mercoledì 14 febbraio 2018
Il "premio Nobel delle musica" 2018 va alla band heavy metal e, soprattutto, ad Ahmad Sarmast, il fondatore del primo conservatorio in Afghanistan. Qui la sua incredibile storia
il professore Ahmad Sarmast

il professore Ahmad Sarmast

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I Metallica e Ahmad Sarmast, il fondatore dell'Afghanistan National Institute of Music, sono i vincitori del Polar Music Prize 2018, noto anche come "Premio Nobel della musica". Se gran parte dei media punterà sulla band heavy metal di James Hetfield e Lars Ulrich («ci troviamo in una bella compagnia - ha commentato il batterista - È una grande conferma di tutto ciò che Metallica ha fatto in questi 35 anni»), senza dubbio dal punto di vista sociale e simbolico è molto più importante il secondo.

Dal 2006, infatti, Ahmad Sarmast lavora per riportare la musica classica in Afghanistan dove i talebani l’avevano vietata durante il loro regime. in quell'anno infatti ha fondato il Revival of Afghan Music Project, a cui è seguito nel 2010 l’Afghanistan National Institute of Music (Anim). Un impegno a favore delle nuove generazioni, il suo, che stava per costargli la vita, quando nel 2014 un’autobomba è esplosa nella sala da concerti del centro culturale francese di Kabul, ferendo gravemente lui e uccidendo una persona.
L’Afghanistan National Institute of Music è il primo conservatorio afgano, sotto la giurisdizione del ministero dell’Educazione e sostenuto anche dalle donazioni dei privati, dove i ragazzi svantaggiati, orfani e ragazzi di strada, vengono accolti con borse di studio e ricevono un’educazione musicale. E, cosa rivoluzionaria, sono ammesse pure le ragazze, che studiano in classi miste coi loro coetanei.
Figlio del compositore afgano Ustad Sarmast (autore dell’inno nazionale), il musicologo 57 anni, dopo la laurea in musicologia all’Università di Mosca nel 1993 richiese asilo in Australia – paese in cui vivono la moglie e i due figli – dove continuò i suoi studi laureandosi nel 2005 al Monash University (di cui ora è docente). Nel 2006, appena caduto il regime dei taleban, Sarmast tornò con un progetto studiato con la sua università: «Il progetto - ha raccontato nel luglio 2016 ad "Avvenire" in occasione della consegna del Cultural Heritage Rescue Prize a Spoleto - di una scuola di musica per 300 orfani a Kabul. Durante il regime dei taleban era reato insegnarla e proporla: si rischiavano punizioni pesanti, l’unica scuola è stata devastata e tutti gli strumenti, compresi quelli tradizionali, sono stati distrutti. Vogliamo ricominciare a insegnare musica sia per dare un’opportunità di crescita e anche di lavoro a piccoli sfortunati, sia per recuperare, accanto a quella classica occidentale, la musica tradizionale afgana. La musica, la cultura, l’arte ci rendono esseri umani e sono le cose che danno un senso alla nostra vita. E conservare le tradizioni è una delle cose più importanti per una società».

Per imparare a suonare Bach, Vivaldi e Mozart, i 250 giovani studenti rischiano in prima persona. «I veri eroi – ha spiegato Sarmast – sono i giovani studenti, coraggiosi e determinati, che ogni giorno sfidano le difficoltà economiche e culturali in cui vivono e rischiano la vita per venire a scuola. La libertà di espressione li aiuterà ad aprire le loro menti, e vedranno che quello che quello che facciamo qui non costituisce una minaccia».

Centinaia di bambini si presentano ogni anno alle audizioni per essere selezionati e ammessi alla scuola, dove non si paga una retta e che anzi, sostiene i più bisognosi con borse di studio, vitto e alloggio. L’istituto è diviso in due dipartimenti, in cui uno staff di docenti afghani e internazionali insegnano a suonare musica classica afghana, con strumenti quali il sitar, il sarod, il tamburi, e musica occidentale con l’insegnamento di piano, percussioni, chitarra, violino e strumenti a fiato. Le materie comprendono storia e teoria della musica afgana e occidentale, orchestrazione, tecniche di registrazione… Oltretutto gli studenti ricevono una educazione scolastica completa (studiando scienza, fisica, matematica, dari, pastho, arabo e inglese, studi coranici e islamici) a cura del ministero dell’Educazione afgano. I risultati, dopo 6 anni, si cominciano a vedere.

È nata l’Afghan Youth Orchestra (Ayo), la prima orchestra del suo genere nel Paese da oltre trent’anni, che combina strumenti occidentali con strumenti della tradizione afgana e indiana, sul modello della grande orchestra di Radio Afghanistan che restò in vita sino al 1980. «Io vedo nella nostra orchestra il domani dell’Afghanistan. Un Afghanistan che abbraccia la diversità e crea uguali opportunità per tutti. Il più bel mosaico multiculturale. Sono convinto che assicurando i diritti dei bambini e permettendogli di diffondere melodie di pace, costruiremo una società pacifica e vibrante. Ed è questo il lato positivo dell’Afghanistan di cui i media non parlano mai e che vorremmo far conoscere».

Il Polar Music Prize, fondato nel 1989 dal manager degli Abba Stig Anderson, assegna ogni anno due premi, tradizionalmente a un musicista classico e un musicista pop. Nella lista dei vincitori figurano Ennio Morricone, Yo-Yo Ma, Paul McCartney, Bob Dylan, Dizzie Gillespie, Keith Jarret, Cecilia Bartoli, Sting, Wayne Shorter, il Kronos Quartet, Patti Smith e Björk. I vincitori riceveranno un assegno di 1 milione di corone svedesi (124.000 dollari), in occasione di un gala a Stoccolma il 14 giugno prossimo.


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