente -conclude ripensando all'ultimo mese e mezzo -. Questa squadra è stata generosa, ha mostrato di avere uno spirito. Abbiamo vissuto giornate straordinarie, non solo in campo. Penso alla visita ad Auschwitz o ai bambini in ospedale. Queste sono le cose importanti" Questa sera il team azzurro sarà ricebuto da Napolitano.
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