martedì 7 marzo 2017
Raccolte in volume 25 lezioni radiofoniche in cui l’autore (morto nel 2003) presentava i segreti del linguaggio. Partendo dal considerare le parole come un piacere
Lo scrittore Giuseppe Pontiggia (1934-2003)

Lo scrittore Giuseppe Pontiggia (1934-2003)

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La lezione di uno scrittore come Giuseppe Pontiggia, che ha fatto dell’erudizione non una forma di isolamento elitario, ma una possibilità per incidere a fondo su una scrittura in grado di diventare linguaggio limpido e razionale e tuttavia non freddo, sempre vibrato da sentimenti diversi, è ancora oggi attualissima. La letteratura contemporanea dovrebbe ritornare a guardare all’esemplarità di un autore che ha attraversato le varie forme del lavoro editoriale, sempre però con la precisa e perfetta coscienza di essere, oltre che scrittore e operatore letterario, anche e soprattutto un lettore.

Ciò gli ha permesso di percorrere lo spazio della scrittura nei diversi ambiti – da quello narrativo a quello saggistico, fino a quello giornalistico – senza mai abdicare a una possibilità analitica, possibilità che con rigore esigeva per se stesso ma che con generosità sapeva comunicare anche agli altri. È proprio questa necessità di apertura sui temi della scrittura che, analizzata a distanza di anni, appare oggi in tutta la sua forza, perché Pontiggia sapeva usare gli strumenti del vero 'maestro' che non cerca regole ma spunti di riflessione, possibilità appunto, per riflettere sulla scrittura non già solo in funzione utilitaristica, bensì in senso conoscitivo, per operare un confronto.

Sono riflessioni che emergono dalla lettura di un libro importante pubblicato a quasi 15 anni dalla morte, avvenuta nel 2003, e che ha una caratteristica: non è stato 'scritto' ma trascritto, quindi nato da una funzione colloquiale con gli ascoltatori, summa di tante lezioni che Pontiggia aveva tenuto in giro per l’Italia, in anni in cui il tema delle 'scuole di scrittura' era una novità ma anche una 'moda', sull’onda di una tradizione che aveva avuto ampio seguito nel mondo americano.

Pontiggia si era sempre distinto in questa direzione, per la libertà di non sottostare all’etichetta e all’idea più strettamente accademica della scuola. Diceva: «Sul tema dello scrivere, sul tema dei corsi di scrittura creativa, ho sentito naturalmente molte osservazioni, anche obiezioni, anche dubbi, spesso comprensibili e fondati: una domanda che mi sento ripetere costantemente è per esempio: 'Scrittori si nasce o si diventa?'. Io direi, come prima risposta, che in senso stretto non ho mai conosciuto nessuno che sia nato scrittore; ho conosciuto alcuni che sono diventati scrittori attraverso un tirocinio piuttosto duro che è fatto di prove, di crisi, di tentativi, di fallimenti, di frustrazioni, di momenti anche liberatori; un percorso impegnativo e faticoso, ben lontano da quella connotazione vagamente euforica che è implicita nell’aggettivo creativo».

Pontiggia aveva voluto distinguersi per la 'libertà' di quelle che non si presentano come lezioni, ma conversazioni e dialoghi sulle varie strutture linguistiche. Lo sta a dimostrare ora Dentro la sera (pp. 312, euro 21), conversazioni sullo scrivere che vengono pubblicate da Belleville, diretta emanazione della omonima Scuola di scrittura creativa aperta a Milano nel 2014. Sono le trascrizioni di un ciclo di 25 interventi radiofonici che lo scrittore aveva tenuto, su invito di Aldo Grasso, in un programma radiofonico di RadioDue tra maggio e luglio 1994; interventi importanti e significativi, che hanno dato modo a Pontiggia di discutere su tutti gli aspetti della scrittura, da quelli di portata più larga fino ai più specifici che riguardano la differenza tra linguaggio scritto e orale, ma anche l’elemento retorico (l’antitesi, la sorpresa, il gioco con la lingua) su cui lo scrittore insiste molto per ottenere una comunicazione efficace. C’è poi un interessante 'viaggio esplorativo' sui caratteri dell’espressività, derivante dal modo in cui si impiegano gli avverbi, gli aggettivi, i nomi, i pronomi.

E non da ultimo Pontiggia affronta il tema del linguaggio e della sua efficacia comunicativa all’interno di vari e specifici tipi di testo: l’articolo, il racconto, il saggio e l’aforisma. Sono trascrizioni utili che aiutano il lettore a riflettere meglio sulle questioni (e sono molte) che l’autore affronta aiutandosi sempre con esempi derivanti dalle sue letture e con il riferimento a testi classici di varia natura, spesso mettendo in evidenza paralleli sorprendenti che però rimandano all’originaria funzione orale delle conversazioni, tanto che appare decisamente felice e filologicamente corretta la scelta di allegare al libro anche il Cd audio con la registrazione delle conversazioni. Del resto Pontiggia sottolineava il fine di queste 'lezioni' radiofoniche: «In generale, quello che vorrei non è tanto dare nozioni o consigli: mi hanno chiesto tante volte di scrivere manuali e mi sono sempre rifiutato di farlo perché da un lato io amo il rapporto diretto con le persone, quindi il rapporto con gli ascoltatori per me è di gran lunga più stimolante e più attendibile, più vero che non la stesura di un manuale; dall’altro lato non credo al manuale, anche se non discuto che possa essere utile in certi casi, comunque personalmente non ne sono attirato.

Quello che vorrei ottenere è di disseminare una serie di stimoli, di indicazioni, di esempi, che possano essere utili a chi scrive nel momento in cui affronta da solo il problema». Obiettivo pienamente raggiunto, al punto che queste 'conversazioni' riemerse dall’archivio radiofonico diventano strumento indispensabile non per la sola lettura, ma come un 'breviario' di scrittura (e non unicamente di letteratura); un testo che dovrebbe essere di obbligatoria lettura per gli insegnanti di lingua italiana, perché oltre a lezioni sull’uso del linguaggio vi ritroverebbero la vitalità di una metodologia innovativa, che agli schematismi sostituisce il dialogo e la discussione sulla lingua, per lasciare poi all’uso personale l’applicazione. Del resto Pontiggia accenna anche a questo problema: imparare ad usare la lingua in funzione della scrittura presuppone «la necessità di liberarci di una educazione fuorviante che abbiamo ereditato dalla scuola e dalla società rispetto ai problemi dello scrivere». La scrittura per Pontiggia resta legata alla lettura. Egli sostiene infatti che «leggere è difficile, per certi aspetti, come scrivere. Intendo leggere con abbandono ma al tempo stesso con lucidità».

E ancora specifica: «Che i libri siano strumenti di sapere penso che ogni persona di media intelligenza possa coglierlo. Quello che bisognerebbe far capire è che il libro può essere anche un’esperienza straordinaria, un piacere che ci invade, un vivere mondi paralleli, un viaggio pieno di scoperte. Bisognerebbe sottolineare questi aspetti». Queste conversazioni portano a ribadire e approfondire idee che oggi è necessario ritornare a far discutere. In questo senso la lezione di Pontiggia resta ferma ma ancora viva e vibrante perché riesce a far diventare l’esperienza una forma, una storia, un punto di riferimento.

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