sabato 12 settembre 2020
Parla il poeta cinese: «Le parole semplici fanno saltare il vuoto della retorica totalitaria. In Cina rischiamo una nuova Rivoluzione culturale»
Il poeta cinese Yang Lian ospite al Festivaletteratura di Mantova

Il poeta cinese Yang Lian ospite al Festivaletteratura di Mantova - Giorgio Boato

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La poesia conduce al principio. Ne è convinto Yang Lian, uno dei più rappresentativi poeti cinesi, che è nato in Svizzera nel 1955 e vive tra Berlino e Londra. Origine (a cura di Tomaso Kemeny, Jaca Book, pagine 376, euro 20,00) – antologia che sarà presentata dall’autore con Marco Del Corona il 12 settembre a Palazzo San Sebastiano nell’ambito di Festivaletteratura a Mantova – è un testo molto composito, quasi un consuntivo della sua attività di poeta. «Sì, Origine è totalmente diversa da Dove si ferma il mare ed Elegia veneziana – rivela Yang Lian – entrambe pubblicate da Damocle Edizioni nella bella versione italiana. È una selezione di brani accuratamente scelti da vari periodi della mia vita, così come sono varie le forme metriche. Poemetti, liriche neoclassiche e lunghe sequenze mostrano lati eterogenei del mio percorso, mettono insieme il viaggio della mia vita, dal 1989 alle Poesie sul ritorno della storia (per Hong Kong). Tutte sono però accumunate da una certezza: che l’arte è la nostra origine, da essa sorgono sempre la nostra esistenza e il nostro itinerario spirituale».

Lei appartiene sin dagli esordi al movimento letterario dei cosiddetti “poeti brumosi”.

“Brumosi” è una traduzione non molto corretta di “ menglong”, aggettivo usato a partire dagli anni ’80. In realtà, quel termine significa semplicemente “incomprensibi-li”, perché dopo la Rivoluzione culturale i poeti brumosi, partendo da strade autonome, hanno notato chiaramente i problemi intrinseci alla lingua cinese: come essa sia stata pesantemente inquinata da parole politiche grandi ma vuote, come Rivoluzione, Lotta di classe, Dittatura democratica delle persone, Dialettica della storia... Quindi, siamo tornati a Sole, Terra, Pietra, Fiume, Vita, Morte, Oscurità, Dolore, le parole usate nelle poesie classiche, con l’idea di esprimere le nostre esperienze interiori e moderne in virtù di una disposizione molto più creativa. Ebbene, all’improvviso, le nostre poesie sono diventate strane e difficili per le orecchie che ascoltavano il linguaggio della propaganda: “brumosi” era, dunque, il marchio con il quale ci criticavano.

Dopo il massacro di piazza Tienanmen ha scelto di vivere in esilio. Come sente questa condizione?

Chi non è in esilio in questo pazzo mondo d’oggi? L’esilio è una grande sfida e anche una grande opportunità, persino un privilegio capace di colpire direttamente il nostro posto nel mondo. Ciascuno dei miei libri non è soltanto un libro, ma un progetto. A 30 anni dal giorno in cui ho lasciato il mio paese, dietro di me è scaturito un cammino molto lungo. L’esilio è un processo in corso che non finisce mai, una situazione esistenziale per la quale non importa se sono fuori o dentro la Cina. Ognuno deve creare attivamente il proprio “esilio” basato sulla consapevolezza. “Guardandoci salpare”, tutti i viaggi esterni fanno parte del nostro viaggio interiore.

Non a caso, uno dei suoi testi più celebri è La poesia è l’unica lingua madre.

Se si legge attentamente la poesia nelle diverse lingue, si può notare una cosa molto interessante: il modo di pensare in poesia è così simile, anche quasi lo stesso, intendo, per acquisire le esperienze di vita, per sollevare le domande essenziali, per trovare una forma e un linguaggio con cui scrivere, e per giudicare il valore delle opere in base alla tradizione e alla conoscenza globale. Il modo di pensare la poesia, ci unisce e ci capiamo senza alcun problema. È più profondo delle parole e fornisce l’energia creativa a tutte le parole. Nessun muro di parole potrebbe fermare tale energia, per questo non posso fare a meno di chiamarla la “nostra unica lingua madre”.

È questa un’interpretazione mistica o anche solo religiosa della poesia?

Non religiosa nel senso stretto del termine: tuttavia, per me la poesia rappresenta chiaramente uno strato trascendente della mente umana. La trascendenza nasce all’interno dell’essere umano dall’essere umano. Possiamo capire il nostro limite dall’occhio della poesia, mostrando anche l’orizzonte di una visione oltre la quale l’uomo potrebbe svilupparsi. Ogni verso contiene la libertà e la bellezza relative alla genesi della sua natura, e la vita dovrebbe imparare a vivere da lì. In tal caso, mi piace dire che c’è un credo nella mia poesia: credere nella libertà e nella bellezza.

È preoccupato dall’attuale contingenza politica in Cina?

La Cina è nel suo periodo più buio dalla fine della Rivoluzione culturale nel 1976, persino più buio del 1989, quando avvenne il massacro di Tienanmen. Questo passo indietro avviene su tutti i livelli: economico, politico, sociale, culturale e intellettuale, persino poetico... La rottura dell’accordo internazionale a Hong Kong ne è stato un esempio perfetto. Il motivo è molto semplice: l’aria che si respira è contraria alla direzione di apertura avvenuta principalmente in Cina negli ultimi 40 anni, il senso della vita di una o due generazioni di persone che credevano che il Paese fosse in via di sviluppo positivo e ora stanno perdendo ogni illusione. Il modo di schiacciare le voci fuori dal coro ha fatto sì che la gente vedesse di nuovo l’incubo della Rivoluzione culturale con gli occhi spalancati, eppure 40 anni di storia (e vita personale) sono già passati! Devo dire che vedo chiaramente l’“ombra oscura della storia”, come se il destino della Cina sia arrivato ora, i fantasmi di Mao Zedong e il tradizionale sistema autocratico stiano cercando di reincarnarsi nella mente dei leader di oggi. La vera domanda è: possono? Lo faranno? È una lotta tra noi e il potere. È anche un grande test per la qualità della civiltà umana. Personalmente credo che l’“ombra oscura” non vincerà, perché a nessuno piace tornare all’inferno, ma per questo scopo, noi, tutti i popoli nel mondo, dovremo lavorare insieme per combattere anche contro il potere. E persino contro il nostro egoismo e cinismo. La civiltà umana è ora a un bivio, possiamo creare una nuova origine per noi stessi? È una domanda seria e urgente.

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